Alta Langa Docg “Patto con la terra” per tutelare le colline

L’Alta Langa Docg, a 16 anni dalla prima Denominazione d’origine, cambia immagine e firma il suo “Patto con la terra”, un impegno per custodire il territorio delle alte colline che segnano il Piemonte meridionale

05 aprile 2018 | 16:44
di Piera Genta
Il progetto metodo classico in Piemonte è nato intorno al 1990 con uno studio del territorio ed un piano di ricerca che ha portato ad impiantare 40 ettari di vigneto sperimentale in colline al di sopra dei 250 metri con alcuni cloni di Chardonnay e Pinot nero specializzati nella produzione di uve da spumante metodo classico.



La fase sperimentale è durata una decina di anni ed ha permesso nel 2002 di redigere un disciplinare molto rigoroso. Oggi l’estensione è di cento ettari in provincia di Asti, altrettanti nel cuneese e 17 nell’alessandrino, con una produzione di circa 1 milione di bottiglie e un centinaio di soci che fanno parte del Consorzio. Le uve provengono da terreni calcarei, bianchi, poco argillosi con esposizioni diverse a seconda delle altitudini, raccolta rigorosamente manuale con una resa per ettaro del 65%, 30 mesi di affinamento minimo, non è prevista una cuvée d’ingresso ma solo millesimati.

Un vino estremamente longevo, frutto delle caratteristiche del territorio, di tradizione gastronomica che viene consumato quasi tutto in Italia, solo 15% della produzione viene esportata. Una riscoperta di una antica tradizione, una bollicina di alta qualità dalla lunga storia che veniva già prodotta all’inizio dell’Ottocento nelle cantine Gancia. Il legame con il territorio è sottolineato dal nuovo logo del Consorzio di tutela: si tratta di tre bollicine al cui interno sono raffigurate le alte colline delle Langhe e sullo sfondo il complesso montuoso del Monviso.



Il Consorzio si è anche impegnato a stipulare un “Patto con la terra” per il rispetto e la salvaguardia del paesaggio, con l’obiettivo, come racconta l’antropologo Pierpaolo Grimaldi dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, «di custodire il territorio che i nostri antenati ci hanno consegnato con altruistico e generoso amore. Si può fare con un lavoro di ricerca che deve riportare alla luce le forme e le pratiche del mondo contadino, i saperi di un passato che hanno sempre dialogato con la natura. In un quadro di reciproco rispetto tra terra e uomo».

In questa direzione si inserisce il processo di crescita lenta e programmata che i produttori dell’Alta Langa Docg stanno portando avanti per raggiungere entro i prossimi cinque anni i 350 ettari e la proposta di inserire nel disciplinare il Nebbiolo accanto al Pinot nero ed allo Chardonnay.

Per informazioni: www.altalangadocg.com

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Alberto Lupini


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