Dopo la frenata del 2023, quando il mercato ha registrato una flessione del 5-7% secondo le proiezioni Assobirra, il 2024 si è aperto con un rialzo delle accise. I produttori chiedono una politica fiscale a sostegno di una filiera da oltre 100mila addetti. Facile? Forse, ma soprattutto inclusiva. A fine 2023 il Centro informazione birra (Cib) di AssoBirra accendeva i riflettori sull’apertura del fenomeno brassicolo alle nuove tendenze.
La birra, una bevanda inclusiva
La birra è infatti considerata una “bevanda inclusiva” da 9 italiani su 10 perché adatta a tutti, senza alcuna distinzione di genere, età, provenienza o stili di vita. L'89% degli intervistati da BVA Doxa per AssoBirra considerava la birra una bevanda inclusiva, opinione trasversale a tutte le fasce di. Tra le motivazioni, in primis la sua ampia reperibilità in tutti i Paesi del mondo (87%), seguita dalla capacità di creare un ambiente di socializzazione rilassato e aperto (86%).
Non è un caso che per il 36% dei rappresentanti della Gen Z e dei Millennials la birra sia infatti la bevanda della condivisione per eccellenza. Apprezzati particolarmente anche la bassa gradazione alcolica (82%) e il rapporto qualità-prezzo tra i più convenienti in assoluto (81%), che rendono la birra una bevanda perfettamente adattabile a ogni contesto e stile di vita. Per circa il 60% dei consumatori la birra si distingue, inoltre, come un elemento che rispecchia le tradizioni locali e il cui consumo di ampie varietà diventa veicolo per sperimentare anche le diversità culturali.
Il 2023 della birra: un anno difficile
Nonostante questo mood positivo, il 2023 è stato però un anno difficile per la birra. I dati sull’anno intero non sono ancora disponibili, ma il report Assobirra sui primi otto mesi del 2023 evidenziavano un calo del 6,6% nelle vendite rispetto allo stesso periodo del 2022 (da 11,4 a 10,7 milioni di ettolitri), di pari passo con una decrescita pari al 7,4% dell’export nel primo semestre 2023 (da 1,8 a 1,7 milioni di ettolitri).
Birra, dalle materie prime al vetro: aumento generalizzato dei prezzi
«A frenare l’andamento della birra nel nostro Paese, compromettendo lo stato di salute di una filiera che occupa oltre 103mila operatori, la congiuntura sfavorevole di mercato in primis – evidenziava il report Assobirra - caratterizzata da un aumento generalizzato dei prezzi che riducono il potere di acquisto e quindi i volumi di vendita, a cui si sommano le difficoltà dei produttori a causa del consolidamento degli aumenti dei costi di produzione ormai strutturali rispetto al passato».
Un dato su tutti: il vetro, tra le materie prime maggiormente utilizzate e chiave per il settore birrario, ha visto aumentare il costo di approvvigionamento più volte nel 2022 (circa +40%) e nuovamente ad inizio 2023 (circa +20%) a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia e del costo triplicato del rottame di vetro necessario per la produzione delle bottiglie. Non sono da meno i rincari del malto d’orzo (+44%), del mais (+39%) e dell’alluminio (+20%). A questi si aggiunge il cambiamento climatico che impatta la filiera brassicola, con temperature in aumento che compromettono la qualità e quindi la disponibilità delle forniture di malto d’orzo e di luppolo.
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Nel primo semestre 2023, il calo dei consumi ha portato ad una stima di perdita del valore condiviso di circa 120 milioni di euro, proprio in virtù del fatto che a risentirne sono soprattutto I canali distributivi, come appunto la grande distribuzione e soprattutto il fuori casa. AssoBirra prospettava dunque un 2023 con il segno negativo per la birra italiana, e inevitabilmente l’evoluzione ha confermato il processo – pur senza un dato ufficiale, la flessione dovrebbe esser rimasta a una cifra - interrompendo la ripresa del 2022 «riconquistata con grandi sacrifici dopo i tempi bui del periodo di emergenza da pandemia», dicono dall’associazione dei produttori industriali.
