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Contro il caro-vino il ruolo cruciale dell’export manager

Il mercato italiano va forte, ma i costi dell'energia elettrica e delle materie prime sono alle stelle. I prezzi delle bottiglie lievitano: +30%. Il pensiero di Flavio Geretto, global export director di Villa Sandi

 
04 dicembre 2021 | 11:29

Contro il caro-vino il ruolo cruciale dell’export manager

Il mercato italiano va forte, ma i costi dell'energia elettrica e delle materie prime sono alle stelle. I prezzi delle bottiglie lievitano: +30%. Il pensiero di Flavio Geretto, global export director di Villa Sandi

04 dicembre 2021 | 11:29
 

È notizia di viva attualità il preoccupante aumento dei costi necessari ad immettere sul mercato una bottiglia di vino: il vetro, le etichette, i cartoni, i tappi, il vetro, oltre all’energia elettrica, ai trasporti fino al prezzo medio del vino stesso, che complice una vendemmia a bassi volumi sale in diversi casi a +40% rispetto allo scorso anno. Ciò concorre a determinare uno scenario diverso dall’attuale, che va affrontato con competenza e con coraggio. Ne parliamo in interessante conversazione con Flavio Geretto, global export director di Villa Sandi.

Flavio Geretto

Flavio Geretto


Ciao, caro Flavio. Una preoccupante notizia di viva attualità: il mercato italiano va forte, ma i costi dell'energia elettrica e delle materie prime sono alle stelle e impediscono di sorridere. I prezzi delle bottiglie, quindi, lievitano: +30% per il Prosecco. Cosa ne pensi?
Il problema è sicuramente preoccupante a partire dai materiali secchi che oltre ad avere un aumento di prezzo molto sostenuto hanno aumentato anche il lead time di consegna. Ciò, soprattutto per quanto riguarda il Prosecco, si aggiunge al grande aumento del costo del vino dopo la vendemmia del 2021.


L’impatto al momento è sicuramente mitigato dal fatto che tutti i vini di ogni regione del mondo sono comunque in aumento quindi i buyer che agiscono su scala mondiale sono preparati a dover affrontare questa situazione. Quello che dal mio punto di vista dobbiamo valutare più di tutto è come si comporterà il consumatore.

 


Ecco, e proviamo per un attimo, caro Flavio, proprio a disegnare lo scenario del sell-out, sempre memori dell'adagio secondo cui “la bottiglia è venduta quando è bevuta”. Come immagini tu lo scenario in ottica end user?
Non è facile ora prevedere come si comporterà il consumatore. Dipende anche da come le grandi catene e i retailer del mondo e anche i ristoratori saranno in grado di fronteggiare questa emergenza prezzo. Ed è proprio in questa ottica che nei mercati emerge in modo significativo la figura dell’export manager in quanto persona che possa comunicare agli operatori all’estero la situazione italiana e possa anche suggerire quali potrebbero essere le strategie per poter fronteggiare questa situazione mantenendo il volume rispettando anche il cambiamento di scenario che il mercato ha proposto. Oltre a questo, l’importanza dell’export manager consiste anche nel far capire in azienda quale sia la situazione dei diversi mercati mondiali, così sapendoli efficacemente interpretare. Ne consegue che si è così in grado di trovare la migliore soluzione per poter mantenere o incrementare il cercando di creare uno scenario positivo che valga sia per l’azienda che per il cliente.


Certo, quel win win oramai irrinunciabile. Ed al quale, al netto di lodevoli eccezioni, sembra che siano i ristoratori a volersi sottrarre continuando ad effettuare ricarichi oramai talmente eccessivi da provocare deterrenza al consumo stesso di vino di qualità al ristorante.
Ma sinceramente devo dire che ci sono alcuni ristoratori che hanno capito l’importanza di avere attenzione verso il consumatore e alla fine sono quelli che stanno avendo un riscontro positivo.


Pensi che a fronte di questa situazione, le vendite online ne trarranno ulteriore beneficio?
Sinceramente nel vino non credo perché abbiamo visto che dopo un anno 2020 senza precedenti, quest’anno terminante cominciano ad arrivare i primi numeri negativi ed anche tutti i grandi negozi online stanno cercando di creare delle partnership che diano spazio anche a delle promo molto aggressive che spesso sono una minaccia per il produttore in quanto potrebbero creare dei problemi seri nel mercato tradizionale.


