Irpini, una tribù sannita che privilegiava il dominio dei territori montuosi, parlava la lingua osca e si ispirava al culto del lupo (hirpus), eletto ad animale totemico sacro a Marte. Arrivati da nord, tra il VI e il IV secolo a.C., si diffusero in alcune aree del centro-sud e in quella che oggi è la provincia di Avellino, conosciuta con l’antico nome di Irpinia.
Tre Fiano da bere subito (ma anche no)
Storia, tradizione e leggenda si fondono in questa parte della Campania, lasciando trasparire una succulenta gastronomia tipica, che spazia dal baccalà alla pertecaregna, a base di peperone crusco, baccalà e olio di oliva; alla minestra maritata, con carne e verdure; alla maccaronara al tartufo, un grosso spaghetto fatto a mano, condito con il tartufo nero di Bagnoli Irpino; ai fusilli al tegamino, ai mugliatelli, al mallone, alla pizza di graurignolo. Mentre il comparto vitivinicolo brilla per tre grandi varietà, il rosso Taurasi, i bianchi Greco di Tufo e Fiano di Avellino, distinguendosi per realtà produttive di pregio e per fregiarsi di tre Docg.
Una provincia non ancora cosi battuta dal turismo come meriterebbe, che si caratterizza per un comparto vitivinicolo, ampio e variegato, ricco di aziende storiche e outsider, insieme a castelli, suggestivi e minuscoli borghi, valli boscose e natura incontaminata, tanto da stimolare la creatività dei cineasti, che qui hanno girato film pluripremiati. Dai primi del Novecento ad oggi, l’Irpinia è stata location di una cinquantina di film, tra cui 'Il giovane Pertini' (1982), girato a Motefusco e Taurasi; La pelle (1981), girato al Castello Normanno di Melito Irpino e diretto da Liliana Cavani, con Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Burt Lancaster. E ancora ‘La grande luce - Montevergine’ del 1939 con Amedeo Nazzari; ‘Il Maestro di Don Giovanni’ con Gina Lollobrigida, girato a Lauro; ‘Ciao America’ con Giancarlo Giannini, girato in località Prata di Principato Ultra. E non solo.
I vitigni del Fiano in Irpinia
Trevico (Avellino) è anche la località dove è nato il regista Ettore Scola, maestro iridato della commedia all’italiana, ed è anche la città che ha dato i natali a Tony Soprano, protagonista della celeberrima serie televisiva americana. Insomma, un territorio da vivere sotto molti aspetti, vale la pena prendersi qualche giorno, per scoprirne la storia, l’architettura, le tradizioni, le mete legate al cinema e le cantine, che conservano secoli di tradizione vitivinicola e una natura autoctona. Tre i Fiano che vi consiglio di seguito (due della provincia di Avellino e uno del salernitano), da accompagnare ai piatti della cucina tipica e di quella contemporanea.
Il Fiano è un vitigno che per secoli ha contrapposto gli ampelografi in lunghe diatribe sulla sua origine. Tra le tesi più accreditate quella che il nome risalga a un toponimo. Si suppone che siano stati i coloni pelasgici, provenienti dal Peloponneso, l’antica Apia, a portare in Campania un vitigno che poi prenderà il nome di vite apiana, discendente del Fiano, menzionato per la prima volta intorno alla metà del XIII secolo nel registro acquisti della corte dell’imperatore Federico II, e non molto dopo in un’ordinanza del re di Sicilia Carlo II d’Angiò, che ordina di reperire 16.000 viti di Fiano da inviare a Manfredonia per impiantare la vigna del re.
Stiléma Fiano di Avellino Docg Riserva - Mastroberardino
Un produttore storico in attività da oltre due secoli, che ha lasciato un solco nella viticoltura della Campania, favorendo la diffusione dei vini Irpini nel mondo, una famiglia votata alla viticoltura da dieci generazioni, documenta il catasto borbonico, che a metà Settecento attesta quando i Mastroberardino scelsero come propria enclave il villaggio di Atripalda, ancora oggi sede delle cantine e del museo di famiglia (da non perdere). La riserva Stiléma rappresenta un vino di riferimento, punto di arrivo e di partenza.
Stiléma Fiano di Avellino Docg Riserva - Mastroberardino
Si origina nelle tenute di Montefalcione e Manocalzati su terreni dalle peculiarità differenti, a un’altitudine di circa 550 mt, il primo è sabbioso, sciolto, di matrice vulcanica, il secondo calcareo-argilloso di medio impasto. I vitigni hanno un’età media di vent’anni, la raccolta effettuata con metodo manuale, avviene a metà ottobre, la vinificazione in acciaio a temperatura controllata, a cui seguirà l’affinamento su fecce integrali per circa 24 mesi, la fermentazione malolattica, 12 mesi di maturazione in legno per il 10% del prodotto e 18 mesi di sosta in bottiglia. Già al naso se ne percepisce la grandezza e se ne intuisce la longevità, complesso, fine, ampio, con sentori di nocciola tostata, pera abate, agrumi, idrocarburi, erbe aromatiche.
Al palato concentrazione e struttura, un bell’equilibrio tra parte aromatica e intensità, fresco, croccante, persistente, mela granny, mandorla tostata, cedro, con delicate note minerali e iodate, per chiudere con un fine retrogusto floreale e una piacevolissima lunghezza. Tra i vini preferiti del regista Ettore Scola.
