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Crisi del vino: serve un passo indietro per andare avanti?

Il 2025 si apre tra luci e ombre per il settore vinicolo: export in crescita ma marginalità in calo, consumi interni in flessione e timori sui dazi USA. Servono strategie mirate e una visione condivisa

di Andrea Pilotti
Co-Fondatore di 5 Hats Srl
 
01 febbraio 2025 | 09:30

Crisi del vino: serve un passo indietro per andare avanti?

Il 2025 si apre tra luci e ombre per il settore vinicolo: export in crescita ma marginalità in calo, consumi interni in flessione e timori sui dazi USA. Servono strategie mirate e una visione condivisa

di Andrea Pilotti
Co-Fondatore di 5 Hats Srl
01 febbraio 2025 | 09:30
 

Tutti siamo curiosi di leggere i dati del 2024 e di avere risposte per questo nuovo anno. Le domande sono fin troppe tra cui: si intravedono spiragli di luce nella tempesta? Ci sono segnali positivi su cui programmare le prossime strategie? Quali sono gli iceberg più importanti da evitare? Ognuno ha le sue domande a cui vorrebbe risposte sulle quali fare le proprie riflessioni. Noi continueremo anche in questo 2025 a ricercare informazioni, offrire spunti e snocciolare dati confrontandoci faccia a faccia con professionisti del vino da ogni parte del mondo.

Crisi del vino: serve un passo indietro per andare avanti?

Il futuro del vino è incerto
 

Vino, la sfida della marginalità

Partiamo con gli ultimi dati disponibili e che sono relativi alle esportazioni di ottobre, un mese che ha registrato un ottimo incremento e che mantiene il segno “più” da inizio 2024. Quello che si evidenzia è che il mercato risulta forte verso alcune nazioni come Usa, Canada e Russia e molto fragile verso altre, soprattutto in Europa. Vi sono vini come il Prosecco che imperano, mentre altri, anche della stessa categoria sparkling, così come i rossi fermi, che sono in forte difficoltà. Quindi i sorrisi ci sono per alcuni, mentre per altri no. 

Se guardiamo sotto la superficie dei numeri possiamo cogliere altre indicazioni come quelle che ci permettono la lettura dei dati finanziari legati alle aziende globali che raccontano la situazione inerente alle marginalità. Per questo motivo, infatti, la vera sfida è la marginalità con gli EBITDA, perché le aziende produttive stanno perdendo punti ed in alcuni casi anche molti. Il dato importante, per esempio, sono le perdite azionarie del 16% (2024 su 2023) come nel caso delle aziende di Champagne Lanson BCC, Vranken Pommery, Laurent Perrier che sono quotate in borsa. Su questi brand e su quelli del settore vino le previsioni borsistiche prevedono un ulteriore calo anche per il 2025 e sono spinte dalla consapevolezza che si perderà altro EBITDA.

Crisi del vino: serve un passo indietro per andare avanti?

lE criticità nelle vendite stanno spingendo le aziende ad abbassare i prezzi per non perdere i volumi
 

Questo indica che il trend delle criticità nelle vendite sta spingendo le aziende ad abbassare i prezzi per non perdere i volumi e se questo vale per le aziende che vendono in gran parte del mondo, tanto più vale per le aziende più piccole che si ritrovano a combattere la guerra dei prezzi spingendole ad innescare pericolose spirali negative. Sarà una bella sfida in questo 2025 vendere, promuovere e anche marginalizzare. Se questa è una sfida soprattutto per i mercati internazionali, in casa nostra qui in Italia vi è la nuova sfida legata alle dinamiche del Codice Stradale entrato in vigore a fine 2024.  I dati 2024 più completi ci arrivano delle vendite nella GDO dove il dato (Circana) indica un + 0,6% generale ma con gli spumanti con un sorprendente - 5%.

Vino, l’impatto dei consumi

C’è da chiedersi: è già questo l’impatto sui consumi? A questi dati dovremo aggiungere  quelli completi del settore Horeca quando arriveranno. Per intanto il grande network di ristoratori che conosco personalmente mi ha già consegnato uno spaccato chiaro: si è bevuto molto meno nei ristoranti nel dicembre 2024. Solo quando avremo tutti i dati potremmo capire la dimensione di questo calo e soprattutto potremmo capire se è un elemento aggiuntivo che durerà nel tempo alla crisi o se è solo uno spauracchio temporaneo. Una cosa è certa: per un settore già fortemente nervoso ed agitato per le difficoltà già presenti nel mercato interno ed in quello internazionale, questa è una spinta verso il basso da non sottovalutare.

Crisi del vino: serve un passo indietro per andare avanti?

