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Amarone, un fine wine mondiale che strizza l'occhio allo Champagne

Il Consorzio vini Valpolicella celebra il suo centenario tra tradizione e innovazione. L'Amarone, fiore all'occhiello della denominazione, punta a diventare un fine wine di livello mondiale: «È il più simile allo Champagne» dicono dal Consorzio, dato che entrambi sono legati ad una metodologia di produzione. E ad Amarone Opera Prima debutta l'annata 2020

01 febbraio 2025 | 05:00
Amarone, un fine wine mondiale che strizza l'occhio allo Champagne
Amarone, un fine wine mondiale che strizza l'occhio allo Champagne

Amarone, un fine wine mondiale che strizza l'occhio allo Champagne

Il Consorzio vini Valpolicella celebra il suo centenario tra tradizione e innovazione. L'Amarone, fiore all'occhiello della denominazione, punta a diventare un fine wine di livello mondiale: «È il più simile allo Champagne» dicono dal Consorzio, dato che entrambi sono legati ad una metodologia di produzione. E ad Amarone Opera Prima debutta l'annata 2020

01 febbraio 2025 | 05:00

Correva l'anno 1925 e un gruppo di proprietari terrieri e commercianti di vini dell'area a nord di Verona si ritrovava riunito davanti a un notaio per siglare la costituzione del Consorzio dei Vini della Valpolicella. Un sodalizio che, attraverso un secolo di evoluzioni e mutamenti di Dna, ha portato l'area vitivinicola che sovrasta la città e si allunga verso il lago di Garda a diventare un punto di riferimento nella produzione italiana, una meta frequentata da appassionati e winelover, una delle denominazioni nello spot dei vini di eccellenza in Italia.

Decade dopo decade, la Valpolicella ha superato l'identificazione come marketplace per scambi nazionali e internazionali di vino, per decenni non sempre centrati sui vini e vitigni del territorio, per arrivare ad essere la culla di vini identitari e riconosciuti su scala mondiale. Se negli anni Sessanta nasce la versione secca del Recioto della Valpolicella, conosciuta con l'appellativo di Amarone poi divenuto preponderante, e si focalizza l'attenzione sulle uve del territorio, è poi una progressione culturale accelerata a transitare l'Amarone (che nel frattempo si è distaccato dall'antico Recioto) verso un riconoscimento identitario in Italia e sui mercati internazionali.

L'Amarone oggi

Oggi i vini della Valpolicella escono dalle cantine delle vallate per viaggiare attraverso l'Oceano, dato che gli Stati Uniti sono un mercato di riferimento, e per invadere le tavole di mezza Europa. A un secolo di distanza, il Consorzio si trova a guidare una transizione evolutiva che affronta il mercato con una consapevolezza crescente.  «Per decenni il confronto con i mercati è stato prioritario - osserva il vicepresidente del Consorzio (e Master of Wine) Andrea Lonardi - ma oggi affrontiamo una nuova sfida. Oggi dobbiamo ripensare, diversificare e immaginare che i consumatori cambino: da vini costruiti per soddisfare il facile approccio al mercato a fine wine.

Amarone, un fine wine mondiale che strizza l'occhio allo Champagne

Negli anni Sessanta nasce la versione secca del Recioto della Valpolicella, conosciuta con l’appellativo di Amarone

Ecco la sfida che segna il centenario: fare dell'Amarone un vero fine wine, riducendo la quantità e innalzando la qualità. «E il vino più simile all'Amarone è lo Champagne», provoca Lonardi, perché sono entrambi legati a una metodologia di produzione. Dunque, proprio partendo dalla metodologia, si tratta però di ritrovare il territorio al di là degli stili e delle identità.

Amarone, il mercato

Qual è allora lo stato di salute del Consorzio centenario e della denominazione? «Il Consorzio sta molto bene, tanto più che in un secolo ha mantenuto una assoluta coerenza nei propri scopi - dichiara il presidente Christian Marchesini - quindi se non ci fosse bisognerebbe inventarlo». E rilancia: «Ora è arrivato il momento per lo Stato di riconoscere una maggiore libertà operativa ai consorzi, in ottemperanza alla riforma comunitaria delle IG». E se la riforma prevede l'attribuzione di funzioni legate all'enoturismo, Marchesini auspica che si passi dalla teoria alla sostanza, «perché le migliori bottiglie sono quelle vendute in cantina in connessione a una esperienza».

