Reminiscenze tramandate della cosiddetta geografia politica, da porre in simbiosi con la cosiddetta geografia fisica, negli atlanti geografici delle scuole medie, riportano alla memoria la declinazione al plurale di questa regione fatata: Abruzzi, ben prima che Abruzzo, e, attenzione, in giunzione ad essa, il Molise. Sì, fino agli anni ’60 dello scorso secolo... Abruzzi, al plurale. E questa reminiscenza molto ci aiuta.
I vini abruzzesi
Il territorio abruzzese e i suoi vitigni
Una componente montuosa, le più alte vette dell’Appennino (
Gran Sasso e
Majella), la fatica dei pastori, il fenomeno della transumanza, le pagine imperdibili di
Ignazio Silone. Un’ampia fascia collinare che avvicinandosi all’Adriatico diviene costiera, atta al
turismo estivo; natura prodiga, con la suggestiva presenza dei
trabocchi ed una ferrovia che lambiva (ancora a tratti lambisce) la riva del mare. La poesia e la poetica prosa di
Gabriele D’Annunzio. Breve la distanza che separa i rilievi montuosi dal mare: qualche decina di chilometri, all’incirca mezzora di auto.
Per la lettura vitivinicola di un territorio così composito, partiamo da pochi dati, i più significativi, dando per acclarato che
la concentrazione vitivinicola è nella fascia collinare e costiera.
33mila gli ettari di superficie vitata, di cui 17mila Montepulciano, 10mila Trebbiano. Occhio agli altri vitigni, residuali solo nei numeri attuali, ma di certo attori del nuovo posizionamento dei vini d’Abruzzo nel mercato globale, affiancando (giammai sostituendo) i due suddetti colossi:
Cococciola, Montonico, Passerina, Pecorino.
Montepulciano e Cerasuolo, le due Doc simbolo dell'Abruzzo nel mondo
3,4 milioni di ettolitri, di cui poco più di un milione di ettolitri sono Doc. Di queste Doc, il
Montepulciano d’Abruzzo rappresenta l’80% circa. Il Montepulciano d’Abruzzo Doc, tra i più grandi vitigni a bacca rossa d'Italia, è tra i primi tre vini Doc prodotti in Italia. Il Montepulciano d’Abruzzo DOC viene ottenuto unicamente da vigneti ubicati in terreni collinari o di altopiano, la cui altitudine non deve essere superiore ai 500 metri slm ed eccezionalmente ai 600 metri per quelli esposti a mezzogiorno.
Oltre l’83% della produzione ricade nella provincia di Chieti, in prossimità delle belle colline costiere. Menzione specifica per il
Cerasuolo d’Abruzzo Doc, il rosato dell’Abruzzo! L’uvaggio del Cerasuolo d’Abruzzo Dop (anche Superiore) è dato da Montepulciano minimo 85%; da solo o con aggiunta di uve a bacca di colore analogo provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione nell’ambito dell’area interessata, fino ad un massimo del 15%. Il Cerasuolo d’Abruzzo Dop è un vino dal colore rosa ciliegia più o meno carico; al naso risulta gradevole, finemente vinoso, fruttato, fine e intenso.
33mila gli ettari vitati in AbruzzoLe uve impegnate nella produzione del Cerasuolo d’Abruzzo Dop sono vinificate in presenza della buccia, per un limitato periodo di fermentazione per dare al vino il caratteristico colore rosa ciliegia. Il Cerasuolo d’Abruzzo Dop non può essere immesso al consumo prima del primo gennaio successivo all’annata di produzione delle uve; nella
versione Superiore non prima del primo marzo dell’anno successivo a quello di produzione delle uve. La sua
straordinaria freschezza unita all’eleganza dei suoi profumi fa del Cerasuolo d’Abruzzo Dop un vino particolarmente piacevole e affascinante.
Il legante di una così ampia varietà: il Consorzio
Come può una così composita realtà vitivinicola trovare elemento di governo atto a fornire indicazioni strategiche volte a collocare la produzione Doc in un posizionamento distintivo che a sua volta genera ed agevola una visibilità incrementale sul mercato globale? La risposta è semplice e l’individuazione del player che sa assumersi questo onere e questa responsabilità è agevole: il
Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo. Al momento questo Consorzio la cui efficacia di funzionamento è palese quanto lodevole, associa
circa 200 aziende vitivinicole.
Promuovere: all'estero e con mezzi moderni, come i social
E che l’anelito allo sbocco sui promettenti e profittevoli mercati esteri sia tanto chiaro quanto lucidamente perseguito, ce lo racconta il presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo,
Valentino Di Campli: «Ora più che mai
è fondamentale essere presenti sui mercati esteri con attività di promozione sempre più mirate e coinvolgenti. In questo ultimo anno abbiamo affinato nuovi strumenti di comunicazione con l’obiettivo di attuare azioni strategiche ed efficaci; per il periodo maggio-giugno abbiamo attuato un
fitto calendario di iniziative».
