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Alla scoperta dei vini spagnoli: il Verdejo secondo Bodegas Menade

In occasione di Blend, la rassegna ideata e realizzata da Bellenda a Carpesica di Vittorio Veneto (Tv), è stato possibile approfondire non solo questa varietà, ma immergersi nella realtà dell'azienda Bodegas Menade

 
18 maggio 2024 | 10:51

Alla scoperta dei vini spagnoli: il Verdejo secondo Bodegas Menade

In occasione di Blend, la rassegna ideata e realizzata da Bellenda a Carpesica di Vittorio Veneto (Tv), è stato possibile approfondire non solo questa varietà, ma immergersi nella realtà dell'azienda Bodegas Menade

18 maggio 2024 | 10:51
 

La Rueda, situata nel cuore di Castilla y León, in Spagna, è riconosciuta come la culla del Verdejo, dove storia e tradizione si intrecciano per creare vini bianchi di qualità e di espressione ineguagliabili. Conosciuta per le sue caratteristiche e proprietà uniche, l'uva Verdejo ha subito una notevole evoluzione ed espansione, adattandosi perfettamente al territorio in cui è nata, conquistando fama mondiale. Oltre alla Rueda, altre regioni della Spagna hanno iniziato a esplorare il potenziale dell'uva Verdejo, adattando le proprie pratiche viticole per catturare l'essenza di questa varietà in nuovi terroir. Questa espansione geografica non solo ha arricchito la scena vinicola spagnola con nuovi profili di Verdejo, ma ha anche sottolineato la versatilità e il potenziale di quest'uva di adattarsi ed esprimersi pienamente in diverse condizioni climatiche e pedologiche.

Alla scoperta dei vini spagnoli: il Verdejo secondo Bodegas Menade

L'uva Verdejo è una varietà molto resistente alla siccità

Alla scoperta dell’uva Verdejo

L’area della Rueda, del resto, ha sempre favorito l’espressività di questa uva, vista l'influenza del clima continentale e dei terreni sassosi che favoriscono la realizzazione di vini Verdejo con una propria identità che si distinguono per struttura e capacità di invecchiamento, riflettendo l'autenticità della loro origine. Secondo le analisi del Dna effettuate nel 2021, si tratta di un incrocio presumibilmente naturale tra Castellana Blanca e Traminer, fattore che conferma i tratti espressivi di questa varietà. Per quanto riguarda le sue caratteristiche di frutto, l'uva Verdejo è una varietà molto resistente alla siccità, si adatta bene ai diversi climi ed è inoltre in grado di crescere in terreni ghiaiosi e poveri di nutrienti.

In occasione di Blend, la rassegna enoculturale ideata e realizzata da Bellenda a Carpesica di Vittorio Veneto (Tv), è stato possibile approfondire non solo questa varietà, ma immergersi nella realtà di Bodegas Menade, azienda che rientra nella distribuzione di Bellenda. Arrivata alla sua quinta edizione, Blend 2024, non solo riunisce diversi e peculiari produttori di vino europei, ma consente di ascoltare da loro le tante storie personali e i loro percorsi intrapresi.

La storia di Bodegas Menade

Quella di Bodegas Menade è una realtà davvero sorprendente, che inizia il suo “nuovo percorso” nel 2005 grazie ai fratelli Sanz che, con cinque generazioni di viticoltori e vinificatori alle spalle, iniziano un proprio progetto. I fratelli Sanz sono infatti i figli di uno dei precursori della DO Rueda, Antonio Sanz, la cui cantina originaria si trova nel comune di La Seca e conserva la cantina sotterranea degli inizi del XIX secolo denominata Secala-Menade 1820. La storia di questa famiglia iniziò realmente nel 1820, quando gli antenati dei fratelli Sanz coltivavano la vite nella zona; non lavoravano solo le vigne, ma la famiglia era composta anche da venditori e commercianti di botti di vino, come così come altri mestieri legati al settore vitivinicolo.

Alla scoperta dei vini spagnoli: il Verdejo secondo Bodegas Menade

La cantina Bodegas Menade

Oggi solo Richard Sanz dei tre fratelli, continua a portare avanti questo nuovo progetto, e vuole essere il testimone di un indissolubile legame con la natura. I suoi vini rispecchiano la volontà di recuperare la viticultura ancestrale senza rifiutare le conoscenze enologiche. «Cerchiamo di esprimere la spontaneità di un progetto in continua evoluzione e crediamo che questo sia il motivo per cui i nostri vini sono così onesti. Abbiamo iniziato da punti fermi precisi e abbiamo fatto molta strada in un periodo relativamente breve, ma ciò che vuole essere Menade è un work in progress continuo. Ciò di cui siamo fieri è il recupero della nostra viticoltura ancestrale senza rifiutare le conoscenze di enologia per rendere i nostri vini “eco-logici” nello spirito dei nostri avi dando allo stesso tempo una traccia alle generazioni di domani». Con queste parole e questo spirito vengono seguiti i circa 200 ettari di vigneto dove - da una iniziale pratica biologica - si è passati ai trattamenti biodinamici e a una continua ricerca.

Questa filosofia si estende anche all'intero processo produttivo; l'obiettivo di Menade è generare zero rifiuti, per questo anche l'ottimizzazione dell'acqua in cantina è attenzionata. Nell'ambito dell'impegno a favore dell'ambiente e della lotta al cambiamento climatico, si stanno anche implementando i processi per ridurre le emissioni di gas serra. L'ultimo obiettivo è il calcolo dell’impronta di carbonio, per questo motivo, Menade fa parte di un gruppo di aziende vinicole che hanno misurato la propria impronta di carbonio e che di conseguenza hanno diritto ad essere registrati presso il ministero per la Transizione ecologica e demografica.

