Cointreau L'Unique, nuovo look per i 150 anni
Presso la Fonderia Napoleonica Eugenia di Milano il party di promozione si è incentrato sulla nuova bottiglia, quadrangolare come sempre ma arricchita con un tocco evocativo della sua storia pluricentenaria
Innovare un prodotto di successo è sempre rischioso, perché si rischia di spiazzare i consumatori e deludere le aspettative; ecco perché la presentazione della nuova immagine (bottiglia + etichetta) di Cointreau L’Unique, il celebre Triple Sec nato 150 anni fa ad Angers (Francia), non è un solo un evento ma anche un test di marketing. Presso la Fonderia Napoleonica Eugenia di Milano, in zona Isola o giù di lì, il party di promozione si è incentrato sulla nuova bottiglia del Cointreau, quadrangolare come sempre ma arricchita con un tocco evocativo della sua storia pluricentenaria. Come di consueto, il design è attentamente studiato per stimolare la sensorialità, dal tatto alla vista, prima di giungere al sapore, un classico legato alla preparazione di oltre 500 cocktail.
Nuova bottiglia, ma il gusto è sempre lo stesso
La forma è leggermente allungata, i quattro angoli arrotondati per conciliare raffinatezza e praticità. Le riproduzioni delle vetrate della distilleria d’Angers sui lati ne favoriscono la maneggevolezza, celebrando le origini di uno spirito senza tempo. Anche l’etichetta, insieme al nastro e al medaglione, acquista nuove forme e colori ispirandosi alla prima distilleria di Cointreau e rendendo omaggio al frutto da cui il liquore nasce: l’arancia. Il “frutto dorato” è in primo piano insieme alle forme stilizzate che richiamano l’architettura della distilleria storica in toni ramati, il colore degli alambicchi con cui il liquore viene da sempre realizzato.
Il contenuto della bottiglia è invece rimasto invariato, e a questo punto si può pensare che la ricetta sfiderà i secoli: invariato l’aspetto magicamente cristallino, inconfondibile l’aroma derivante da una complessa miscela di essenze di buccia d’arancia, sia dolce sia amara. Al gusto, infine, il Cointreau sa regalare un campionario di note sfumate, tutte legate all’intensità della polpa arancione.
Alfred Cointreau: «La cultura del cocktail in Francia è ancora appannaggio di pochi»
Chiediamo ora ad Alfred Cointreau, esponente della sesta generazione della storica famiglia di distillatori, se la nuova tendenza ad abbinare i cocktail alle varie portate del pranzo o della cena abbia preso piede nel suo paese, la Francia.
«Per certi aspetti i miei connazionali sono un po’ ‘rustic’ (alla lettera:rustici): non è una sottovalutazione, intendo dire che sono molto legati alle loro tradizioni e introdurre novità è una vera e propria fatica. La cultura del cocktail in Francia è ancora appannaggio di pochi: si cresce, ma solo a piccoli passi. Rispetto a Italia, Spagna, Germania e Regno Unito siamo un po’ indietro. E dunque da noi il cocktail si ricava i suoi spazi prima e dopo i pasti; a pranzo e cena domina il vino, più di rado la birra. In generale, è difficile andare a incidere in tutte le consuetudini correlate al cibo, che per noi è una religione, più che un modo per sostentarci».
Al di là del cocktail, che di sicuro è venuto dopo, alle origini come era inquadrato il Cointreau?
«Il mio celebre antenato lo aveva pensato come digestivo: dopo un pranzo soddisfacente se ne beveva un bicchierino per finire il pasto, e assaporare il suo magnifico e persistente retrogusto dolceamaro. Tuttavia, non appena si è affacciato sui mercati internazionali il nostro Triple Sec ha subito fatto presa nel mondo della miscelazione, per le sue qualità di amplificatore di sapore, che aiuta a rivelare gli altri ingredienti mentre porta equilibrio e freschezza al drink».
E dunque non solo cocktail, ma anche liscio e con ghiaccio in particolari momenti della giornata. Qualche altra idea?
«Potrei citare la preparazione dei dolci ed altro ancora. Ci sono delle ottime creme pasticciere che acquistano un gusto ben preciso grazie al Cointreau; si usa poi per bagnare il Pan di Spagna o aromatizzare la pasta frolla, e perfino su una bella entrecôte grigliata sulle braci, poiché un goccio del nostro liquore valorizza le carni senza coprire il sapore di partenza. Siamo ben consapevoli di aver dato al mondo un prodotto versatile»
Tre cocktail da provare (e fare)
Ed ora, per tornare all’utilizzo più comune di questa colonna portante della mixology, vediamo tre semplici ricette da provare a casa.
- Margarita: deciso e fruttato, dalle note agrumate vivaci e rinfrescanti.
30 ml Cointreau, 50 ml Tequila bianca, 20 ml succo di lime fresco, 1 fetta di lime, sale fino sul bordo del bicchiere. - Sidecar: un classico della categoria sweet&sour.
20 ml Cointreau, 30 ml Cognac, 10 ml succo di lime fresco. - Breakfast Martini. Il più giovane, nato nel 1996. Gusto secco, aspro, con un sorprendente touch di marmellata d’arance.
15 ml Cointreau, 50 ml Gin, 15 ml succo di limone fresco, 1 cucchiaino marmellata di arance.
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Alberto Lupini