Bulichella, vini di carattere tra il Giappone e la Toscana
La cantina di Suvereto (Li), nata dall'amore di Hideyuki Miyakawa e Maria Luisa Bassano, si è presentata a Milano, con un menu speciale realizzato dal ristorante Maré, in Ripa di Porta Ticinese
Trasferirsi in Toscana è stato, nel secondo dopoguerra e non solo, una specie di costume diffuso. A partire da paesi vicini e lontani, e non solo europei: si arrivava a destinazione, per vacanza o lavoro, si trovava il tempo per godersi le città storiche, i borghi sospesi nel tempo, i paesaggi collinari e campestri, le specialità gastronomiche uniche al mondo; si finiva per non andare più via, incantati da tanta bellezza. Un’avventura più facile per inglesi e tedeschi, più insolita se si pensa ai giapponesi: sta di fatto che Hideyuki Miyakawa, arrivato nel 1960 nella Roma olimpica nel corso di un picaresco giro del mondo in motocicletta, da quel momento rimane folgorato dal nostro paese e decide di non staccarsene più.
Segue il matrimonio con un’italiana, Maria Luisa Bassano, la collaborazione con Giugiaro e la storica azienda Italdesign e, dal 1983 fino ad oggi, la fase campestre della vita di Hideyuki. Viene infatti acquistata la tenuta Bulichella, nella campagna di Suvereto, la punta nord della Maremma, confinante col territorio comunale di Castagneto Carducci: Bolgheri e il Sassicaia sono lì a due passi. La passione per il territorio prende la mano ai proprietari, che dagli anni novanta si dedicano all’agricoltura, provvista di certificazione biologica ICEA, e producono olio evo, frutta, ma soprattutto vino: 14 ettari ornati di Cabernet Franc e Sauvignon, Merlot, Syrah, Petit Verdot, Sangiovese e Vermentino, per una produzione che si attesta sulle 70mila bottiglie per annata.
Nei giorni della Fashion Week, fra trance estetica e splendore giovanile, Bulichella si presenta a Milano presso il ristorante “Maré” sul Naviglio, Ripa di Porta Ticinese. Un’occasione per consolidare i rapporti enologici tra Toscana e Lombardia, che sempre più spesso funziona come trampolino di lancio per una regione che il mondo già identifica col vino di qualità.
Un territorio vocato
«Bulichella - racconta Shizuko Miyakawa, figlia di Hideyuki e amministratrice dell’azienda - si trova in un territorio particolarmente vocato, dal punto di vista enologico. I terreni sono ricchi di minerali, prevalentemente argillosi ma non privi di complessità, data dalla presenza di ferro, scisto, sabbia. Il clima è caldo ma ventilato: ci troviamo esattamente fra il Mar Tirreno e le colline metallifere, magnifico anfiteatro naturale alle nostre spalle. Le giornate di maestrale non ci mancano, insomma, durante tutto l’anno. Il vento rappresenta un fattore importante, specie quando la coltivazione è biologica, perché impedisce il ristagno di umidità. Bisogna dire, comunque, che problemi di precipitazioni eccessive ultimamente non ne abbiamo avuti».
Dieci anni di Hide
«Questo appuntamento milanese, - aggiunge Rachele Micheli, la Responsabile della produzione di Bulichella - ci resterà nella memoria perché celebriamo la decima annata di Hide, il rosso che porta il nome del fondatore dell’azienda. Un Syrah in purezza, impiantato quando ancora non si sapeva come si sarebbe adattato, questo vitigno internazionale, alle caratteristiche del nostro territorio. E fu proprio Hideyuki Miyakawa a crederci fino in fondo e a volere un prodotto monovarietale, destinato ad affrontare invecchiamenti significativi. Dopo un periodo di macerazione di circa 25 giorni segue un lungo affinamento in tonneaux e barrique, che va dai 18 ai 24 mesi. Una volta in bottiglia riposa ulteriori 12 mesi prima dell’introduzione sul mercato. Qui a Milano offriamo in degustazione quattro annate, tra il 2017 e il 2013, perché si possa apprezzare il potenziale evolutivo: le differenze messe in luce dallo scorrere del tempo sono ben chiare, ché il 2017 regala ancora freschezza e un bouquet di frutti rossi spiccato e immediato, mentre risalendo all’indietro si nota l’insorgere dello speziato e dei tannini, intensi senza mai essere invadenti».
Il Tuscanio
In abbinamento alle alici in carrozza, al sandwich con milanese di cefalo e ai maccheroncini al ragù di cozze di “Maré” abbiamo sperimentato il Tuscanio, il Vermentino 100% di Bulichella. Non il solito Vermentino ma un bianco che si porta dietro i sapori e gli odori della sua terra: frutta gialla ed esotica, sapidità molto intrigante e persistenza non comune. Non esattamente un vino da aperitivo spensierato, in quanto dotato di una certa complessità.
Etichette parlanti
E se vogliamo soffermarci anche sulle etichette, da alcuni considerate il contorno, nel mondo del vino, e da altri una colonna portante della produzione e del marketing, possiamo dire che il DNA dell’automotive designer Miyakawa non poteva non emergere: dal 2018, infatti, ha avuto inizio un nuovo percorso di restyling in una chiave più vicina al sentire odierno. Le etichette sono state definite “parlanti” perché raccontano graficamente la famiglia, l’amore per la natura e per il territorio che contraddistinguono da sempre Bulichella. A renderle ancora più distintive ed uniche sono alcuni dettagli che richiamano le passioni di Hideyuki, tra cui il mondo dei motori e Napoleone Bonaparte. In quella del Syrah in purezza “Hide” si vede sfrecciare tra i vigneti la mitica Jaguar Mk IV, che iconizza il passato del fondatore, imprenditore di successo nel mondo automobilistico. Un passato destinato ad estendersi e proiettarsi in nuove avventure, in velocità e pure a passo lento, grazie alla figlia Shizuko e al resto della squadra che a Suvereto, presso la tenuta Bulichella, lavorano tutti i giorni per dare continuità al sogno di un giapponese visionario, radicatosi in Toscana.
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Alberto Lupini