I consumi sembrano essere calati a dicembre 2024
 

Dovremmo rispondere a domande come: ci troviamo dinanzi ad un cambiamento radicale nelle abitudini del consumo del vino anche per il popolo italiano? E se la risposta è si: quanto sarà impattante soprattutto nel mondo Horeca? Tempo al tempo e nel corso dell’anno avremo delle risposte più chiare. Però non possiamo aspettare i dati prima di attuare strategie di correzione e possibilmente di trovare soluzioni concrete. Nei giorni scorsi ho letto di tutto, tra cui si indicava anche la Wine Bag come la soluzione. Diciamo che è come applicare un cerotto su una frattura multipla di un femore, lo troverei alquanto banale e superficiale seppur possa essere un metodo di supporto al consumatore.

Vino, il timore dei dazi

Vi è un terzo elemento da considerare ed è l’effetto Trump perché ancora non possiamo calcolare l’impatto delle sue politiche di sbarramento ai prodotti food&beverage europei e di quanto sarà la crescita delle accise su tali prodotti. Anche in questi prossimi mesi ci  arriverannole indicazioni più chiare. Potrebbe anche essere che i forti volumi di vendita negli USA di fine 2024 siano dovuti alla paura degli importatori di trovarsi “sorprese” in questo 2025.

Crisi del vino: serve un passo indietro per andare avanti?

C'è timore per le possibili misure sui dazi che potrebbe introdurre Donald Trump
 

Ricordiamoci che queste considerazioni sono aggiuntive a tutto quello che già il 2024 ha portato in eredità e che non è il caso di ripetere, essendo consapevoli che rischiamo una tempesta perfetta anche se nessuno la vuole. Occorrono nuove strategie di marketing, nuove iniziative, nuovi modi di promuovere il mondo vino. Mi auguro solo che il radicalismo dei pensatori del vino nazionale oramai vetusti, lasci spazio ad un’aria nuova per supportare le aziende produttrici nell’uscire dal mare in calma piatta e di non usare i dati positivi del 2024 (anche se non molti) per adagiarsi e pensare che sia tutto passato. Deve essere effettuato un cambiamento generale, una nuova prospettiva e nuovi orizzonti.

Moreno Nardin, l’intervista

Noi intanto continuiamo a coinvolgere chi di vino vive tutti i giorni. Ora andiamo in Trentino a parlare con Moreno Nardin, proprietario, enologo e forza motrice dell’azienda Corvèe. La tua è un’azienda fortemente territoriale con le idee chiare e dritte, sia in produzione che in comunicazione e quindi è alla tua schiettezza che faccio appello, sapendo che la tua visione è forte e che la sai comunicare con altrettanta forza.

Da produttore come stai vivendo questo periodo così complesso?
La vite è una pianta perenne: quando si decide di piantarla per produrre vino si fa un investimento che si estende per decenni. Chi si dedica a questo mestiere è consapevole che il percorso sarà lungo e ricco di sfide. Oggi, in un'epoca in cui tutto sembra dover avvenire immediatamente, le verdure idroponiche appaiono forse più adatte. Ma la vite è per chi ambisce a risultati significativi nel tempo. Si dice spesso che un enologo ha a disposizione 40 o 50 vendemmie. Alcune saranno influenzate da condizioni climatiche avverse, altre potrebbero non raggiungere il livello desiderato, mentre solo alcune daranno frutti straordinari. Il lavoro di uno chef, al contrario, può sembrare più semplice: ogni giorno ha la possibilità di preparare piatti fino a quando non ottiene il risultato perfetto. Non è un caso che in televisione ci siano tanti programmi di cucina e pochi dedicati al vino. Per il vino, ci vogliono generazioni di impegno, non il conto alla rovescia di uno chef che ti avverte che mancano solo cinque minuti. È proprio in questa peculiare caratteristica del vino - la sua capacità di annullare la frenesia, l'ansia e la nevrosi - che si intravede una via d'uscita. Il vino diventa quell'elemento essenziale sulla nostra tavola, capace di riportarci alla nostra vera natura, permettendoci di scardinare il ritmo frenetico della vita quotidiana. Ci invita a fermarci un momento, a sorseggiare in compagnia, a condividere storie di vendemmie passate, a esplorare territori iconici e a rivivere momenti magici. Credo sia giunto il momento di riaffermare il ruolo fondamentale del vino. Abbiamo piantato la vite in territori non vocati, nella speranza di sostituirlo all'acqua, per soddisfare la domanda di tutti, anche di coloro che non sanno apprezzarlo. Tuttavia, ora i nodi stanno venendo al pettine. Fortunatamente, oggi riconosciamo che il vino deve tornare a essere prodotto nei territori vocati. Personalmente, sono contrario alla ricerca di nuove vigne; le vigne nel mondo sono già state scoperte e i terroir sono ben noti. Le nuove vigne rischiano di allontanarci dalla qualità e dalla tradizione che il vino rappresenta.

