Benvenuto Brunello, il vino di domani tra sostenibilità ed enoturismo

“Quale futuro per i Consorzi del vino” è stato il tema del convegno che ha voluto celebrare il debutto del Brunello di Montalcino 2020, sul mercato dal prossimo 1° gennaio. In primo piano l’attenzione al territorio

18 novembre 2024 | 19:00
di Gabriele Ancona

Una rappresentazione di peso nell’ambito della cultura enologica è andata in scena al Teatro degli Astrusi di Montalcino (Si) nel corso della 33ª edizione di Benvenuto Brunello. Il 16 novembre il palco del raffinato scrigno seicentesco ha dato vita all’incontro “Quale futuro per i Consorzi del vino”. Condotto dal vicedirettore del Corriere della Sera Luciano Ferraro, ha visto la presenza dei vertici di sei organizzazioni consortili di primo piano nell’universo vinicolo. Hanno preso la parola Albiera Antinori (Bolgheri e Bolgheri Sassicaia), Fabrizio Bindocci (Brunello di Montalcino), Christian Marchesini (Valpolicella), Giovanni Manetti (Chianti Classico), Graziano Nicosia (Etna), Sergio Germano (Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani).

Un convegno che ha voluto celebrare il debutto del Brunello di Montalcino 2020, sul mercato dal prossimo 1 gennaio, forte di un’identità, determinata in base alle degustazioni, che manifesta complessità, equilibrio e versatilità. Non a caso, il fil rouge che ha animato il dibattito è stato definito da Luciano Ferraro «La forza dell’ottimismo».

Fare promozione alla denominazione e al territorio

Mettendo a fuoco il tema della giornata, Albiera Antinori, presidente del Consorzio Bolgheri e Bolgheri Sassicaia, ha messo in chiaro che «la funzione dei Consorzi rimane quella della tutela e la funzione è il cuore dell’organismo. È importante impostare un indirizzo strategico ben definito e coinvolgere i soci. Ma attenzione, il Consorzio non si può sostituire alle aziende». «I Consorzi sono contemporanei - ha puntualizzato il presidente del Consorzio Valpolicella Christian Marchesini - e qui rappresentano territori di successo, un successo che però va mantenuto».

Le insidie sono infatti tante, a partire dalla concorrenza mondiale che spesso cavalca l’onda dell’italian sounding, tanto per fare un esempio di grande diffusione. «Per questo è necessario fare promozione alla denominazione e al territorio - ha sottolineato Sergio Germano, presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani - Va comunicato agli operatori un concetto di fondo e la divulgazione e la narrazione diventano poi i suoi strumenti concreti. La promozione deve servire anche come leva di attrazione, in modo da favorire l’incoming». «La promozione va rafforzata sia in Italia che all’estero - gli ha fatto eco il vicepresidente del Consorzio Etna Graziano Nicosia - L’enotursimo è uno snodo fondamentale».

Su questo tema è andata a fondo Albiera Antinori: «È giusto che i Consorzi abbiano la possibilità di intervenire. L’enoturismo è sempre più importante e noi abbiamo grandi competenza per poter valorizzare il territorio». Parole che hanno un peso specifico notevole. Basti pensare che solo la Cantina Antinori nel Chianti Classico conta 40mila visite all’anno.

Vino e paesaggio sono collegati

Su questa linea il Consorzio Chianti Classico ha dato vita al progetto di divulgazione Chianti Academy. Un master che prevede lezioni che esplorano storia, cultura, costume, viticultura ed enologia, enogastronomia, marketing e comunicazione del vino. «Un’iniziativa nuova e significativa - ha precisato il presidente del Consorzio Giovanni Manetti - Oggi l’asset più importante è il territorio. Il fattore produttivo dona unicità e non è replicabile. La strada da seguire è fare promozione alla denominazione e al territorio».

Un pensiero che ha tirato la volata a un altro elemento oggi inderogabile anche sul fronte promozione: la sostenibilità. «La aziende - ha rimarcato Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio Brunello di Montalcino - sono sempre più attente alla gestione del territorio e l’agricoltura ne è la sua sentinella privilegiata». Sostenibilità, comunicazione ed enoturismo sono state le parole chiave emerse dall’incontro.

Montalcino, vendemmia 2024: colore, acidità e profumi

La giornata si è chiusa con un doveroso commento del presidente Bindocci sull’annata 2024 del Brunello di Montalcino: «Non è stata una vendemmia facile. Abbiamo avuto problemi dovuti alla pioggia. Una vendemmia molto lunga: siamo passati due e tre volte nella stessa vigna per fare delle vendemmie differenziate. Ma a livello di qualità i produttori sono soddisfatti. Ci sono colore, acidità e profumi; il grado alcolico è un po’ più basso. Una bella raccolta anche a livello quantitativo, dopo la debacle del 2023 causa peronospora. Va sottolineato che negli ultimi anni la qualità a Montalcino continua a salire. Noi come Consorzio ci impegniamo a proporre riduzioni di rese che poi i soci accettano, perché è importante produrre meno, ma sempre meglio. Così il mercato continua a premiare la Denominazione Brunello di Montalcino».

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Alberto Lupini


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