Anche
i social svolgono un ruolo importante nella nuova era della promozione, come dimostra il
corso di formazione per operatori su Wechat, il social più diffuso in Cina, con focus Montepulciano d’Abruzzo e abbinamenti cibo/vino.
A maggio il Consorzio è stato attivo in Giappone a Tokyo, a Seoul in Corea del Sud, a Beinjing in Cina e ancora in Cina a Guangzhou nell’ambito delle iniziative dell’Europea Sustainable Wines, con attività svolte in remoto dall’Italia e in presenza nei diversi Paesi.
Tra gli obiettivi, aumentare la consapevolezza sulla produzione vitivinicola sostenibile«Le attività fanno parte del programma dell’European Sustainable Wines, il progetto finanziato dall’Ue che ci vede partner con altri 2 consorzi di tutela per la promozione in Cina, Giappone, Corea, Singapore, Taiwan e Vietnam, per
aumentare la consapevolezza verso i vini europei Dop sostenibili nell’accezione più ampia di sostenibilità ambientale, sociale ed economica - sottolinea il presidente Valentino Di Campli - La tecnologia digitale ha offerto opportunità che non erano ancora state valorizzate o nemmeno pensate e ha messo in moto la creatività e una nuova progettualità, che siamo sicuri darà buoni frutti alle nostre aziende e al nostro territorio anche su questi mercati ancora in fase di sviluppo».
Il tutto ha fondamento se si persegue coralmente l’obiettivo del miglioramento continuo della qualità dei vini, che a sua volta viene reso possibile mediante accorti lavori in vigna ed in cantina.
Dal grande
tasting svoltosi in presenza, magnifica la location, è parso evidente lo sforzo in essere. Risultati lusinghieri con vini che in genere denotano una maggiore finezza stilistica senza quasi mai perdere in schiettezza nativa. Risultato non da poco.
Verso domani: ascesa dei vitigni autoctoni minori ed enoturismo
Sì,
il Montepulciano d’Abruzzo continua ad essere vettore trainante, la forza motrice, ed è naturale che sia così. Tuttavia, siamo a ribadirlo, occhio e coccole di
promozione ai vitigni autoctoni minori all’interno dei quali faremmo distinzione tra Passerina e Pecorino che dal “saremo famosi” sono giunti al “siamo quasi famosi” e Cococciola e Montonico che non potendo mirare al “saremo famosi ovunque” stante una capability di vigneto e conseguentemente di cantina che ha suo agio nei piccoli numeri, deve mirare al “saremo ambiti, saremo piccoli tesori”. Grandi ed affidabili evergreen sia il Trebbiano d’Abruzzo che il Cerasuolo d’Abruzzo, ovviamente!
Verso una maggior attività di promozione dei vitigni autoctoni minoriChiara quanto virtuosa la strategia del Consorzio:
puntare su enoturismo e su marketing territoriale. E qui si gioca la carta fondamentale di una nuova visione dell’approccio al vino, del suo consumo e del suo essere abilitatore di convivialità pressoché ovunque nel mondo, ponendosi, nel caso di specie, come
ambasciatore dell’Abruzzo nel mondo.
Gli Abruzzi guardano avanti
Torniamo allora alla declinazione al plurale... gli Abruzzi. Ne sortiscono due narrazioni. Entrambe, nel loro abbracciarsi, rendono unica questa regione fatata e la rendono al contempo attrattiva ai flussi turistici emergenti.
L’Abruzzo dei monti: la fatica pastorale, la pastorizia, i tratturi, la transumanza. Cosa si mangiava durante la transumanza? Quali vini attuali in abbinamento a quelle pietanze opportunamente rivisitate? Il cammino lungo i tratturi.
L’Abruzzo della fascia collinare e della linea costiera. Quella costa che, prima se ne faceva cenno non a caso, era attraversata dai binari. Per molti tratti, un piacere alla vista ancor prima che all’udito (nessun rumore di treno!) là dove c’erano i binari c’è adesso la pista ciclabile (ed anche pedonale). Un cicloturismo in simbiosi con il turismo enogastronomico, con annessa ridestinazione d’uso dei trabocchi. Le pietanze che vengono dal mare, gli ortaggi dalla campagna prodiga. Quali vini in abbinamento?
Ecco la lezione appresa in questa esperienza in Abruzzo (o Abruzzi?!): andare incontro al nuovo, prendere atto senza rammarico alcuno, che la vecchia normalità è alle spalle che la nuova la si plasma insieme. Un mondo del vino che nel restare rigoroso per competenze degli addetti ai lavori che tra vigna e cantina hanno il dovere di farlo sempre migliore, può anche smarrire eccessi di gergalità e divenire quell’abilitatore di convivialità felice, di sano piacere edonistico di cui si avverte piacevolmente il desiderio.
Per informazioni:
www.vinidabruzzo.it