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Bufala Campana
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Campania Stories

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

L'edizione 2024 di Campania Stories ha agevolato le considerazioni sullo scenario attuale del vino nella regione e stimolato le riflessioni sul futuro di un territorio che ha nella coltura della vite uno dei tratti distintivi

 
29 maggio 2024 | 09:30

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

L'edizione 2024 di Campania Stories ha agevolato le considerazioni sullo scenario attuale del vino nella regione e stimolato le riflessioni sul futuro di un territorio che ha nella coltura della vite uno dei tratti distintivi

29 maggio 2024 | 09:30
 

Si è appena conclusa l’edizione 2024 di Campania Stories, quest'anno svoltasi nel Sannio. Campania Stories è il frutto della professionalità, della mente e del cuore di Diana Cataldo, Massimo Iannaccone e Serena Valeriani. Tanti gli spunti di riflessioni atti ad agevolare le considerazioni sullo scenario attuale del vino in Campania, quella Campania Felix che da sempre ha nella coltura della vite uno dei tratti distintivi della sua produzione agroalimentare.

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

Campania Stories è stata l'occasione per riflettere sullo scenario attuale del vino in Campania

Campania Stories, i numeri della produzione vitivinicola

Facciamo prima parlare i numeri. Forniamo dati salienti sulla base dei quali possiamo procedere a tratteggiare la situazione attuale ed individuare le prospettive di evoluzione. Come al solito, elogio del pressappoco: dati approssimati a beneficio di ergonomia di lettura e di memorizzazione, senza che ciò maculi la definizione attendibile dello scenario. La produzione vitivinicola campana si attesta su poco meno di 1,4milioni di ettolitri di vino, ovvero poco meno del 3% del totale nazionale. La superficie vitata regionale ammonta a circa 26mila ettari di vigneto, ovvero il 4% circa della superficie vitata nazionale. L’economia del vino ha un valore stimato di circa 72milioni di euro, pari a poco più del 2% del valore nazionale.

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

La produzione vitivinicola campana si attesta su poco meno di 1,4milioni di ettolitri di vino, ovvero poco meno del 3% del totale nazionale

Ed è su questi tre valori percentuali tra scenario campano e scenario nazionale, nel loro esprimersi con 3% (volumi), 4% (superficie vitata), 2% (valori) che ci si basa per una prima amara considerazione: il valore regionale è solo il 2% del valore nazionale. Ergo un prezzo a bottiglia (in sell-in) più basso della media nazionale.

Campania Stories, i vini della regione

La regione nel complesso vanta oggi 15 Doc e 4 Docg (complessivamente 19 Dop), oltre a 10 Igp. Le Docg (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) campane sono: Taurasi, Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Aglianico del Taburno. Il peso delle denominazioni protette è considerevolmente basso: 254mila ettolitri Dop (19% circa del totale) e 118mila ettolitri Igp (9% circa del totale). I vini bianchi con 640mila ettolitri costituiscono il 46% della produzione regionale; i vini rossi e rosati, con 735mila ettolitri ne costituiscono il 54%. Ne consegue pertanto che sia la definizione di Campania regione bianchista che, all’opposto, di Campania regione rossista, appare inesatta e fuorviante. Quasi salomonico fifty fifty lo share tra rossi (+ rosati) e bianchi.

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

Tre aree vitivinicole costituiscono l’80% circa della produzione vinicola campana: Sannio, Irpinia e Cilento

Tre aree vitivinicole costituiscono l’80% circa della produzione vinicola: il Sannio (41%), l’Irpinia (28%), il Cilento (11%).Le cantine imbottigliatrici sono circa 450. Per snellezza espositiva, sapendo di fare torto a tanti vitigni cosiddetti minori, riconduciamo a sette le principali varietà dei vitigni campani: tre rossi (Aglianico, Casavecchia, Piedirosso), quattro bianchi (Falanghina, Fiano, Greco, Pallagrello Bianco).

Campania Stories, un potenziale nei vini da valorizzare

La Campania del vino, con le sue 19 Dop e le sue 10 Igp, ha importanti risorse intangibili e, di conseguenza, ha il potenziale per valorizzare (= dare valore) i suoi vini, per accedere al credito (cosa altra dalle sopraggiungenti provvidenze regionali) e per realizzare progetti internazionali che consentano di crescere e di esportare su tutti i mercati.  Aumentare il potenziale di offerta all’estero dove è forte la richiesta di qualità made in Italy è fattore fondamentale ai fini del business.

