I Balmetti di Borgofranco d'Ivrea e la cantine naturali: un tesoro del Canavese
I Balmetti di Borgofranco d'Ivrea sono cantine naturali scavate nella roccia e rappresentano un prezioso patrimonio del Canavese. Utilizzati per conservare vino e cibi, sono un simbolo culturale e turistico della zona
Nel cuore dell'area canavesana, zona storico-geografica del Piemonte estesa tra la Serra di Ivrea, il Po, la Stura di Lanzo e le Alpi Graie - in quel territorio compreso tra Torino e la Valle d'Aosta - a pochi passi dalla deliziosa città di Ivrea, città industriale del XX secolo” e Patrimonio dell'Umanità Unesco, si trova Borgofranco d'Ivrea. Si tratta di un piccolo borgo agricolo sorto verso la fine del 1200 per volontà del vescovo di Ivrea e del Marchese del Monferrato per costituire un avamposto in una zona contesa come centro fortificato, al fine di rendere sicura l'importante strada per la Valle d'Aosta. Un luogo che vede nel corso del suo passato anche il passaggio dei pellegrini che dall'Inghilterra e dalla Francia partivano per raggiungere Roma, rientrando nel tracciato della rinnovata Via Francigena.
Balmetti di Borgofranco, un luogo unico
Quello che distingue Borgofranco dagli altri paesi del Canavese è un'architettura singolare, quella dei Balmetti, che sono delle vere e proprie cantine naturali ricavate nella roccia morenica, a circa un km dal centro abitato del paese. Motivo di orgoglio e bene prezioso del patrimonio e delle tradizioni familiari da tramandare alle generazioni future, rappresentano un elemento molto importante della cultura del luogo per la forza aggregativa che esercitano sugli abitanti di Borgofranco.
Da sempre vengono utilizzati come “frigoriferi naturali” per la conservazione del vino e delle derrate alimentari, in particolare formaggi, salumi, frutta, verdura. Ancora oggi hanno questa funzione, in particolare di cantina naturale, come ha raccontato Matteo Trompetto, dell'azienda agricola Terre Sparse: «I Balmetti sono delle cantine nate centinaia di anni fa dove inizialmente i nostri avi, scoprendo i flussi di aria fresca provenienti dalle viscere della terra, iniziarono a creare delle celle per avere dei veri e propri “frigoriferi”, che con il passare del tempo sono diventate cantine. La temperatura e l'umidità viene mantenuta costante in maniera naturale proprio grazie al flusso d'aria che arriva dall'interno della montagna del Mombarone; qui l'aria si rinfresca e prende un ottimale grado di umidità per poi sfociare dalle “ore”, che è il nome dei condotti presenti nei Balmetti da cui esce l'aria fresca».
«La loro nascita - prosegue - è legata alla storia geologica, che durante l'ultima glaciazione ha visto formare su questo versante una barriera naturale al movimento verso valle dell'antico ghiacciaio che si estendeva nei territori dell'odierna Valle d'Aosta e nel Canavese settentrionale. Il ghiacciaio ha sostanzialmente rotto le rocce e creato degli spazi vuoti sotterranei in cui ha iniziato a circolare liberamente aria e acqua nel momento in cui il ghiacciaio stesso si è ritirato. Questo fenomeno consente di tenere costante le temperature delle cantine perché il flusso dell'aria cambia in base alla differenza termica tra dentro e fuori. Noi, ad esempio, nella nostra cantina abbiamo 14°C costanti tutto l'anno con 85% d'umidità indipendentemente dalla temperatura esterna. Quello che cambia infatti non è il raffreddare di più o di meno l'aria, bensì il flusso quindi la quantità di aria che passa».
Alla scoperta dei Balmetti di Borgofranco
Dal punto di vista costruttivo, un Balmetto tipo ha una pianta rettangolare che si sviluppa su uno o due piani fuori terra con collegamenti verticali esterni. Le pareti di questo locale sono parte in roccia viva, parte in laterizi e pietrame intonacati grossolanamente. All'esterno di alcuni Balmetti troviamo un cortile, a cui si accede attraverso un cancello in legno o in ferro, un pergolato coperto dalla vite o da rampicanti di vario tipo, un tavolo con panchina, in pietra o legno. Il loro nome deriva dal diminutivo di Balma, antica denominazione di origine ligure che sta per grotta, luogo incavato nel monte, riparo sotto la roccia. Le prime testimonianze scritte che parlano dell'esistenza dei Balmetti si trovano nel “Libro Campagnolo della Comunità di Borgofranco” e nel “Cattasto”, redatti nel 1764 dal geometra e regio misuratore Carlo Antonio Vigna il quale registrava la presenza di 9 Balmetti nelle Regioni di Sacca e Torassa e di 2 crotte nella Regione di Chiapetto di Quinto. La maggior parte dei Balmetti oggi esistenti venne costruita negli ultimi decenni del XVIII secolo e all'inizio del secolo successivo.
Come prosegue nel suo affascinante raccontoTrompetto, questi Balmetti diventano un luogo magico, dove il vino può affinare indisturbato e rinfrescato dal respiro della montagna del Mombarone. Poter affinare i vini in un luogo così particolare, li rende sicuramente unici e decisamente fuori dal comune. In questi ultimi anni, e più precisamente nel 2018, è nato il Comitato “J Amis dij Balmit” con l'intento di far conoscere e valorizzare i Balmetti attraverso eventi e manifestazione e potenziarli dal punto di vista turistico ed economico.
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Alberto Lupini