Il caldo mette a rischio i trasporti del vino. Le enoteche chiedono tutele

Il caldo record di questa estate mette in pericolo la conservazione del vino durante i trasporti. Vinarius, l'associazione delle enoteche italiane, chiede maggiore tutela in merito . «Una soluzione potrebbero essere camion adeguatamente refrigerati», la proposta del presidente Terraneo

21 luglio 2023 | 10:44
di Alessandro Creta

Il caldo record registrato in questi giorni non solo porta tanti di noi a cercare refrigerio nei modi più disparati, affidandoci anche al cibo per placare l’afa torrida, ma mette pure a rischio tutto un comparto, quello del vino, minacciato durante il trasporto dalle temperature torride. In molte città d’Italia anche superiori ai 40 gradi.

Il vino, si sa, è un prodotto vivo, che ha bisogno della giusta temperatura di conservazione anche durante gli spesso lunghi trasporti. Durante i quali si può irrimediabilmente rovinare il tutto. La temperatura ideale, orientativamente tra i 12 e i 15 gradi, infatti non sempre (anzi forse meglio dire quasi mai) è garantita, tanto nei mesi caldi quanto in quelli freddi. E tra gli uni e gli altri la forbice può oscillare anche di 40 gradi.

 

Allarme conservazione: caldo e freddo mettono a rischio il vino

A questo proposito Vinarius, l’associazione delle enoteche italiane, tramite la voce del suo presidente Andrea Terraneo ha lanciato l’allarme, chiamando a raccolta tutti gli attori della filiera enoica per trovare una soluzione: «Le alte temperature di queste settimane stanno avendo pesanti effetti negativi sulla qualità dei vini che vengono trasportati. Proponiamo l’utilizzo di mezzi refrigerati per evitare di compromettere il prodotto e di creare di conseguenza un disservizio».

«Trasportare vini attraverso mezzi non predisposti per la refrigerazione e inadatti a mantenere una temperatura ideale che non alteri il prodotto – afferma Terraneo – rischia di diventare un grande disservizio, verso noi enotecari e verso il pubblico». Un problema non solamente estivo, ci spiega Terraneo, ma da tenere presente anche per quanto riguarda la stagione invernale. «Lo stesso allarme avremmo potuto lanciarlo anche d’inverno – ci dice – quando a dicembre o gennaio in molte zone d’Italia le temperature sono molto basse e la temperatura nei camion sicuramente non è controllata, ma ambiente. Il problema quindi si deve allargare anche ad altri mesi dell’anno. Bisogna cercare di contrastare come possibile quei picchi verso l’alto o verso il basso». 

Come poter risolvere questo problema? «Tamponare attraverso cantine di ultima generazione all’interno dell’enoteca non basta più, il danno viene già compiuto durante il trasporto». E proprio il trasporto dovrebbe essere per quanto possibile refrigerato e a temperatura controllata: «È un problema che tocca tutti i vini, da quelli più economici ai più costosi; Brunello, Barolo, Amarone, così come quelli di importazione. Il settore refrigerati dopotutto esiste: per esempio per il cioccolato che d’estate è consegnato all’interno di camion frigo, perché lo stesso non può avvenire per il vino? L’osservazione da cui è partito il nostro allarme è stata proprio questa: il settore refrigerato va sicuramente adattato perché è impensabile spedire e trasportare vino a 8 gradi, serve una temperatura più alta tra i 12 e 15, per evitare lo shock termico rispetto ai gradi in cantina dove era conservato».

In tanti forse sottovalutano il problema ma è una questione piuttosto subdola e spinosa: «Quando si scarica il vino non può essere valutata la qualità del contenuto ma l’integrità dell’imballo. La qualità la noti solo quando apri la bottiglia e il prodotto rischia di esser irrimediabilmente rovinato, perché la sua qualità non corrisponde più a quella di origine. Anche per questo il danno economico non è subito quantificabile».

Un sistema, quello del trasporto adeguatamente refrigerato, che è fisiologico abbia dei costi in più da sostenere. «Siamo anche disponibili per un supplemento di costi, come associazione delle enoteche sappiamo benissimo che è un servizio che presuppone un dispendio economico e siamo disposti a sobbarcarcelo come enotecari o ristoratori. È una garanzia in più che vogliamo dare al cliente riguardo la qualità e la cura del prodotto, e sono sicuro come anche il consumatore sia disposto a spendere quel minimo in più pur di vedersi garantita la bontà del vino che sta bevendo». 

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Alberto Lupini


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