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

La Campania del vino, con le sue 19 Dop e le sue 10 Igp, ha importanti risorse intangibili

Torniamo a quei due numerini, il 3% del volume ed il 2% del valore, per ribadire quanto sia importante e dirimente per le aziende vitivinicole campane dare ai loro vini valori di mercato molto più elevati di quelli attuali. Un’indagine meticolosa, svolta osservando puntualmente la wine list di 152 ristoranti italiani negli Usa svela che tra i vini “importanti” del made in Italy sono quasi sempre presenti Amarone, Barolo, Brunello, Chianti Classico, Verdicchio, e quasi sempre assenti le succitate quattro Docg della Campania. Dati precisi: Taurasi presente nel 20% dei 152 ristoranti; Fiano di Avellino, 5%; Greco di Tufo 3% e, duole dirlo, totalmente assente l’Aglianico del Taburno.

Campania Stories, il vino nel mondo si compra

Nel mercato globale, se ne prenda finalmente atto, siamo passati dal vino che si vende, al vino che si compra. E non è cosa da poco. Quando il mercato è del seller, ovvero di colui il quale vende, esso è un mercato push, ovvero le vendite vengono spinte. Il venditore calibra i trasferimenti di conoscenza del prodotto: conoscenza quanto basta per differenziarmi dal competitor, ma non tanta al punto da rendere il compratore un consumatore troppo competente.

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

La Campania vanta oggi 15 Doc e 4 Docg, oltre a 10 Igp

Oggi il mercato globale, con mosse non ancora palesemente evidenti e che pertanto necessitano di osservatorio (e di risorse intangibili) per essere ben lette ed interpretate, sta diventando il mercato del buyer. Da push a pull. Di tendenza, diviene fondamentale presidiare il sell-out. E quale dimostrazione più evidente di questa tendenza se non la vistosa crescita delle vendite on-line mediante piattaforme di e-commerce?  Ma siamo sicuri che sia corretto, ci sia consentita la pignoleria, chiamarle “vendite” on-line ? Attenzione, riflettiamo insieme, non sono “vendite” on-line, bensì sono “acquisti” on-line.

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

Tra i vini “importanti” del made in Italy sono quasi sempre assenti le quattro Docg della Campania

Si auspica quel tocco in più, che tanto valore aggiunto arrecherebbe: abilitare momenti di confronto sulle tematiche del business del vino, sapendo e volendo andare oltre le degustazioni, lodevolmente impeccabili, che dell’evento costituiscono comunque il core. Insomma, parlare di vino, consapevoli che intorno al prodotto vino, intorno alla bottiglia stappata e bevuta gira un business che, non dimentichiamolo, ha suo starter nelle emozioni che suscita e che propaga.

Campania Stories, il ruolo dell’enoturismo

Abbiamo ascoltato durante il convegno di apertura, persona in rappresentanza della giunta regionale, vantare la recente pubblicazione della legge regionale sull’enoturismo.  L’enoturismo va di moda. Va di moda parlarne, poi attuarlo, renderlo pratica costante nel proprio plesso attrezzato è cosa altra. Ancora, ma può mai l’enoturismo diventare il core business dell’azienda vitivinicola? Evidentemente no. L’enoturismo, nelle sue non semplici declinazioni è il formidabile strumento mediante il quale si incrementa il cosiddetto Dtc: Direct to consumer. Dtc significa fare sell-out, di molto elidendo per ampiezza e crucialità nel processo, il sell-in. Significa, detto chiaramente, ricordarsi di una cosa molto semplice: la bottiglia è venduta quando è bevuta.

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

L'enoturismo non può essere il core business di un'azienda vinicola

Fino ad un attimo prima che la bottiglia venga stappata ed il suo contenuto versato nei calici, siamo alla presenza di un trasferimento logistico di bene stoccato. Stoccato in grandi volumi nel luogo primigenio, la cantina e stoccato poi in piccoli volumi nei luoghi del transito: il wine bar, l’enoteca, il ristorante, ed altri ancora. Continuare a fare finta che ciò non sia vero o che, peggio ancora, sì è vero in generale ma non nel “mio” caso particolare, può rivelarsi pericoloso nel termine breve. Fenomeni quali la caduta tendenziale del consumo di vino world wide, la non affezione al vino delle giovani generazioni, i prezzi esosi in carta dei vini, covano l’insidioso effetto valanga con delittuosa sottovalutazione quando principia e con isterico vittimismo quando è al culmine e si assiste al danno provocato.

