Codice della strada, Corrado (GoWine): «Serve una protesta organizzata»

Il presidente dell'associazione Go Wine, Massimo Corrado, interviene sugli effetti delle modifiche al Codice della strada e stigmatizza l'impatto sulla soglia dei consumatori ordinari , quelli preoccupati della soglia a 0,5 g/litro: «La gente è spaventata e molti rinunciano ad assaggiare vini». E chiama una protesta organizzata contro questa specifica disposizione

11 gennaio 2025 | 05:00
di Giambattista Marchetto

Il vino che mobilita, che fa viaggiare. È questo il perno nella visione dell'associazione Go Wine, nata ad Alba attorno all'idea di un consumatore che esce dal ristorante o dalla enoteca di una città dove vive e “va” verso i territori del vino, “va” verso i luoghi di produzione per conoscere la cultura e l'ambiente dove un vino nasce. È proprio per la centralità del viaggio enoturistico, dell'esperienza fuori casa e in mobilità, che l'avvocato Massimo Corrado, presidente di Go Wine, interviene - in questa intervista rilasciata a Italia a Tavola - per richiamare l'attenzione sugli effetti penalizzanti che il nuovo Codice della strada potrà avere e in parte sembra già produrre ai danni del comparto vitivinicolo e però soprattutto de fuori-casa. Come emerso dall'esplorazione compiuta tra ristoratori ed enotecari, l'evoluzione normativa - pur cambiando meno di quanto sia stato proclamato - ha già iniziato a manifestare i propri effetti sull'Horeca.

Codice della strada, le preoccupazioni dello 0,5 g/l

Presidente Corrado, il ministro Matteo Salvini ha dichiarato che con il nuovo Codice le strade sono più sicure. È davvero così?
È un po' presto per parlare. Il provvedimento è entrato in vigore il 14 dicembre, le dichiarazioni del Ministro degli scorsi giorni paiono molto affrettate, sicuramente non riferibili a dati statistici che non possono essere correttamente acquisiti, visti i pochi giorni decorsi dal provvedimento e il periodo particolare delle festività. Probabilmente Salvini sta ricevendo molte contestazioni e, siccome è fra i politici che più parlano e più appaiono attenti al consenso, si premura di spiegare ragioni positive al suo provvedimento.

Perché sostenete che i provvedimenti siamo inutilmente vessatori e non preventivi rispetto a una condotta di consumo pericolosa?
Perché dal punto di vista tecnico il provvedimento è in alcune parti sbagliato e grave per le conseguenze che crea. Facciamo una premessa intanto: la disposizione, il precetto in senso tecnico, c'era già. Sono solo le sanzioni che sono state inasprite. Ovvero il limite dello 0,5 g/litro del tasso alcolemico era già indicato dalla normativa e prevedeva la decurtazione di punti della patente, oltre la sanzione amministrativa. La domanda che mi pongo è: era davvero il caso di intervenire ancora su questa particolare soglia? Non sto parlando dello scalino successivo (quello dello 0,8 ndr); quello va a toccare chi ha un atteggiamento diverso nei confronti dell'alcol e del consumo. Lo 0,5 era ed è una sorta di soglia di ingresso che va invece a generare preoccupazioni (diciamo anche terrore visto il clamore mediatico che si è creato dopo il 14 dicembre) verso un consumatore attento che degusta più che bere, che assaggia, che apprezza il vino in un determinato modo. Qui la soglia dello 0,5 è un dato che ora spaventa per l'inasprimento delle sanzioni.  Alcune ricerche e test, che stanno girando sul web, affermano che un uomo di circa 80 kg può rimanere sotto il limite dello 0,5 consumando circa mezzo litro di vino, equivalente a 3-4 bicchieri da 125ml. Ovviamente mangiando e tenendo conto che la metabolizzazione dell'alcol varia da persona a persona. Ora mi chiedo: perché intervenire su questa soglia? Visto che il Ministro è attento a queste statistiche, quanti incidenti per esempio si verificano nei territori del vino dove la gente pratica l'enoturismo, assaggia in cantina, percorre le strade apprezzando i paesaggi, va in un ristorante e assaggia vini? Quanti? A me non risulta che nei territori del vino italiano si verifichino incidenti determinati da comportamenti sconsiderati al volante, salvo possibili e rare eccezioni ovviamente. Forse bisognava partire di qui per affrontare il tema con maggiore consapevolezza.

Gli impatti del nuovo Codice della strada

Quali sono gli impatti per il fuori-casa?
In questa prima fase molto problematici, che si aggiungono ai problemi della ristorazione. La gente è spaventata e molti rinunciano ad assaggiare vini. Molti devono elaborare le nuove normative per affrontare meglio le situazioni.

Quanto conta la pressione psicologica, dato che non son cambiati i limiti?
In questa fase moltissimo, nei grandi media purtroppo si sceglie spesso la comunicazione ad effetto anziché l'approfondimento e così si aggiungono errori ad errori. Quei dati che ho citato dovrebbero essere costantemente verificati perché, da soli, potrebbero fugare moltissime ragioni di apprensione.

