«La campagna della Noce era rigogliosa: dalle sue vigne veniva, e viene, il migliore vino che si produca nel circondario; un vino fortissimo e dolce... uno non finirebbe mai di bere... Il paesaggio è quello della Sicilia interna: colline rocciose sparse di mandorli e olivi, di vigne...». Sono ricordi intrisi di vino quelli dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia, nel volume del 1973 “Il mare colore del vino”, a cui si ispira il festival letterario “Il mare colore dei libri”, che si terrà a Marsala (Tp) dal 22 al 24 luglio. Marsala, l’antica Lilibeo, fondata dai Fenici nel 397 a.C., un porto strategico oggetto di dominazioni e incursioni di popoli e pirati, icona dell’Italia unita, dove sbarcò Garibaldi alla testa dei Mille l’11 maggio 1860, suggellando l’importante evento con un calice di Marsala. È uno di quei casi in cui il vino che si produce in una data zona identifica immediatamente la località e ne connota una storia affascinante che parla di estimatori illustri e vini sopraffini che rappresentano la migliore Italia, tanto rinomati da primeggiare sulle tavole più raffinate del mondo.
Alla base del successo del Marsala i vitigni autoctoni e ricchi di zucchero Catarratto, Inzolia, Grillo, Damaschino, che vengono vinificati in bianco con un elevato tenore alcolico per essere poi lavorati con la tipica “concia” del Marsala, a base di mosto e mosto concentrato, aumentando e abbassando ad arte le temperature, aggiungendo alcol e tagliando con vini di annata.
Fu il mercante britannico John Woodhouse a contribuire alla leggenda del Marsala. Durante un viaggio nel Mediterraneo in cerca di nuovi prodotti da portare in patria, insieme ai già noti olio, manna e cenere di soia, nel 1773 trovò riparo nel sicuro porto della cittadina siciliana per sfuggire ad una tempesta. Durante la sua permanenza ebbe modo di assaggiare un vino locale, che trovò delizioso, cominciando ad acquistarne quantità considerevoli da portare in patria, a cui però aggiungeva, prima di salpare, una buona dose di acquavite per evitare che il lungo viaggio potesse compromettere il vino. Una piacevole scoperta per l’aristocrazia inglese, il cui palato raffinato già apprezzava i vini fortificati spagnoli di Jerez o quelli portoghesi di Madeira, e una sicura fonte di reddito per Woodhouse che cominciò a intessere buone relazioni con i vignaioli finanziandoli, fino ad erigere uno stabilimento nella cittadina siciliana. Un particolare interesse verso il vino di Marsala e il suo territorio vocato alla viticoltura che si conclamò con i produttori inglesi Benjamin Ingham e Joseph Whitaker e con il siciliano Vincenzo Florio, a cui Marsala deve parte del suo successo.
Un vino da meditazione capace di esprimere riserve longeve di straordinaria finezza e di sedurre i più esperti connoisseur, come l’ammiraglio Horatio Nelson, a capo della flotta inglese di stanza a Malta, ma che nelle versioni meno pregiate diverrà la dose quotidiana destinata ai marinai di Sua Maestà, fino a metà Novecento. Un successo planetario che è tale grazie ad una reputazione consolidata in decenni di produzioni credibili e al lavoro paziente dei produttori, capaci di dedicarsi con infinita passione ai propri vini per alzare sempre l’asticella, esprimendo notevoli individualità.
Di seguito tre etichette di prestigio che ho trovato davvero notevoli.
Marsala Vergine Riserva 1988 - Marco De Bartoli
Varietà: Grillo 100%
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 99 euro
Abbinamento consigliato: formaggio Stilton
“Sablè alle nocciole, cremoso nocciole cioccolato caffè e chantilly al caramello” di Cristina Cerbi (foto: Thomas Ghilardotti)
A 12 chilometri da Marsala prendono vita i capolavori di Marco De Bartoli, figura iconica dell’enologia siciliana, a cui si devono sorsi irripetibili che incarnano la tenacia e lo spirito di iniziativa, oggi fonte di ispirazione per i figli Renato, Sebastiano e Giuseppina. Un vignaiolo innamorato della sua terra, che non ha mai temuto di esprimere dissenso verso chi considerava i vini del Sud mediocri e chi ha fatto di tutto per svilire il Marsala. Ne tratteggiano un ricordo struggente l’immenso Luigi Veronelli e Nichi Stefi, nel volume “I vignaioli storici”, pubblicato nel 1986: «Ha le lacrime agli occhi quando parla del degrado della sua Sicilia, si accende di furore; ma si distende subito, nei suoi mille progetti, quando il bicchiere si accosta alle labbra». Lui che si è battuto tanto per quel vino capace di sfidare il tempo e le mode, rivedendo gli assunti, rileggendone i dogmi, ripercorrendo le origini del Marsala fino a prima che arrivassero gli inglesi, caratterizzando personalissime interpretazioni senza aggiunta di alcool che hanno fatto storia. E ora scegliete un’occasione che meriti di essere celebrata con questa superlativa bottiglia, che invecchia oltre 30 anni in fusti di castagno e rovere, da mescere in un balloon grande da cognac, come si conviene ai distillati di pregio, sarà un’esperienza senza precedenti. Al naso etereo, nitido, con note di cera d’api, mallo di noce, fiori, agrumi; al palato austero, complesso, torbato, sapido, piccante e persistente.
