Parlare di Chianti Classico non è mai semplice, seppur quest’anno questa denominazione, con il festeggiamento dell’anniversario della fondazione del suo Consorzio, conferma l’importante crescita in valore e restituisce il quadro di una denominazione in sostanziale e stabile equilibrio. Sicuramente l’introduzione delle Unità geografiche aggiuntive - undici aree caratterizzate da una maggior omogeneità, che rappresentano la suddivisione del territorio di produzione del Chianti Classico in zone più ristrette – aiuta e rafforza la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentandone anche la qualità in termini di identità e territorialità stessa. Un progetto frutto di una riflessione decennale, che è diventato finalmente operativo nel luglio dello scorso anno con la pubblicazione del nuovo disciplinare di produzione, consentendo di inserire le Uga sulle etichette di Chianti Classico Gran Selezione, da pochi mesi immesse sul mercato.
I vigneti dell'Uga di San Donato in Poggio
Chianti Classico, l’Uga di San Donato in Poggio
Tra queste undici aree specifiche troviamo l’Uga di San Donato in Poggio, che occupa l’areale centro occidentale della denominazione del Chianti Classico e si distingue per essere l’unica derivante dall’unione di due comuni, specificamente Barberino Tavarnelle (Fi) che rappresenta il versante più occidentale e una piccola frazione di Poggibonsi, che fa parte della provincia di Siena.
L’Associazione viticoltori San Donato in Poggio
In questa area di “confine”, da pochi anni - esattamente dal 2018 - è nata l’Associazione viticoltori San Donato in Poggio, una realtà associativa coesa e unita, guidata dalla volontà e dalla passione di un gruppo di produttori desiderosi di promuovere, valorizzare e far conoscere l’identità del proprio areale. Oggi presieduta da Natascia Rossini dell’azienda Podere La Cappella, vede presenti ben 18 viticoltori che portano avanti le loro aziende con passione e con il motto comune: “Liberi come un albero, uniti come una foresta”. Parole che manifestano il desiderio di crescita comune e la gioia di aver intrapreso insieme questo percorso. Come sottolineato dai presenti: «Siamo incredibilmente uniti e in sintonia di pensiero, nell’intento di creare autentico valore».
Le aziende dell'Associazione viticoltori San Donato in Poggio
La storia del vino e del territorio di San Donato in Poggio
Una storia che affonda radici profonde, come testimoniano i toponimi, che si possono mettere in relazione con la stratificazione linguistica etrusca: Olena, Poci poi Poggio, Sicelle, Ficaiola poi Filigare; le alture tra la Pesa e l’Elsa erano infatti già abitate in epoca etrusca. Inoltre, la presenza di una strada alternativa a quella romana, già presente in epoca etrusca, che collegava Firenze a Siena, sembra peraltro essere all’origine della nascita del borgo stesso. Varie le testimonianze storiche, tra cui l’esistenza nella zona di San Donato in Poggio di “cambiatori”, locande, ospizi per pellegrini e poveri, e di un ospedale, che fanno supporre come precedentemente al XIV secolo, per i collegamenti per Siena, e quindi per Roma, si preferisse la strada di “Sanctus Donatus in Pocis” per la brevità del tragitto e la presenza di un ponte, struttura assai rara all’epoca, in località Sambuca. Da qui il fattore “umano” e la storia di “comunità” che ha segnato questi luoghi è senza dubbio un ulteriore aspetto rilevante.
