L'espressione “amaracmand” possiede un suono metallico tutto suo, da marchio di fabbrica di fucile automatico statunitense: il significato, invece, è proprio innocuo, il “mi raccomando” lanciato dalla nonna romagnola affettuosa al nipote che esce di casa alle nove di sera, per andare a fare il bello di notte in discoteca o sul lungomare. Lo stesso registro di “amarcord”, evidentemente. Ma la semantica si evolve, seguendo la fantasia pirotecnica dei romagnoli, e qualcuno ha pensato bene di appiccicare l'espressione ai vini biologici, a guisa di etichetta. Quel qualcuno è Marco Vianello, contitolare dell'azienda di Roncofreddo (Fc) dal brand più unico che raro: “Amaracmand”, appunto. La chiacchierata insolita sull'avventura di questa piccola realtà vitivinicola si svolge a Milano da“Sine”, ristorante d'atmosfera in viale Umbria, entrato da poco nella cerchia privilegiata delle stelle Michelin e capitanato dallo chef gastrotelevisivo Roberto Di Pinto.

Amaracmand, i vigneti
Amaracmand, la storia
«Tutto comincia nel 2012 - racconta Marco Vianello, ex attore dilettante di teatro- quando nel Montefeltro cadono metri di neve, evento storico dalle mie parti, e l'ondata bianca va a sommergere anche Sorrivoli, frazione di Roncofreddo: un disastro per un'antica cantina locale il cui proprietario, anche a causa dei danni subiti, si ritrova a non poter più pagare i debiti. A quel punto subentriamo io e mia moglie Tiziana, saldiamo tutto e facciamo nascere il progetto “Amaracmand”. Poco più di 6 ettari, che iniziamo a trasformare con l'aiuto dello zio e del cugino, recuperando i locali ove possibile e mettendo a dimora nuovi impianti».

Marco Vianello, co-titolare di Amaracmand
Quindi prosegue: «Dopo circa sei anni riusciamo a comprare un altro podere di otto ettari nelle vicinanze, da bonificare in tutto e per tutto, che per le sue caratteristiche si iscrive perfettamente nella nostra idea di agricoltura biologica, e cominciamo a fare sul serio. Nel frattempo assoldiamo un enologo, Maurilio Chioccia, ed un agronomo, il Prof. Paliotti dell'Università di Perugia, e così nel 2021, ultimata la costruzione della nuova cantina, cominciamo a vinificare come Dio comanda. Che è solo un punto d'arrivo, perché altrettanto importanti sono le altre fasi del processo di produzione, improntato al rispetto dell'ambiente: puliamo regolarmente i fossi di guardia troppo spesso causa di allagamenti in caso di piogge abbondanti; riutilizziamo i raspi delle uve per consolidare il terreno e favorire l'inerbimento sulle fasce soggette a dilavamento; facciamo regolari attività di preservazione delle fasce boschive circostanti a tutela della biodiversità; riduciamo al minimo i trattamenti in campo, impiegandoli esclusivamente al bisogno; riduciamo gli sprechi idrici e tuteliamo il benessere e la riproduzione degli insetti utili, come le coccinelle e le libellule».
Amaracmand, i vini
Tutta questa occupazione/preoccupazione per ottenere solo due rossi e un bianco, almeno per adesso: Imperfetto, Perimea e Madame Titì. Cominciamo da quest'ultimo, dedicato a Tiziana Matteucci, moglie del Vianello. Un blend di Bombino bianco (85%) e Grechetto Gentile, Albana, Trebbiano della fiamma, rifermentati in autoclave per ottenere una bollicina piuttosto fine e mediamente persistente, e comunque allegra e attraente, se paragonata a certi prosecchi da supermarket che sembrano acqua gasata con le bolle di sapone dentro. Il paglierino caldo che vira sul dorato si attribuisce al Trebbiano della fiamma, a bacca quasi arancione, i sentori sono soprattutto di mela, ginestra, fieno, con qualche nota ossidativa, il sapore è delicatamente agrumato: lo scampo al beurre blanc, zucca marinata e caviale del ristorante “Sine” potrà dirsi, insomma, pienamente soddisfatto, anche perché una complessita del genere è rara a trovarsi in un metodo charmat.

I vini di Amaracmand
Buone notizie anche dall' Imperfetto, il Sangiovese Rubicone bio 2022 che ambisce a trasformare in liquidi le idee solide dei due contitolari: «L'imperfezione è soggettiva - ribadisce Vianello -: nessun vino è perfetto, nemmeno i migliori lo sono. Sono le imperfezioni a renderli unici, perché l'imperfezione crea lo stile». Chissà se il nostro ex attore si rende conto dell'audacia che ci vuole per parlare di imperfezioni, quando si ha a che fare con un vino senza solfiti aggiunti, ossia senza conservanti aggiunti: ah ma è vero, lui si ritiene un po' matto, baderà mica a ‘sti particolari. Per adesso, e senza troppe elucubrazioni sull'evoluzione in bottiglia, avvertiamo in questo sangiovese profumi di viola, ciliegie, frutti di bosco, pepe nero; al palato emerge un po' di liquirizia, buona l'intensità e la struttura. La delicatezza del tannino lo fa restare sullo sfondo ma è una nota caratteristica, non un'imperfezione. La guancia di bufalo, liquirizia e patate al rafano abbinata (o coniugata?) all' Imperfetto può reggere anche qualcosa di più potente, ma ci sembra comunque a suo agio.
Amaracmand, un pensiero ecologico
Il pensiero ecologico-romagnolo di Marco e Tiziana potrebbe far storcere il naso ai puristi, che però in campo enogastronomico cominciano ad abbassare la cresta: non solo all'estero, ma oggi pure in Italia, visto che c'è più spazio per progetti pienamente sostenibili e al passo coi tempi, per declinazioni del gusto meno rigide e più accoglienti. Il quid pluris di “Amaracmand” è quella schiettezza romagnola che il contitolare sa esprimere perfino in silenzio, senza l'aiuto della parlata tipica: suscita una fiducia istintiva, corroborata dal racconto e dai risultati finora ottenuti, in un momento storico non ideale per il vino in generale.
Strada Provinciale Sorrivoli 30 47020 Roncofreddo (Fc)