Le due isole maggiori italiane hanno in comune i metri quadrati della superficie e poco altro, differenze che emergono anche nella produzione vinicola. Go Wine ha consentito agli appassionati torinesi e ai professionisti del settore di cogliere le peculiarità dei vini di Sicilia e Sardegna in un evento che l’8 maggio ha accostato alcune autorevoli Cantine. «Certo, ho attraversato il mare per venire qui…». Sorridevano i produttori rispondendo a chi chiedeva loro di fornire informazioni dettagliate sulla propria attività. Ventuno i protagonisti della degustazione “Vini delle Isole” al Turin Palace Hotel di Torino, otto fisicamente e orgogliosamente presenti ai banchi d’assaggio: Firriato, Planeta, Còntini 1898, Cantina Santadi, Maenza, Gostolai, Cantina Mesa e Giuseppe Sedilesu. Professionali e disponibili i sommelier che al tavolo-enoteca hanno curato la mescita dei vini delle altre aziende coinvolte: Donnafugata, Ferruccio Deiana, Morgante, Alessandro di Camporeale, Vinicola Cherchi, Tenute Tondini, Quartomoro di Sardegna, Cantina di Mogoro, Cantina del Mandrolisai, Zisola, Valle dell’Acate, Fausta Mansio e Carlo Pellegrino.
I vini siciliani e sardi protagonisti a Torino
Sardegna e Sicilia: terre e produttività differenti
Il terreno in molti casi diverso (vulcanico o granitico), l’altitudine dei vigneti che in zona Etna tocca gli 800 metri slm e le caratteristiche dei vitigni autoctoni delle rispettive regioni si sommano all’incidenza del vento e soprattutto alla diversa fertilità dei suoli. Centomila ettari vitati in Sicilia, che nel 2021 (prima dei cambiamenti climatici) hanno prodotto 6 milioni di ettolitri con molto export e vino sfuso; meno di trentamila ettari in Sardegna che produce circa 600mila ettolitri l’anno.
Se rapportiamo questi numeri nettamente diversi al numero di aziende vinicole presenti nelle rispettive regioni (è difficile avere un elenco aggiornato e preciso ma alcuni dati ne indicano poco meno di 400 in Sardegna, poco più di 400 in Sicilia) forse cogliamo alcune differenze di base.
Salvatore Sedilesu, viticolture a Mamoiada (Nu), ci ha fatto notare una peculiarità dell’Associazione Mamojà a cui appartiene, ovvero il desiderio e il bisogno di dare un nome a molti vigneti Cru della tradizione familiare per “personalizzare” anche in etichetta le proprie produzioni vinicole e ovviare alla generalizzazione di denominazioni d’origine e indicazioni geografiche.
Valori autentici di Sicilia e Sardegna nei Vini delle Isole a Torino
All’assaggio dei vini di Sicilia e Sardegna
Partiamo dalle bollicine metodo classico per qualche descrizione degli assaggi. Il Gaudensius Pas Dosè di Firriato (Paceco, Tp) è un Nerello Mascalese in purezza, vigneto oltre i 600 metri alle falde dell’Etna; 40 mesi sui lieviti, elegante con una piacevole nota di noce. Dalla Gallura (Calangianus, Ss) il Karagnanj brut Vermentino in purezza di Tondini; naso avvolgente di pan di zenzero, verticale in bocca.
Passando ai bianchi, dalla Bassa Valle del Tirso, la Vernaccia di Oristano Flor 2019 di Contini (Cabras, Or). Quattro anni di maturazione in caratelli di castagno o rovere tenuti “scolmi” per favorire lo sviluppo dei lieviti naturali (flor); un vino dorato inebriante all’olfatto, pulito e secco in bocca. Vent’anni di maturazione per la Vernaccia Riserva 1997. trionfo di complessità e finezza. Il Tuvaoes Cherchi (Usini, Ss) è un Vermentino di Sardegna con lieve accenno di barrique al naso che in bocca si apre a un piacevole agrumato. Ancora un bianco, il Granazza autoctono della Barbagia di Sedilesu.
Allo stesso tavolo, Salvatore ci presenta i suoi rossi. Se il Cannonau Riserva Ballu Tundu 2019 (due anni di botte) già ci colpisce per intensità, il Ghirada Murruzzone Riserva 2019 (30 mesi di botte da 50 hl) è un regalo riservato a pochi. Porta con sé la storia degli antenati che per primi impiantarono il vigneto di famiglia. Frutta matura che si impreziosisce di mirto, in bocca un'evoluzione di spezie ed erbe aromatiche, con un tannino che fa presagire felice longevità. Anche le etichette ci raccontano della cura dei particolari e del radicamento della Cantina nella terra natia. Di Morgante (Grotte, Ag) un pregevole Nero d’Avola 2021 con breve affinamento in barriques di rovere francese di secondo passaggio. Concludiamo con il Barrile di Contini: l’uvaggio dei rarissimi autoctoni sardi Nieddera e Caddiu, coltivati in riva al mare nella penisola del Sinis, regalano un vino sorprendente che richiama salsedine e note balsamiche.