Quali alternative sarebbero praticabili?
La prima sarebbe di organizzare una protesta per far riflettere sui danni di questa specifica disposizione (attenzione mi riferisco all'inasprimento delle sanzioni sulla soglia dello 0,5, non al resto del provvedimento). Mi stupisce che molti stiano reagendo cercando solamente soluzioni per correre al riparo, anziché dire con chiarezza che questo è un provvedimento sbagliato, che va a colpire in modo importante il vino italiano che rappresenta una delle eccellenze del nostro Paese, uno dei grandi prodotti del made in Italy. È una questione che ha una valenza tecnica e che riguarda un determinato profilo di consumatore, insisto. E che non si è considerata affatto. Chi ha responsabilità decida: se è vero che il vino appartiene alla storia e alla cultura di un Paese come l'Italia, se in ogni regione la viticoltura rappresenta radici, se la coltura del vigneto è un valore per il paesaggio e per il presidio dell'ambiente, se l'enoturismo ha dato dignità a tante parti dei territori del vino italiano, generando sviluppo economico e sociale, cosa vogliamo fare?  Vogliamo violentare questo sistema o valorizzarlo?  Non ci deve essere un permissivismo sbagliato, per carità. Ma una norma che già prevedeva la decurtazione di punti sulla patente era più che sufficiente come forma di deterrenza, non era il caso di creare terrorismo. Le proteste che si levano ovunque in Italia nascono dallo sconcerto per sanzioni punitive che limitano la facoltà di molte persone a prescindere e rischiano di sferrare un attacco al vino italiano.

Questione di forma più che di sostanza?
Ma vi è di più. Molti osservano che questo provvedimento crea un corto circuito pericoloso che danneggia l'immagine del vino. Nel provvedimento generale l'inasprimento delle sanzioni colpisce altre condotte come per esempio chi guida assumendo sostanze stupefacenti o con l'uso del telefonino. Ora associare il tema del limite dello 0,5 g/l a queste situazioni, rischia di accumunare il vino alle sostanze stupefacenti, per esempio. Un messaggio rischiosissimo che va alla massa delle persone. Neanche su questo vi è stata una riflessione che mi pareva necessaria.

Codice della strada, le prospettive per la ristorazione

Che prospettive ci sono per il vino nel contesto della ristorazione?
La domanda introduce un secondo tema, che purtroppo rischia di abbinarsi al tema patente. Mi riferisco ai ricarichi sempre più alti che i ristoranti impongono alla bottiglia di vino, al di fuori di qualunque dato di inflazione e ovviamente del prezzo che le cantine praticano al ristorante. Ho anche testato diversi locali nell'ultimo mese e ho avuto conferma di un andazzo che sembra voglia scoraggiare i clienti del ristorante al consumo del vino. Bottiglie/denominazioni che fino a 4-5 anni fa stavano in carta per esempio a 20 euro, oggi è difficile trovarle a meno di 35 euro; ma il costo della vita non è aumentato del 50-70% e nemmeno gli stipendi. Un po' come il vino al bicchiere nei locali; anche qui prezzi troppo elevati su vini meno top rischiano di scoraggiare il consumo e allontanare i giovani. Siamo sicuri che questa corsa ad aumentare sia la strada giusta?

Ci sono azioni che i consumatori possono intraprendere per evitare rischi?
Quella più semplice è di aspettare un po' di tempo prima di mettersi in auto, fare qualche test in situazioni che lo consentono, organizzare gruppi in auto con un conducente che riduce gli assaggi e li termina ben prima della fine del pasto. Confidando che intanto inizi una battaglia per modificare il provvedimento e che i dati che ho sopra indicato siano confermati.

Ristoranti ed enoteche riferiscono di maggiore responsabilizzazione e di cambi di approccio che spingono i clienti ad adottare misure ad hoc. Cosa ne pensate?
È un fatto positivo, d'altronde vanno incoraggiati questi comportamenti. La proposta di Assoenologi per portarsi a casa la bottiglia va in questa direzione, anche se, con i ricarichi di oggi applicati dai ristoranti, sarebbe il minimo a prescindere…

In conclusione, la riforma del Codice rischia di dare un'altra picconata al consumo di vino già in decrescita?
Ascoltando le lamentele, mi torna in mente che per anni il mondo del vino si è lamentato ogni volta che da Bruxelles giungevano notizie su possibili disposizioni vessatorie o problematiche. E al contempo il ministro Salvini è sempre stato uno che ha fatto battaglie contro i burocrati di Bruxelles, centrando su questo tante sue politiche. Qualcuno riuscirà a spiegare a Salvini che con questa disposizione (lo ripeto, parlando solo e solamente dell'inasprimento delle sanzioni sul limite del tasso alcolemico dello 0,5 g/litro) ha fatto più danni in un colpo solo di tanti burocrati di Bruxelles?

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Alberto Lupini


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