Dopo l'autunno, la mente del consumatore di vino lo porta a liberare il frigorifero dalle bottiglie dei bianchi per riempire la cantina di nuovi rossi da gustare in inverno. Se le etichette stoccate nella vostra personale enoteca sono già in grande quantità, vi meritate i complimenti per la selezione e la lungimiranza ma non è mai troppo tardi per fare nuovo spazio senza remore. La passione per il collezionismo è encomiabile: il piacere di bere una buona bottiglia (se ne avete di multiple, stappatele a distanza di qualche mese per sorprendervi) è impagabile. Non esiste un momento migliore di “adesso” per gustare un vino già “pronto”. Ai lettori che in questo periodo dell'anno sentono una gran voglia di buon vino rosso piemontese, suggeriamo alcune bottiglie che potranno accompagnare i menu della stagione, in attesa dell'arrivo della primavera.

Una selezione di vini rossi piemontesi per godersi l'inverno
Barbaresco Coste Rubin
Al nobile vitigno Nebbiolo dedichiamo la prima citazione, il Barbaresco Coste Rubin di Fontanafredda (Serralunga d'Alba, Cn), da vigneti di Neive e Treiso (Cn) impiantati su argilla sedimentaria ricca di roccia calcarea: breve sosta in acciaio dopo la maturazione in rovere francese e poi affinamento in bottiglia. Se non l'avete ancora fatto, trascorrete anche una giornata nei 120 ettari di riserva bionaturale del Villaggio Narrante di Fontanafredda con visita alle cantine storiche, degustazioni, passeggiate tra i vigneti a piedi o in bicicletta e possibilità di mangiare e soggiornare nelle strutture della tenuta.
Barolo Bricco Rocche di Ceretto
Sempre in tema Nebbiolo e sempre in Langa, difficile non citare il Barolo Bricco Rocche di Ceretto (Alba, Cn), con un occhio di riguardo per l'annata 2019. Da Castiglione Falletto (Cn) e da questa piccola vigna Mga - Menzione Geografica Aggiuntiva, simile ma tutt'altro che identica al Cru francese (non è questa la sede per trattare le profonde differenze tra le approssimative definizioni d'oltralpe e la meticolosità di quelle italiane, piemontesi in particolare), arriva questo nettare maturato in tonneaux e botte ma non barrique. Il particolare terreno coltivato in biodinamica delle Arenarie di Diano di Bricco Rocche - strati di rocce formatesi dal compattamento di sabbie, limo e argilla di antichi fondali marini - conferisce a questo vino l'equilibrio tra eleganza e struttura.

Il Barbaresco Coste Rubin e il Barolo Bricco Rocche di Ceretto
Barbera d'Asti Superiore Docg Villa Pattono
Cambiando vitigno e zona di provenienza, anche se può suonare strano facendo riferimento ad un'autorità del Barolo come Cantina Ratti (La Morra, Cn), per motivi non solo vinicoli ci piace citare la Barbera d'Asti Superiore Docg Villa Pattono. Siamo nel Monferrato sui terreni dalle mille sfumature di Costigliole d'Asti (At), luogo di origine della famiglia Ratti nonché sede del Relais Villa Pattono. Dopo la fermentazione in acciaio, questa Barbera affina un anno in barriques non di primo passaggio.
Langhe Doc Nebbiolo
Discorso simile a proposito di Barolo d'eccellenza, può valere per G.D. Vajra (Barolo, Cn). Proseguendo sulla falsariga iniziale, ci piace però segnalare una diversa tipologia di etichetta rispetto alle precedenti, cioè il Nebbiolo. Se l'estate ci ha fatto bere un brioso bicchiere di Claré J.C., l'inizio della stagione fredda ci conduce verso il Langhe Doc Nebbiolo coltivato su terreni prevalentemente sabbiosi. Una lunga fermentazione alcolica e alla fine cinque mesi in acciaio prima dell'imbottigliamento, ci garantiscono un sorso pieno e dalla giusta alcolicità.
Barbera d'Alba Vigna Vecchia Scarrone
Continuando sulla strada che inevitabilmente sottolinea il ruolo dei due vitigni a bacca nera più importanti del Piemonte, torniamo alla Barbera rivolgendo l'attenzione a quella di Langa. A tal proposito descriviamo la Barbera d'Alba Vigna Vecchia Scarrone di Vietti (Castiglione Falletto, Cn) non solo per la qualità del vino bensì anche per l'età del vigneto, che ha ancora gli impianti originali di un secolo fa. Ne consegue una bassissima resa, ulteriormente ridotta da un'accurata selezione dei grappoli. Dopo la macerazione post-fermentativa con le bucce e la fermentazione malolattica, avviene l'affinamento di un anno e mezzo tra barriques, botti e acciaio.