«Il settore birrario – riferisce il presidente di AssoBirra Alfredo Pratolongo - dopo aver registrato una crescita complessiva del 9% dal 2018 al 2022, nel 2023 ha perso una forbice di mercato tra il 5 e il 7%. Una brusca inversione di tendenza che è dovuta a diversi fattori strutturali, come i costi aumentati in modo esponenziale e i consumi diminuiti, anche perché le accise incidono in modo pesante sul prezzo al consumatore».
Birra, come ridare slancio al comparto
Per ridare slancio al comparto, AssoBirra (che rappresenta il 92% della produzione in Italia) chiede da tempo una riduzione limitata, ma strutturale delle accise che gravano sulla birra, «l’unica bevanda da pasto che in Italia ne è soggetta».
«Purtroppo – chiosa il presidente - l’emendamento sulla stabilizzazione del taglio delle accise e le relative agevolazioni progressive per i birrifici artigianali fino a 60mila ettolitri, non è stato inserito nel testo finale della nuova Legge di Bilancio. Una contingenza che si inserisce in un quadro generale di risorse scarse. Nell’ottica di preservare il più possibile la competitività di un comparto trainante dell’economia del nostro Paese, AssoBirra si è attivata per chiedere l’inserimento nel DL Milleproroghe, provando a riproporre quanto ottenuto nel 2023, ma purtroppo l’esito non è stato positivo».
Così la riduzione sull’imposizione che era stata mantenuta nel 2023 è saltata nel 2024 e, nonostante le pressioni del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, le accise sono tornate a 2,99 euro per ettolitro e per grado-Plato. «Con un mercato birrario italiano già in forte contrazione – afferma Pratolongo - tornare ad aumentare le tasse è incoerente e controproducente per tutta la filiera brassicola, a partire dall’agricoltura, passando per produzione, logistica, grande distribuzione e ristorazione, per arrivare infine ai consumatori».
Tanto più considerando che il settore birrario, che ha investito in innovazione oltre 250 milioni negli ultimi quattro anni, «sta perdendo la propria competitività rispetto all’estero, dove diversi Paesi pagano accise anche quattro volte inferiori alle nostre, come nel caso della Germania. Uno stimolo fiscale avrebbe il merito di rendere più competitivi gli operatori italiani sui mercati internazionali, dove la birra si sta affermando come un altro pregiato prodotto del Made in Italy».
Birra, il bicchiere mezzo pieno
Gli operatori del comparto brassicolo sottolineano però come la cultura birraria degli italiani negli ultimi 15 anni sia cresciuta e stia crescendo ancora. «I consumatori sono più attenti, competenti e curiosi – rimarca Assobirra - hanno a loro volta stimolato il mercato ad una costante evoluzione, a proporre nuovi gusti e ampliare la varietà delle tipologie birrarie. L'industria birraria italiana ha compiuto investimenti significativi, puntando sull'innovazione e la qualità.
Questo ha consentito di migliorare il “palato birrario” collettivo degli italiani, generando un circolo virtuoso che ha consentito al nostro Paese di raggiungere il secondo posto per reputazione della birra fra i 27 Paesi europei (fonte Beer Image Tracker). Questo è sicuramente un elemento che certifica da un lato lo forza e l’impatto del comparto, che resta un fiore all’occhiello dell’economia italiana, dall’altro la possibilità di crescita della birra in Italia.
In ottica innovazione e tendenze, i produttori italiani stanno abbracciando sempre più un approccio che sposa un consumo moderato, con prodotti a basso tenore alcolico di alta qualità e radicati nelle tradizioni locali. Nonostante il consumo di bevande analcoliche sia meno diffuso in Italia rispetto ai paesi, «l'interesse per alternative di qualità è in crescita – confermano da Assobirra - soprattutto quando si tratta di birre low/no-alcol con proprietà organolettiche paragonabili alle controparti alcoliche».
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Alberto Lupini
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