50 anni di storia per la Malvasia di Bosa Doc

I festeggiamenti si sono svolti a Bosa (Or) con riconoscimenti nazionali e internazionali, ma le potenzialità non mancano e i numeri potrebbero crescere ancora

05 settembre 2022 | 10:49
di Piera Genta

Festeggiati a Bosa (Or), nella Sardegna nord occidentale, i 50 anni della Malvasia di Bosa Doc (Denominazione di origine controllata). 30 ettari, poco più, una decina di cantine esclusivamente a conduzione familiare, tra cui alcune storiche come Giovanni Battista Columbu e Savatore Deriu, apprezzamenti in tutto il mondo, una strada dedicata, la prima strada del vino in Sardegna nel 2002, e un consorzio con sede a Modolo, costituito nel 2016, che in pratica non esiste. Da vino migliore al mondo, come lo ha definito Luigi Veronelli, alle citazioni di Mario Soldati, oggi è un vitigno poco coltivato che rischia di perdere la sua identità genetica. Nei vigneti si trovano cloni di malvasia molto diversi dai vecchi cloni della malvasia sarda con grappolo spargolo con produzioni limitate dai 15 ai 50 quintali/ettaro; i nuovi cloni hanno una produzione che arriva ai 120 quintali. Inoltre in commercio si trovano anche molti uvaggi di Malvasia che creano confusione sul mercato.

I numeri potrebbero crescere 

Le potenzialità, infatti, esistono. La superficie prevista dal disciplinare si estende per oltre 2mila ettari su un areale che comprende sette comuni della Planargia, in provincia di Oristano: Bosa, Mogomadas, Modolo, Tresnuraghes, Flussio, Suni e Tinnura. Oggi la produzione si concentra nei comuni di Magomadas, che vanta la maggiore superficie, Bosa, Modolo e Tresnuraghes e una decina di produttori. L’area si sviluppa a sud del fiume Temo, dove i sottosuoli fortemente calcarei arricchiti da fossili marini, tutt’intorno boschi e valli attribuiscono a questo tipo di coltivazione una delle sue caratteristiche peculiari. Il disciplinare prevede Malvasia di Bosa amabile e Dolce; Malvasia di Bosa Riserva; Malvasia di Bosa Spumante; Malvasia di Bosa Passito. La versione giovane, dai delicati profumi di pesca e albicocca, delicatamente dolce e vellutata è quella che risponde alle caratteristiche di tipicità e tradizione, anche se in commercio si trovano Malvasie di Bosa invecchiate e ossidate. Interessante la versione botrizzata di Angelo Angioi della cantina Salto di Coloras, le diverse versioni, secco, dolce e amabile della cantina dei fratelli Porcu, che si distinguono anche per le etichette, dal paesaggio di Modolo della pittrice Monne Pinna sulla bottiglia della dolce, al Concio che si trova nella Chiesa di San Pietro extra muros a Bosa e quella spumante (metodo Martinotti) della cantina Madeddu di Bosa.

Bosa, una città ricca di bellezze

La città di Bosa ha origini antichissime, tanto che i primi insediamenti risalgono addirittura alla preistoria. Fu una delle stazioni fenicie più note e questi insediamenti costituivano dei punti d’appoggio per la navigazione e il commercio tra Africa e Sicilia verso le Baleari e la Spagna da un lato e Corsica e Gallia dall’altro. Attraversata dal fiume Temo, l’unico navigabile in Sardegna con la possibilità di percorrerlo per 5 chilometri grazie alle imbarcazioni turistiche, dominata dal medioevale Castello dei Malaspina sul colle di Serravalle, caratterizzata da tipiche case colorate e dalle vecchie concerie ormai dismesse, Bosa offre un ricco ventaglio di bellezze storico archeologiche e naturalistiche. La tradizione conciaria delle pelli ha radici nell’antica Roma, fu riscoperta nel Seicento e divenne un’attiva economicamente interessante nell’Ottocento fino nella seconda parte del XX secolo. Oggi le concerie sono dichiarate monumento nazionale di archeologia industriale. Alcuni edifici sono stati ristrutturati e presso uno di essi nel 2011 è stato allestito il Musero delle conce, altri sono valorizzati per la ricettività alberghiera.

 

 

 

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Alberto Lupini


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