Il Barbera d'Asti Superiore Docg Villa Pattono, il Lanche Doc Nebbiolo e il Barbera d’Alba Vigna Vecchia Scarrone
Dolcetto di Diano d'Alba Superiore Garabei
Un buon elenco di vini rossi piemontesi non può non annoverare il Dolcetto, vitigno spesso sottovalutato ma a torto. Annoveriamo quindi il Dolcetto di Diano d'Alba Superiore Garabei di Abrigo Giovanni (Diano d'Alba, Cn), con particolare attenzione per l'annata 2022. Ci troviamo nella Mga Sorì dei Crava, nella parcella più vecchia del vigneto. Il Garabei è un vino da scoprire, intrigante e complesso come il terreno da cui proviene. Matura per quasi un anno in vasche di cemento e affina per almeno altri 12 mesi in bottiglia prima della commercializzazione.
Colline Novaresi Doc Croatina
Abbandonando il cuneese e i vitigni più noti, ci spostiamo a nord del Piemonte per raccontarvi di uno storico vitigno piemontese, la Croatina. Autoctona dell'Oltrepò Pavese (dove viene chiamata Bonarda e crea confusione con la Bonarda Piemontese), la ritroviamo in bella espressione nel Colline Novaresi Doc Croatina dell'azienda agricola Davide Carlone di Grignasco (No). Non sono molti i produttori di Croatina in purezza - uva usata in passato esclusivamente per gli uvaggi -, soprattutto non è usuale apprezzarla in bottiglie con qualche anno sul groppone come invece accade con questa etichetta disponibile non prima di due anni dalla vendemmia.

Il Dolcetto di Diano d’Alba Superiore Garabei e il Colline Novaresi Doc Croatina
Colli Tortonesi Barbera Monleale e Barbera Territorio
Da nord a sud, ci spostiamo a Tortona (Al) dove nella terra del Timorasso anche la Barbera ha le proprie peculiarità nonostante l'ormai famoso e abbondante Derthona ne minacci la sopravvivenza in vigna. Ci troviamo in particolare nella frazione di Vho per raccontarvi della Barbera di Claudio Mariotto e nominiamo due etichette per farvi apprezzare le differenze di affinamento in legno e acciaio. Da una storica vigna nasce il Colli Tortonesi Barbera Monleale che affina almeno un anno in tonneaux e sei mesi in bottiglia; solo in acciaio invece matura la Barbera Territorio.

il Colli Tortonesi Barbera Monleale e la Barbera Territorio
Gattinara Docg Riserva 2015
Di ritorno nel Piemonte settentrionale, diamo il giusto tributo a una Cantina Sociale - quella storica di Gattinara (Vc) fondata nel 1908 - e sottolineiamo la qualità del Gattinara Docg Riserva 2015. Sul suolo roccioso vulcanico delle colline ai piedi del Monte Rosa, questo Nebbiolo (Spanna) in purezza sviluppa caratteristiche uniche che sorprendono nel lungo termine. L'affinamento è di almeno tre anni in botti grandi, il tannino si ammorbidisce e l'eleganza emerge. Con riferimento al Piemonte del nord, dobbiamo attribuire il giusto tributo anche al Nebbiolo Ghemme prodotto in provincia di Novara.

Il Gattinara Docg Riserva 2015 e il Canavese Doc Nebbiolo Maura Nen 2021
Canavese Doc Nebbiolo Maura Nen 2021
Chiudiamo questa breve rassegna di vini rossi piemontesi, che idealmente possono accompagnarvi nelle giornate invernali, ricordando un'altra importante zona vinicola a ridosso della Valle d'Aosta. Sempre da uve Nebbiolo (in purezza o in stragrande maggioranza) si producono le Doc Canavese e Carema. Premiamo il lavoro di Luca Leggero che negli ultimi dieci anni ha riportato la viticoltura sulla collina di Villareggia (To) e ci ha regalato il Canavese Doc Nebbiolo (100% Picotener) Maura Nen 2021, affinato 10 mesi in botti grandi di rovere austriaco, poi in anfore di terracotta e infine un anno in bottiglia.