Nicolas Caramelli, vicedirettore Tecnico di Fattoria La Ripa
Non ultima componente, che si dimostra davvero interessante e che aiuta a leggere il profilo dei vini che qui vengono prodotti, è sicuramente l’aspetto geologico, fattore che racconta di un’orogenesi comune. Come ha raccontato in modo dettagliato Nicolas Caramelli, vicedirettore Tecnico di Fattoria La Ripa: «Si tratta essenzialmente di un anfiteatro con una geologia abbastanza complessa, dato che la catena appenninica è un’orogenesi attiva, quindi noi che siamo in zona pedo appenninica abbiamo un territorio fagliato e frastagliato, il che significa avere una geologia abbastanza confusionaria. Ma per dare un inquadramento bisogna fare riferimento alle quattro informazioni principali, alberese, che è la più grossa - la più vasta nella nostra Uga - la formazione di Sillano, i depositi oceanici e la formazione di Pietraforte; queste quattro formazioni sono quelle che determinano, in linea di massima, tutti i nostri suoli viticoli. Chiaramente è giusto per dare un riferimento di base laddove Pietraforte e Sillano normalmente danno vini più strutturati nel senso tannico, mentre l'albese è il campione per quanto riguarda la mineralità nei vini; poi abbiamo i depositi, principalmente quelli oceanici, che danno vini che sono una sorta di media fra le altre formazioni geologiche. Hanno il pregio spesso di valorizzare la maturazione aromatica, quindi fiore e frutto. Per quanto riguarda l’Uga, partendo dal Nord abbiamo quindi la frazione di Badia a Passignano di Antinori e Poggio al Sole - che funge da collegamento tra le Uga di San Casciano e Panzano, svolgendo un ruolo di tramite tra le due regioni - zona che viene dominata dalla Pietraforte e dalla formazione di Sillano e in effetti i vini di quelle zone sono più strutturati. A sud del Pesa, troviamo invece un’area più estesa, con San Donato in Poggio al centro, circondata da numerosi uliveti che caratterizzano il paesaggio. La formazione geologica predominante in questa zona è l’Alberese, conosciuta anche come Formazione di Monte Morello, e il Flysch di Ottone-Monteverdi. Procedendo verso sud, entriamo nella zona di Olena e Monsanto, che si estende fino a Montignano, che presenta ancora una presenza significativa di Alberese. Il resto del territorio è invece caratterizzato dalla Pietraforte e dalla Formazione di Sillano, con alcune vene di Argilliti scistose e un’ampia area di depositi marini intorno al borgo di Monsanto. A ovest, troviamo il Poggio di Macericca, prevalentemente situato nel territorio di Poggibonsi. Quest’area si caratterizza per una notevole presenza di olivi sul versante meridionale».
«Per concludere – continua Caramelli - da un punto di vista climatico credo che la caratteristica principale che ci accomuna un poco tutti è l’essere particolarmente esposti ai venti marittimi. Queste particolari caratteristiche regalano vini di grande finezza ed eleganza. Testimoni del clima tendenzialmente mediterraneo del territorio sono anche i boschi, dove crescono spontanei il cipresso selvatico e la macchia di erica arborea».
Uga, il Chianti Classico Gran Selezione si fa in undici
La degustazione di 17 campioni di Chianti Classico
Fatte queste premesse, si è passato all’assaggio dei vini, con 17 campioni di Chianti Classico annata in assaggio, con un unico campione dell’annata 2022 e la maggioranza del 2021, un paio di campioni dell’annata 2020 e un solo campione del 2019. Tra i 17 campioni è emersa sicuramente la diversità espressiva derivante dagli aspetti pedologici, ma una comunanza di intenti e una leggiadria espressiva sia dal punto di vista gustativo che olfattivo, con tracce saline molto evidenti in alcuni vini degustati.
Semplicità, succosità del frutto e freschezza per il Chianti Classico 2022 di Casa Emma, dotato di struttura media e tannini fini. Freschezza e slancio nei Chianti Classico 2021 di Cinciano, la cui produzione è incentrata sulla valorizzazione delle caratteristiche del Sangiovese, vitigno principe di queste terre, tanto da trovarlo nel loro Preziano Bianco Igt Toscana in una originale versione in bianco. Ancora il Chianti Classico di Castello di Monsanto 2021, prodotto dai vigneti più giovani dell’azienda, che dimostra la sua personalità e unisce freschezza e grande profondità nel sorso. Grande espressività giocata sulle note floreali e speziate che gli danno garbo e piacevolezza, per il Chianti Classico 2021 di Fattoria la Ripa, centrato e dalla marcata matrice salina al sorso. Vispo e dal corpo pieno, connotato da un frutto succoso ed evidente freschezza il Chianti Classico sempre 2021 di Le Filigare. Su registri diversi giocano il Chianti Classico 2021 de Il Poggiolino, con tannino più fitto e il Chianti Classico 2021 Isole e Olena, un vino preciso, che mostra invece un tannino più levigato e morbido. Elegante, intrigante e complesso il Chianti Classico 2021 di Quercia al Poggio, che risulta al sorso carezzevole e succoso. Snello e ben fatto anche il Chianti Classico 2021 di Poggio al Sole. Erbe mediterranee, finezza del tannino e ritorno salino per il Chianti Classico 2021 di Torcilacqua, che chiude gli assaggi dell’annata 2021. In ultimo si distingue per carattere e personalità il Chianti Classico 2019 di Le Masse, un vino dai tannini solidi e decisi.
Una degustazione stimolante che lascia il piacere della diversità e della voglia di ritornare e approfondire le tante sfaccettature di questo giovare e coeso gruppo.