Amarone, un fine wine mondiale che strizza l'occhio allo Champagne

Christian Marchesini, presidente del Consorzio della Valpolicella

Rispetto alle dinamiche di mercato, il 2024 si è chiuso con una sostanziale tenuta per la Valpolicella. «Abbiamo recuperato molto bene, soprattutto nella seconda parte dell'anno. Siamo contenti». E in un mondo del vino che si divide tra “molto preoccupati” e “un po' preoccupati”, il presidente Marchesini sorride dichiarando che la Valpolicella «sta tra coloro che sono meno preoccupati, visto che il 2024 non è andato male pur in un contesto difficile e la prospettiva sul 2025 è secondo noi interessante, soprattutto perché in questi ultimi anni abbiamo gestito bene il potenziale e non abbiamo problemi di giacenza».

Amarone, l'anteprima del Centenario

Settantaquattro aziende e 106 giornalisti accreditati di cui 73 provenienti da 26 nazioni dall'Argentina agli Emirati Arabi Uniti, dal Giappone agli Usa, dalla Polonia alla Cina fino a Singapore e UK. La 21ª edizione di Amarone Opera Prima si è aperta con la celebrazione del Consorzio Vini Valpolicella. Protagonista ai banchi di assaggio e nelle sessioni di degustazioni tecniche l'Amarone 2020 - che debutta ufficialmente sul mercato - mentre sul palco dell'auditorium i riflettori si accendono sull'attore e regista teatrale Andrea Pennacchi che firma “Amarone, epopea in Valpolicella”, il monologo ideato per il centenario del Consorzio.

Amarone, un fine wine mondiale che strizza l'occhio allo Champagne

L‘Amarone 2020 debutta ufficialmente sul mercato

«In questa speciale edizione - dice Marchesini - Amarone Opera Prima guarda al futuro e, in particolare, ai nuovi margini di potenziale crescita della denominazione in uno scenario evolutivo accelerato, che ci impone un cambio di paradigma fondato su strategie e approcci rinnovati. Un impegno che ci vede sempre più attivi sul fronte della promozione e che le aziende stanno premiando sia in termini di partecipazione record all'evento che di adesioni al Consorzio, con 51 nuovi associati nel 2024».

Consorzio Valpolicella, i numeri

Il Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella rappresenta oltre il 70% della denominazione e ne promuove il valore in Italia e all’estero. Il territorio di produzione si estende su 19 comuni della provincia di Verona, dalla Valpolicella fino alla città scaligera, che vanta il più grande vigneto urbano d’Italia. Il settore conta più di 2.400 aziende tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori, con 8.600 ettari di vigneto e un giro d’affari che supera i 600 milioni di euro. Più della metà del fatturato proviene dalle vendite dell’Amarone, simbolo della denominazione a livello internazionale. Negli ultimi 25 anni, il valore fondiario dei terreni vitati afferenti al Consorzio  è aumentato del 133%, mentre l’estensione dei vigneti è cresciuta del 65%. Considerando anche le cantine, il valore complessivo della denominazione raggiunge oggi circa 6 miliardi di euro.

Amarone, un fine wine mondiale che strizza l'occhio allo Champagne

Il Consorzio per la tutela dei vini della Valpolicella può contare su 8.600 ettari di vigneto
 

Nel 2024, il mercato dell’Amarone ha registrato un calo del 2% rispetto all'anno precedente, ma con un recupero del 9% nel secondo semestre. Il posizionamento del vino deve restare fedele alla sua identità, puntando su un pubblico di consumatori maturi con redditi superiori ai 100 mila dollari. Negli Stati Uniti, i baby boomers rappresentano il 40% dei consumatori di vino, con il 53% tra quelli ad alta capacità di spesa. Se il Nord Europa assorbe il 50% delle esportazioni, la crescita passa dagli USA, soprattutto lungo la East Coast, e dai mercati asiatici come Giappone e Cina, dove l’Amarone detiene già una quota significativa dell’export (10%).

Viale del Marmo, 9 37015 Sant'Ambrogio di Valpolicella (Vr)
Tel +39 045 7703194

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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