Riportato in auge da qualche anno a questa parte con risultati sorprendenti, il Pecorino è un vino che presenta interessanti peculiarità. La sua presenza in Italia potrebbe risalire all’arrivo dei Greci, ma anche Catone il Censore ne scrive, classificandolo nel gruppo delle aminee, con il Greco di Tufo, il Grechetto e il Pignoletto, mentre l’origine del nome, così particolare, si perde nella leggenda.
Tre Pecorino da non lasciarsi sfuggire
Qualcuno sostiene che derivi dal vino che veniva utilizzato dai pastori durante la transumanza delle pecore tra le montagne di Abruzzo e Marche, altri invece sostengono che fosse chiamato così perché le pecore erano ghiotte delle sue foglie o dei suoi acini, o ancora per la forma del grappolo che assomiglierebbe al muso degli ovini. Rimane il fatto che il Pecorino, forse a causa della ridotta produttività, negli ultimi decenni verrà utilizzato a mala pena come vino da taglio, venendo per lungo tempo dimenticato, rischiando addirittura l’estinzione.
Tuttavia oggi è stato riportato alla ribalta con tutto il suo bagaglio di storia, tradizione e intriganti connessioni con l’universo gastronomico. La paternità dell’antico vitigno a bacca bianca ‘Pecorino’, che nella sua storia ha avuto nomi diversi, tra cui vissanello, mosciarello, mosciolo, promotico, vecià, è contesa tra Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio. Secondo il ‘Bollettino ampelografico del 1875’, si legge nella Guida ai Vitigni d’Italia di Slow food Editore, potrebbe essere originario delle Marche, in particolare dell’area dei Monti Sibillini, tuttavia il primo clone italiano del vitigno riconosciuto dal Ministero è stato selezionato negli anni ‘90 in Abruzzo, afferma Maurizio Odoardi, agronomo, già dipendente dell’Agenzia per i servizi di sviluppo agricolo (Arssa-Abruzzo).
Vigneti produttori di vino Pecorino
Certamente un vitigno ritrovato, che in ogni area dove viene impiantato, esprime un Pecorino dalle caratteristiche organolettiche sostanzialmente differenti, prodotto in purezza, ma utilizzato anche in uvaggi di successo. Tra i precursori di spicco, l’imprenditore vitivinicolo marchigiano Guido Cocci Grifoni, che lo reintrodusse nei primi anni Ottanta a Offida e a Ripatransone, dedicandosi alla ricerca e alla sperimentazione, stimolando l’intero comparto, mentre di pari passo la rinascita del vino Pecorino si estendeva anche al vicino Abruzzo con risultati di notevole pregio. Eccone tre che mi hanno favorevolmente colpito e che vi consiglio di assaggiare alla prima occasione.
Casadonna Pecorino Terre Aquilane Igp - Feudo Antico
La sede della cantina si trova dove un tempo sorgeva un'antica villa romana, lo si è scoperto nel 2004 durante gli scavi per la costruzione dell’edificio, che sono proseguiti con il ritrovamento di strumenti per la conservazione del vino. Al primo posto i vitigni autoctoni, mettendo in campo moderne tecniche, sperimentazione, sostenibilità e interventi ridotti al minimo, in un’area da oltre mille anni vocata al vino, che nel 2019 porterà al riconoscimento della Docg Tullum, tra le più piccole denominazioni d’Italia. E non solo.
Il progetto ha una propaggine a Castel di Sangro, sulla montagna abruzzese, località per secoli considerata la Porta d’Abruzzo, meta di transumanza dei pastori e dogana, dove ha sede anche il quartier generale dello chef tristellato Niko Romito. Un laboratorio a cielo aperto che ha trovato casa nella tenuta di sei ettari del famoso ristoratore, tra l’orto e il frutteto, dove Feudo Antico ha impiantato un vigneto sperimentale di Pecorino a 800 mt di quota.
Casadonna Pecorino Terre Aquilane Igp - Feudo Antico
Una sfida iniziata nel 2010 che si confronta ogni giorno con il clima aspro di montagna, temperature proibitive, sole e vento di maggiore intensità rispetto alla pianura, escursioni termiche più elevate, tempi di maturazione più lunghi, che interagiscono sul ciclo biologico delle viti, ma che caratterizzano nel frutto, un’acidità più intensa. Tuttavia era tutto ancora sconosciuto quando si è iniziato, non c’era memoria storica sul vitigno Pecorino allocato in altura. Risultato, un grande Pecorino, realizzato in condizioni estreme, con una tiratura limitata per collezionisti.
La vendemmia avviene intorno alla seconda metà di ottobre, la vinificazione con fermentazione spontanea dei lieviti presenti nelle uve, l’affinamento si protrae in fusti di acacia per sei mesi sui lieviti, senza travaso, nei medesimi contenitori di fermentazione, per poi dare corso all’imbottigliamento, senza filtrazione né chiarifica. Al naso una trama olfattiva intrigante, dove prevalgono freschezza, sentori floreali delicati, pompelmo e lime. Al palato corpo e una bella concentrazione, per un sorso fresco, acido, salino, minerale, con impercettibili note esotiche e un finale lungo e persistente.
Varietà: 85% di uve varietà Pecorino come da disciplinare.