Varietà: Fiano 100%
Forma di allevamento: Guyot
Prezzo medio: € 37-76
Abbinamento consigliato: Sgombro affumicato, mela, rapa rossa, rafano e machetto di acciughe - Giuseppe Ricchebuono - ristorante Vescovado di Noli (Sv)
Lessenza Fiano di Avellino Docg - Contrada Mito
L’azienda Contrada Mito, si origina a Nusco nel 2013, grazie alla profonda dedizione alle radici di famiglia, di Gerardo e Soccorso Palmieri, viticoltori da quattro generazioni, insieme a Michele Della Vecchia. Contrada Mito è anche una frazione del borgo di Nusco, un antico posto di frontiera, soprannominato il balcone dell'Irpinia, per la sua posizione panoramica, posto a 914 metri di altezza, sospeso tra le valli dei fiumi Ofanto e Calore, un piccolo comune che guarda al massiccio del Vulture, un vulcano spento, che delimita l’Irpinia dalla Basilicata, alle pendici del quale sono stati ritrovati molari di elefanti della specie preistorica “Elephas antiquus”.
Lessenza Fiano di Avellino Docg - Contrada Mito
Un contesto per certi versi selvaggio, con una natura rigogliosa e terreni vocati da secoli alle produzioni vitivinicole dove ha origine questa piccola realtà produttiva. Una storia che tra le righe racconta di un territorio e di un desiderio di due fratelli, di proseguire sulle orme dei genitori, pur aprendosi a nuovi percorsi, grazie alla collaborazione instaurata da una decina d’anni con l’autorevole enologo Riccardo Cotarella. 12 ettari vitati, a 700 metri sul livello del mare, dove produrre i vitigni autoctoni Aglianico, Fiano, Greco di Tufo, Falanghina, Taurasi. L’assaggio si è focalizzato sul Fiano di Avellino Docg Lessenza, una delle etichette che meglio ne incarnano la filosofia.
Un Fiano che al naso colpisce per finezza olfattiva e profilo aromatico, con sentori di pesca, albicocca, mela gala, pera passa, grassana, mango, litchi, bergamotto, timo, camomilla. Al palato arrivano subito freschezza, morbidezza, acidità, seguiti da note minerali, lievi accenni balsamici e ritorni di noci pecan e fiori, per un sorso decisamente snello, persistente, lungo.
Varietà: 100% Fiano
Forma di allevamento: Guyot
Prezzo medio: € 13-20
Abbinamento consigliato: Capasanta, pesca, portulaca e cipria di barbabietola - Emanuele Donalisio - ristorante Il giardino del gusto di Ventimiglia (Im)
Fiano Pian di Stio San Salvatore - San Salvatore
Sorta all’interno del Parco Nazionale del Cilento, l’Azienda Agricola San Salvatore, è tutt’uno con il contesto, e vive integrandosi con i ritmi e le necessità di un ambiente inviolato, mettendo al bando chimica e colture intensive.
Un brand virtuoso, con un ciclo integrato a somma zero e una conduzione biologica, che si ispira alla filosofia steineriana e all’armonia con l’ambiente, mettendo in atto pratiche come il sovescio, che utilizza il concime naturale ottenuto con il letame delle bufale dell’allevamento di proprietà, dopo averne tratto energia, grazie al biodigestore. I vigneti della San Salvatore sono ubicati prevalentemente in montagna, tra i 500 ed i 600 metri slm e in inverno occorre fare i conti con la neve, ma tra Paestum e Stio, è una tenuta estesa complessivamente 160 ettari, che oltre alle vigne, dispone di frutteti, uliveti, bosco ed allevamenti di bufali.
Fiano Pian di Stio San Salvatore - San Salvatore
Il Pian di Stio è un Fiano biologico d’altitudine che si rivela particolarmente interessante, grazie alle piccole parcelle selezionate del vigneto di Stio a 650 mt. I terreni sono calcareo-argillosi, il clima è fresco, con una rilevante escursione termica, la legatura e fatta con i salici, la vendemmia manuale avviene in piccole cassette e una volta selezionate le uve ed effettuata la pressatura soffice, iniziano sei ore di criomacerazione, a cui seguiranno 6 mesi in acciaio sulle fecce fini, fino alla messa in bottiglia. Si tratta di uno dei migliori bianchi della San Salvatore e all’assaggio si rivela coinvolgente e all’altezza delle attese.
Al naso aromi freschi, ricchi, intensi, con lievi note iodate e floreali, di elicriso, salvia, rosmarino, che ricordano la macchia mediterranea. Il sorso profondo, nitido, elegante, scorrevole, persistente, si apre sapido, minerale e fresco, con una struttura fine e complessa che caratterizza un vino ottimo da bere ora, ma che lascia presagire un notevole potenziale d’invecchiamento.
Varietà: Fiano 100%
Forma di allevamento: spalliera con potatura Guyot
Prezzo medio: € 24-36
Abbinamento consigliato: Mazzancolle al vapore con finocchio e salsa agli agrumi - Paolo Alberelli - ristorante DOC di Borgio Verezzi (Sv)