Crisi del vino: serve un passo indietro per andare avanti?

Moreno Nardin, proprietario, enologo e forza motrice dell’azienda Corvèe

Quali pensi siano le problematiche a cui il mondo vino sta chiudendo gli occhi?
La sovraproduzione rappresenta un problema persistente nel nostro settore. Negli ultimi decenni, abbiamo assistito all'impianto di vigneti anche in aree non vocate, una pratica che compromette l'integrità del nostro sistema vitivinicolo. È fondamentale sensibilizzare i consumatori sull'importanza del legame tra il vino e il suo territorio di origine. La vocazione vitivinicola è un concetto complesso, che richiede un'analisi approfondita di fattori viticoli, agronomici, storici, culturali e climatici. Purtroppo, in alcune denominazioni, sembra che questi aspetti siano stati trascurati in favore di un'espansione incontrollata. La volontà di produrre di più, piuttosto che meglio, ha prevalso: credo che stiamo ignorando le conseguenze di questa scelta. È giunto il momento di riflettere e di tornare a valorizzare la qualità e l'autenticità delle nostre produzioni.

Tu credi nel sistema d’insieme per uscire da questa situazione o pensi che sia un'impresa troppo difficile considerando che in Italia non si riesce a fare energia di sistema?
Sono completamente d'accordo sul fatto che sia fondamentale fare squadra, coinvolgendo tutti gli attori del settore: produttori, consorzi, giornalisti e critici del vino. Purtroppo, sembra che invece di raccontare la realtà, tendiamo a esagerare. Siamo sempre alla ricerca della notizia sensazionalistica, di una pagina patinata, e spesso non c'è coerenza tra la natura di un vino e la narrazione che ne facciamo. Sento parlare di vini "in miere", di vini conservati nei fondali marini o nei laghi. Sono convinto che questi racconti esagerati non contribuiscano a migliorare la qualità del prodotto. Se volessimo garantire una temperatura costante per la conservazione del vino, potremmo facilmente ottenere risultati in una cantina interrata, coibentata e refrigerata, alimentata da pannelli fotovoltaici. In questo modo, saremmo veramente eco-sostenibili e a impatto zero.Tuttavia, è importante valutare le emissioni di anidride carbonica e l'impatto ambientale generato da attività che, alla fine, risultano poco più che fini a se stesse. Paradossalmente, molti di questi vini vengono certificati come biologici, ma è essenziale riflettere su cosa significhi realmente questa certificazione.

Crisi del vino: serve un passo indietro per andare avanti?

Nardin si è detto contrario alla ricerca di nuove vigne
 

È  tua intenzione utilizzare nuove strategie commerciali - promozionali in questo 2025?
Credo fermamente che la chiave per il futuro del vino sia la sincerità. Oggi, ognuno di noi ha a disposizione strumenti che ci forniscono un'infinità di informazioni, e domani, con l'avvento dell'intelligenza artificiale, avremo ancora più risorse a disposizione. È giunto il momento di abbandonare racconti fuorvianti e tendenziosi. A mio avviso, il modo migliore per affrontare il futuro dell'enologia è focalizzarsi sulla produzione di varietà adatte al proprio territorio e vinificarle seguendo i principi fondamentali dell'enologia. Questa è l'unica disciplina enogastronomica per la quale esiste un percorso di laurea consolidato da anni. Dobbiamo tutti quanti fare uno sforzo, focalizzarci sui vini che abbiano le carte in regola: clima, suoli, vitgno, lavorazioni agronomiche, enologiche, packaging, storia, tradizione.

Vino, un passo indietro per andare avanti

Quello di Nardin è un richiamo ad un passo indietro prima che sia troppo tardi. Un passo indietro nei volumi di produzione e nelle esasperazioni legate a modelli produttivi più deleteri che utili. Un passo indietro nei volumi di produzione e nelle esasperazioni legate a modelli produttivi più deleteri che utili. Resta chiaro che trovare i giusti equilibri in un mercato che ogni tre per due ha degli scossoni che vengono dall’esterno non è certo un esercizio facile, ma non bisogna smettere di programmare attività fluide che possano attutire questi colpi con maggior efficienza. Restiamo in attesa dei dati completi del 2025 e poi avremo le idee chiare, intanto agiamo consapevolmente e possibilmente come movimento e non come singoli.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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