Con vigneti situati a oltre 700 metri sul livello del mare, mirano a trovare equilibrio tra la potatura e il mantenimento della copertura verde. Hanno anche aperto la strada all’introduzione di “alberi mobili” che vengono trasportati nell’intera tenuta su piccoli rimorchi per attirare insetti e uccelli che vivono nei vigneti e hanno piantato un giardino di impollinazione anche detto “hotel per insetti” che migliora la biodiversità della zona. L'azienda vinicola segue una filosofia simile anche nell’aspetto edilizio, è infatti arredata con materiali riciclati; da notare un murale dipinto con il gesso (Richard lo chiama il loro «punto di forza a basso consumo») che spiega le diverse fasi della produzione dei loro vini. Lieviti autoctoni e vinificazioni naturali sono la norma, con un'ampia gamma di recipienti utilizzati nel processo di vinificazione, oltre all’uso della cantina sotterranea della loro famiglia, a La Seca, per conservare le bottiglie e invecchiare i vini.

Il Verdejo secondo Bodegas Menade

Altra particolarità è la presenza di vigne prefilossera centenarie, costituite dal clone originario 'Verdeja' (come veniva chiamata l’uva dai contadini più vecchi) che stanno re-innestando nell'intero vigneto. La morfologia della Verdeja è infatti diversa da qualsiasi clone disponibile in vivaio, ha un grappolo più piccolo e spargolo, gli acini hanno una buccia più spessa che conferisce loro una migliore protezione contro la malattia. Al palato i mosti di Verdeja inoltre mostrano una maggiore intensità di aromi di erbe fresche e agrumi che vanno nelle tinte del verde.

Alla scoperta dei vini spagnoli: il Verdejo secondo Bodegas Menade

Diana D‘Urso, brand ambassador di Bodegas Menade

Ulteriore curiosità su quest’uva è che viene solitamente raccolta di notte - la cosiddetta vendemmia notturna - per mantenere le uve ad una temperatura che varia tra i 10 ei 15 ºC, in modo da ridurre l'ossidazione e l'imbrunimento del mosto, oltre che per favorire sempre l’ottimizzazione energetica.

La degustazione del Verdejo di Bodegas Menade

Tra i vini degustati spiccano sicuramente la Misión - che nasce da viti centenarie, chiamato così proprio perché nasce come concetto di “recupero” della verdeja - e il Sobrenatural, prodotto senza solfiti, che esplora le pratiche tradizionali del passato. Interessante vedere un confronto di annate e comprendere il lavoro svolto dal passato ad oggi. In degustazione è stato possibile degustare, non solo la Misión 2018, ma anche V3 2008 (nome usato precedentemente a quello che poi è diventato La Misión che sta per Viñas Viejas de Verdeja). Quando il vino è uscito l’azienda non era ancora in regime biologico (a certificazione biologica è arrivata dal 2014), per cui i rendimenti del vigneto prefillosserico erano decisamente maggiori. Si cercava di estrarre il massimo della parte aromatica e la vinificazione era fatta in acciaio con un successivo passaggio tra 12 e 18 mesi in barrique. Un vino che nonostante i 16 anni sulle spalle e considerando che non era stato pensato per il lungo invecchiamento, si è rivelato di grande impatto, di grande freschezza, coinvolgente e complesso. Al contempo La Misión 2018 esprime il cambio di passo, con un rendimento molto più basso e una maggiore selezione in pianta. La vendemmia in verde per cercare l’acidità e la longevità segnano il cambio, che si vede anche nell’affinamento, non più barrique, che avviene parte in tonneau da 500 litri, parte in tini di legno da 5.000 e 10.000 litri e parte in orci di diversa capacità realizzati con una percentuale di argilla proveniente dall’aziende Menade. Quello che ne risulta è un vino complesso, ricco, ampio e fresco, di grande eleganza e personalità, dove le note erbacee di timo, cedro e mandorla verde si mostrano con evidenza.

Alla scoperta dei vini spagnoli: il Verdejo secondo Bodegas Menade

I Verdejo di Bodegas Menade

Alto gioiello è il loro “Sobrenatural”, presentato nelle annate 2015/2018 (Prima annata 2014) 100% Verdeja, le uve provengono da tenute con terreni argillosi-calcarei con ciottoli. La fermentazione avviene con lieviti indigeni e poi la fermentazione malolattica con batteri selvatici, senza aggiunta di solforosa. Invecchia nella grotta di Secala-Menade 1820 per circa tre anni in tini (botti grandi) e in anfore di terracotta sotto un velo flor (invecchiamento biologico). Successivamente riposa per circa due anni in bottiglia. Cioè, passano cinque anni dalla raccolta; un vino da lungo invecchiamento. Si tratta di vini caratterizzati da un’ampia tavolozza aromatica, coinvolgenti, profondi e lunghi. La 2015 dona molto sentori floreali, mentre la 2018 si orienta come espressività olfattiva in profumi di frutta più consistente, con note quasi piccanti. Una tipologia di vini perfetti in abbinamento con preparazioni in scapece o piatti di frutti di mare crudi. Quello che in conclusione emerge è che i vini a base di verdejo/verdeja hanno grandi prospettive e possono rivelarsi davvero versatili e sorprendenti con il trascorrere del tempo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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