Attualmente quali sono i mercati esteri più attrattivi per la tua realtà aziendale?
In termini di volume di business, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania. Anche se in quest’ultimo anno abbiamo potuto avere soddisfazione anche dalla Russia, dall’Australia e sicuramente anche da alcuni Paesi dell’Europa continentale dove siamo stati in grado di consolidare la nostra presenza e la nostra brand awareness per quanto riguarda i marchi Villa Sandi e La Gioiosa e soprattutto i vini friulani di Borgo Conventi, questa nostra nuova acquisizione che sta cominciando a darci i primi frutti.


Indipendentemente dal singolo mercato estero, che share c'è tra bollicine e fermi?
Al momento siamo circa 80% sparkling e 20% vini fermi.


A proposito di sparkling, a circa due anni dal lancio, che valutazione dai del Prosecco Rosè come gradimento del mercato?
Il Prosecco Rosè è diventato di sicuro un must in particolare per la nostra azienda dove oltre ai grandi volumi di vendita abbiamo ricevuto dei riconoscimenti importanti: il nostro prosecco Rosea La Gioiosa è stato indicato da The Guardian come unico prosecco tra i 50 vini suggeriti per le festività natalizie. Il Prosecco Rosé Villa Sandi è già stato selezionato dal monopolio dell’Ontario nella sua categoria.


A proposito di Natale, il Prosecco lo vedi abbinato ai nostri panettoni?
Beh, la tradizione vorrebbe abbinare al panettone e al pandoro il Cartizze Dry. Il periodo natalizio rappresenta comunque uno dei picchi del consumo in generale di Prosecco anche da abbinare al panettone. Quanto al Cartizze, Villa Sandi è stata la prima azienda a proporre una versione brut che è possibile degustare a tutto pasto: Cartizze La Rivetta che quest’anno è stato nominato migliore bollicina dell’anno dall’autorevole Gambero Rosso.


A proposito di bollicine e quindi di brindisi per il Nuovo Anno, come lo vedi il 2022?
Ma, sinceramente io sono una persona che tende a pensare sempre positivo quindi voglio vedere un anno 2022 di crescita anche se non mancheranno le difficoltà dovute alla situazione attuale che non è solo di aumento di prezzi ma anche di difficoltà logistiche e di reperimento dei materiali. Dall’altra parte vedo un buon riscontro da parte dei nostri clienti con nuove opportunità sicuramente importanti per il prossimo anno in cui mi auguro che si ricomincerà a viaggiare. So di poter contare all’interno dell’ufficio export che dirigo, di un team molto efficiente, e questo è di sicuro un punto di forza. Così come quello di poter contare su una proprietà molto coinvolta e presente nel dirigere l’attività giornaliera in azienda. Tra l’altro il 2021 sarà per noi un anno storico perché per la prima volta supereremo i 100milioni di euro di fatturato: risultato di sicuro importante e che dobbiamo cercare di migliorare ancora.


È quasi ora di cena. Cosa ceni e cosa versi nell'appropriato calice?
Ho appena organizzato una cena per gli auguri di Natale con il team export, con una degustazione alla cieca di varie versioni del vitigno “friulano” che è un vino che io amo tantissimo. Ed anche la mia cena di stasera sarà con un grande vino del Friuli qual è il friulano abbinato al Prosciutto di Sauris Igp con 18 mesi di stagionatura e funghi chiodini.

Perché non avviare uno scambio con  gli export manager delle aziende vitivinicole?

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Il ruolo chiave dell’export manager

La conversazione, ricca di spunti di riflessione, ha toccato in particolare un tema che è di vitale importanza: la figura professionale dell’export manager.


Molto più che il responsabile vendite estero, molto più che il consulente interno del marketing dell’azienda sulle problematiche export, il vero export manager è, come si evince anche dalla risposta di Flavio Geretto, il key factor di successo per le realtà vitivinicole che impostano una mirata strategia di avvicinamento ai mercati esteri.


Di grande giovamento per tutti sarebbe la creazione di un think tank costituito dagli export manager delle aziende vitivinicole. Sarebbe un fatto concreto in sintonia con la conclamata volontà di fare sistema.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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