Forma di allevamento: Guyot
Prezzo medio: € 42-50
Abbinamento consigliato: Il pescato, il carciofo e il musciame - chef Salvatore Butticè - ristorante Il Moro a Monza
Giulia - Pecorino Igt Terre Aquilane - Cataldi Madonna
Un brand storico, che ha sempre saputo valorizzare i vitigni autoctoni abruzzesi, con un’estensione vitata di 30 ettari, dove si coltivano Montepulciano, Pecorino e Trebbiano, allocati nel comune di Ofena fra i 320 e i 440 metri di altezza. Un’area vocata che insieme alla provincia dell’Aquila, rappresentava fino alla seconda guerra mondiale, quella con la maggior capacità produttiva dell’intera regione. L’attività vitivinicola si origina nel 1920, grazie alla capacità imprenditoriale del barone Luigi Cataldi Madonna, continua con il figlio Antonio, che nel 1975 inizierà a imbottigliare, scegliendo di porre in etichetta l’immagine del ‘Guerriero di Capestrano’, una statua del VI secolo a.C., raffigurante un armigero dell'antico popolo italico dei Vestini, ritrovata in prossimità dei vigneti dell’azienda.
Giulia - Pecorino Igt Terre Acquilane - Cataldi Madonna
Proseguirà con il nipote Luigi nel 1990 e continua oggi con la figlia Giulia Cataldi Madonna, impegnata come i suoi predecessori nella valorizzazione del territorio, perseguendo l’obiettivo di trasferire l’espressività varietale delle uve al vino, senza mai perdere di vista la responsabilità del produttore verso l’ambiente, che si riverbera in vini vinificati in purezza e in assenza di ossigeno, dal 2016 certificati biologici. L’assaggio si è focalizzato sul Giulia – Pecorino Igt Terre Aquilane, dedicato dal padre Luigi alla figlia Giulia nel suo diciottesimo compleanno, un vino espressivo dei valori aziendali e del territorio, che mi ha fatto provare interessanti sensazioni e sottolinea i caratteri unici del Pecorino di montagna. Al naso sentori tenui di elicriso e macchia mediterranea, insieme a ritorni di arancia, bergamotto e clementina. Al palato corpo e struttura, per un sorso aromatico con note di fieno, fiori disidratati e limone, sostenuto da grande freschezza, pulizia e piacevolezza, un’acidità marcata in armonia con un sorso, sapido, lungo, persistente, definito, di grande bevibilità.
Varietà: Pecorino 100%
Forma di allevamento: Guyot
Prezzo medio: € 12/16
Abbinamento consigliato: Timballo di pane, alici di Cetara e pomodori Marinda - chef Marco Apicella - ristorante Al Peschereccio a Vedano Olona (Va)
Pecorino Centovie Colli Aprutini Igt - Umani Ronchi
Un punto di riferimento dell’enologia marchigiana e nazionale, tra i protagonisti della rinascita del Verdicchio, fondata alla fine degli anni ’50 da Gino Umani Ronchi nel cuore del Verdicchio Classico, rilevata pochi anni dopo dalla famiglia Bianchi-Bernetti, che nel 1969 trasferisce la sede da Cupramontana a Osimo. Dopo la laurea in Economia ed esperienze di rilievo all’estero, Michele Bernetti, entra in azienda nei primi anni ’90.
Affiancherà il papà Massimo, nello studio di nuove tecniche agronomiche ed enologiche, confrontandosi con esperti di rilievo internazionale del calibro di Giacomo Tachis, padre del Solaia e del Sassicaia, che nel 1994 favorisce la nascita del Pelago, anello di congiunzione fra vitigni internazionali e territorio, felice connubio tra Montepulciano e Cabernet Sauvignon, che nel 1997 conquisterà il premio “Miglior Vino Rosso del Mondo”, al prestigioso International Wine Challenge di Londra. Un super riconoscimento a cui ne seguiranno ogni anno numerosi altri, fino al premio “Cantina dell’Anno 2024” assegnato all’azienda di Osimo, dal Gambero Rosso, pochi mesi fa.
Pecorino Centovie Colli Aprutini Igt - Umani Ronchi
Una reputazione internazionale per la cantina marchigiana, che ha sempre avuto a cuore il territorio. Un approccio e una filosofia che ritroviamo anche nell’assaggio del Pecorino Centovie Colli Aprutini IGT, che abbiamo trovato interessante, identitario e duttile nell’abbinarsi al cibo. Si produce nella tenuta di Montipagano nei pressi di Roseto degli Abruzzi, 27 ettari coltivati in regime biologico, sulle pendici di una collina che guarda al Gran Sasso.
La vendemmia si svolge all’inizio di settembre, in cantina si da luogo a una pressatura soffice separando il mosto fiore dal mosto di pressatura, la fermentazione avviene in serbatoi di acciaio per 20 giorni, l’affinamento si protrae per circa 12 mesi in cemento e 5 in bottiglia. Al naso sprigiona delicate nuances floreali di biancospino e geranio, con sentori di chinotto, mela Granny Smith, salvia. Al palato è elegante, con una buona concentrazione, fresco, sapido, minerale, con note erbacee e floreali, tanta frutta gialla, pesca e albicocca, per chiudere lungo, con note finali di agrumi e lievi spezie.
Varietà: Pecorino 100%
Forma di allevamento: Guyot
Prezzo medio: € 12/16
Abbinamento consigliato: Paparuol e Aulive, pollo alla 'nduja, olive e peperoni arrostiti - chef Giovanni Solofra - ristorante Tre Olivi a Paestrum (Sa)