Marsala Vergine Riserva 1995 - Curatolo Arini
Varietà: Grillo 100%
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 40 euro
Abbinamento consigliato: formaggi Ragusano Dop e Maiorchino, stagionati a lungo
“Banana split alla brace, cioccolato fondente e rhum” di Errico Recanati
È una storia di famiglia fatta di successi, sacrifici e dedizione al lavoro e alla vite, quella dei Curatolo Arini. Vito Curatolo nel 1875 costruisce la cantina tra i suoi estesi vigneti, dando il suo cognome all’attività insieme a quello della madre, scegliendo per le etichette dei suoi vini lo stile dell’architetto Ernesto Basile, big del “Liberty” siciliano, un sodalizio che prosegue ancora oggi. Quando Vito viene a mancare tocca alla moglie Rosa continuare, saprà imprimere attenzione alla qualità e visione internazionale ampliando i mercati di influenza e conquistando podi di rilievo, un intraprendere efficace teso all’innovazione che non verrà mai meno anche nelle successive generazioni e porterà negli anni ‘90 alla collaborazione con l’enologo toscano Alberto Antonini con cui verrà creata la linea Monovarietale. 5 generazioni che proseguono con i diretti discendenti Riccardo e Alexandra, insieme ai rispettivi genitori Roberto e Sergio, e incarnano la più antica azienda produttrice di Marsala gestita ancora dalla medesima famiglia. Invecchiamento in barrique per un Marsala di grande suggestione. Al naso sentori di legno, spezie, cocco, agrumi, cacao, vaniglia, tabacco e marmellata di albicocche. Al palato ottima acidità, un sorso pieno, ricco, corposo, secco, sapido, con finale lungo.
Marsala Vergine Baglio - Cantine Florio
Varietà: Grillo 100%
Forma di allevamento: alberello marsalese
Prezzo medio: 35 euro
Abbinamento consigliato: antipasti di pesce affumicato, formaggi stagionati a pasta dura
“Salmone, gelè di aceto affumicato, finocchio marinato” di Luca Marchini (foto: Rolando Paolo Guerzoni)
Un’azienda storica, tra le protagoniste assolute dell’affermazione di questo vino straordinario, da scoprire attraverso la visita alle suggestive cantine scavate nel tufo estese per 20mila mq, dove riposano a temperatura costante 5 milioni di litri di vino, espressione di ciò che rappresenta questo monumentale brand fondato nel 1833. Giunti a Palermo da Bagnara Calabra nel 1799, i Florio aprono la più fornita bottega di spezie della città, ampliando le loro vedute al commercio dello zolfo, investendo nell’acquisto di immobili e terreni, diventando armatori, diventando industriali del tonno sott’olio e in lattina, ma soprattutto rilanciando il Marsala, allora ritenuto un vino destinato alle classi meno abbienti. L’epopea di una famiglia che ha nobilitato il Marsala connotandone una dimensione internazionale. Dopo 10 anni di maturazione in piccole botti di rovere il Marsala Vergine “Baglio” di Florio acquisisce rotondità, struttura, trama setosa e complessità tipica dei grandi vini da invecchiamento. I profumi ne connotano la concentrazione e il carattere, i sentori ossidativi sono un elemento di pregio, le note intense di pasticceria, vaniglia, miele, nocciola tostata, frutta secca, ne caratterizzano un sorso lungo e divertente, che in bocca è austero, ricco, secco, sapido e persistente. Un nettare da meditazione ma anche un aperitivo ricercato, se servito freddo.