Campania Stories, verso il 2025

Probabilmente, se non richiesto consiglio ci è consentito, Campania Stories edizione 2025, edizione vulcanica in quanto avrà sede di svolgimento in località alle falde del Vesuvio, potrebbe (dovrebbe) farsi parte diligente ed assumersi, proprio a fronte dell’importanza che la kermesse ha conseguito negli anni, la responsabilità di analizzare non solo il vino ma, distinguo non da poco, anche il wine business.

Campania Stories, alcuni vini da segnalare

Senza fare torto ai tanti produttori che qui non menzioniamo, ci piace segnalare alcuni vini che ci sono piaciuti particolarmente e che ci hanno vibratamente emozionato.

  • Nel Sannio, ottenuto da tre uve bianche sannite: 50% falanghina, 25% greco 25% fiano, il Sogno di Rivolta Beneventano Bianco Igp 2021 fatto da Fattoria La Rivolta. Felice ed armonico l’apporto distintivo delle tre uve, con la falanghina che ci mette la freschezza, con il fiano che ci mette il suo piacevole fruttato e il greco con la sua sapidità. Sta di un bene con i formaggi freschi.
  •  Nell’areale del Vesuvio, fatto da Sorrentino Vini, il Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Superiore Dop Vigna Lapillo Bio 2021, ottenuto da uve caprettone (80%) e greco (20%), è solare e gioioso. Implora abbinamenti con primi piatti di pesce.
  • Dalla cantina Scaramuzzo in quel di Pontelatone (Ce) ottimo, sorprendente il loro Terre del Volturno Pallagrello Bianco Igp Ventallegra 2022, ottenuto da sole uve Pallagrello bianco. Colore giallo paglierino, profumi di frutta esotica; sapido e persistente all’assaggio. Ideale per accompagnare secondi piatti di pesce in umido.
  • Dalla Vigna Caracci (4 ettari) in località San Castrese nel comune di Sessa Aurunca (Ce), ottenuto da sole uve falanghina, il Falerno del Massico Bianco Dop Vigna Carracci 2019 fatto da Villa Matilde Avallone. Azienda storica (fondata nell'anno 1965) è tra le pochissime, vorremmo dire l'unica, che da oltre mezzo secolo si pone a tutela e a valorizzazione del Falerno del Massico, tra i vini più antichi al mondo. Produzione media annua di circa 600mila bottiglie in totale, appena 5mila circa per questo vino. Al governo dell'azienda Maria Ida e Salvatore Avallone, con la generazione successiva in laborioso warm-up. Il vino che abbiamo degustato nel suo processo di vinificazione ha fermentazione per parte in anfore di terracotta e una piccolissima parte in barrique di allier e in acciaio Circa l'affinamento, parte del vino fa batonnage a contatto con le fecce nobili nelle anfore per un periodo di circa tre mesi. A questo segue un lungo affinamento in vetro. Di sapore persistente, pieno e vellutato, piacevolmente elegante, lo abbineremmo alla cucina di mare. L'azienda ha sua struttura agrituristica.

Il vino campano alla prova del mercato e alla sfida del futuro

In ordine i vini degustati di Fattoria La Rivolta, Sorrentino Vini, Scaramuzzo e Villa Matilde Avallone

  • In Irpinia, Di Meo fa la Campania Falanghina Igp 2023, da sole uve falanghina. Il sorso carezzevolmente ammalia. Vorremmo dire che si abbina con  sé stesso ! A volere intendere che può costituire piacevole aperitivo e prestarsi poi ad accompagnare una sontuosa Mozzarella.
  • Sempre da sole uve falanghina, però ritornando nel Sannio, all’Irpinia contiguo, la Falanghina del Sannio Dop 2022 fatta da Rossovermiglio.
  • E di nuovo in Irpinia per il Greco di Tufo Dop Alexandros 2023, ottenuto da sole uve Greco, fatto da Colli di Lapio. È il Greco di Tufo che si presta a fungere da benchmark per tutti gli altri Greco di Tufo: una responsabilità, prima di tutto, e poi anche, perché no, un titolo di merito. Ottimo su ben fatte, ovvero delicate, fritture di pesce e su sontuose pizze.
  • Dulcis in fundo, il nostro camminare le vigne in Campania, termina nell’Alto Casertano, a Falciano del Massico, nelle Tenute Bianchino, in procinto di lasciarci sorprendere ad un ottimo vino passito: Campania Passito Bianco Igp Azzurra 2020, ottenuto da uve Moscato giallo. Si avverte al naso l’albicocca secca. Al palato  è sapido. Lo vedremmo in abbinamento con il raro Conciato Romano e con madeleine.

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In ordine i vini degustati di Di Meo, Rossovermiglio, Colli di Lapio e Tenute Bianchino

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