Un excursus nella sfera intricata e fascinosa dei vini dolci della Trinacria (in Sicilia), la cui base, sin dalla notte dei tempi, è zuccherina. Si tratta della prima rassegna e perlustrazione nella "Filiera della dolcezza", allestita al Palazzo dei Congressi di Taormina (Me), che viene sfoderata dall'Ais Sicilia, dopo aver elevato "Sicilia in Bolle", grazie alla delegazione di Ais Agrigento - Caltanissetta ormai da un decennio (tanto che l'iniziativa si realizza nella magnifica Scala dei Turchi - Realmonte). L'evento taorminese ha avuto un momento di riflessione con una tavola rotonda a tema, insieme alle istituzioni, esponenti dei Consorzi di tutela e gli esperti, tre momenti degustativi riservato a giornalisti e tecnici da mattina a sera e Banchi d'Assaggio anche per il pubblico. A coordinare tutto il responsabile degli Eventi per Ais Sicilia Gioele Micali e per gli eventi di Ais Taormina Gianluca La Limina. Immancabili il presidente di Ais Sicilia Francesco Baldacchino e la vice Mariagrazia Barbagallo, nonché delegata di Ais Catania. A collaborare anche la Fondazione ITS Academy Albatros di Messina con il supporto logistico e il servizio ai banchi d’assaggio della pasticceria siciliana e con il responsabile Fabrizio Scaramuzza.
La Sicilia celebra i suoi vini dolci
Sicilia in dolce, viticoltura siciliana al centro
Nel convegno, un contributo fondamentale per un discorso di progettazione strategica ed economica è quello dell'assessore regionale all'Agricoltura Salvatore Barbagallo che ha dato risalto alla promozione delle eccellenze enogastronomiche ed agroalimentari della Sicilia fuori dai confini dello Stretto e all'estero, oltre a sottolineare l'intenzione di ottenere una sinergia con le associazioni del territorio quali l'Ais Sicilia e l'Istituto Regionale Vino e Olio. Aderente al convegno pure il Piano Gal Taormina-Peloritani che ha fornito un patrocinio oneroso. Questa realtà si sposa molto bene in ambito enogastronomico con le valorizzazioni delle specialità da quando è nata dal 2009. A proporre il suo intervento la direttrice Beatrice Briguglio mentre in platea la memoria storica, nonché direttore amministrativo, Francesco Romeo. La loro voglia di crescita prevede anche il progetto "Le Valli del Mito e della Musica" che partirà a gennaio 2025 e si concluderà a maggio; in questo ambito, saranno creati degli eventi di enogastronomia in tutte le sei valli e tutti i 29 comuni.
Sicilia in dolce, il ruolo dei Consorzi
Il presidente nazionale Fenapi Carmelo Satta, che è anche un imprenditore con una piccola azienda vitivinicola, ha affermato: «Io ci sono per stringere sempre più rapporti con i Consorzi quali il Consorzio di Pantelleria e della Malvasia delle Lipari che intervengono quest'oggi come parte attiva». A questo proposito, il presidente del Consorzio di Pantelleria Benedetto Renda ha esposto la sua opinione in video call ricordando che «il Passito di Pantelleria è il Migliore d'Italia».
I consorzi hanno aderito inviando i loro vini destinati ai banchi d'assaggio
I consorzi hanno aderito inviando i loro vini destinati ai banchi d'assaggio. Negli giorni a Marsala si svolgeva anche il "Marsala Fest". Vicino ad Ais e a tutto il gruppo dirigente è l'Istituto Olio e Vino con il funzionario Felice Capraro. «Il rafforzamento dell'Irvo è riconosciuto - sottolinea -. L'ente è investito dall'assessore di riferimento che è quello dell'agricoltura. Abbiamo partecipato a “Sicilia in bolle”. Tutto è concordato con l'agricoltura: eventi come Wine Paris a febbraio, Pro Wine a Dusseldorf a marzo e Sicilia Regione Europea dell'enogastronomia che viene coordinata dall'assessorato all'Agricoltura. Abbiamo dato il nostro contributo recentemente a Bcom a Milano per rivolgerci ai presidenti delle associazioni. Le attività, però, sono molto complicate: la Sicilia da sempre produce vini dolci ed è inserita in un contesto internazionale (vedi Malvasie del Mediterraneo per fare conoscere etichette dalla Grecia al Mediterraneo). Oggi si tratta di fare conoscere meglio i territori. Nella logica di produzione, abbiamo altre manifestazioni in cantiere, crediamo nell'abbinamento tra vini dolci e pasticceria e l’assessore all'Agricoltura ci ha premiato per questo». Micali ha aggiunto che non si poteva non coinvolgere Carlo Hauner, vicepresidente del Consorzio Malvasia delle Lipari Doc: «Noi rappresentiamo un prodotto di nicchia che va trasmesso come eccellenza. La storia della Malvasia è legata ai Veneziani che avevano una colonia nel Peloponneso, da cui la Malvasia prende il nome e sono riusciti a commercializzarla. Hanno portato Malvasia in tutta Europa impiantando vigneti. Abili per com'erano sono stati capaci di chiamarla Malvasia dappertutto».
Sicilia in dolce, i vini isolani
La prima Masterclass dal titolo "Isolani: un viaggio tra Eolie e Pantelleria" è stata una riscoperta dei vini dolci dell'Arcipelago Eoliano, Favignana e la Perla Nera. A tenere questa degustazione i componenti dell'Ais Sicilia Giovanni Mormina e Andreia Rogoz. Sono stati considerati per troppo tempo vini non seri, non veri. Invece fanno sognare delle terre di fuoco e vento ricordando 25esimo canto del Purgatorio di Dante: "Guarda il calor del sol che si fa vino giunto all'umor che dalla vite cola". Come dice il prof. Attilio Scienza "è un viaggio ideale nelle radici più ancestrali della viticultura", come si evince dagli ideogrammi dei Sumeri. Il vino nasce dolce caratterizzato da una natura selvaggia, quasi eroica, che deriva dall'impegno delle fatiche dell'uomo. La Malvasia delle Lipari e lo Zibibbo 5-8% di Corinto nero o minutedda o passilina altro non è che Sangiovese che ha perso la capacità di produrre semi. Le isole Lipari e Pantelleria hanno in comune la dote vulcanica. Diversa è la natura di Favignana che è formata da roccia calcarenite da fossili marini, ricchi di ferro scheletri di pesce e conchiglie. Come a Lipari c'è la roccia Liparite, a Pantelleria riscontriamo la roccia è Pantellerite. Favignana è farfalla sul mare, come Salvatore Fiume la definisce. Joe Bastianich la definisce “uno sbuffo di basalto sul gran d'abito del Mediterraneo”. Tutte hanno nomi di vento che è protagonista di tutto e che ha portato imbarcazioni in grado di indurre la viticoltura. A Favignana c'è una vendemmia magica: le cassette vengono portate alla terraferma con caratteristiche imbarcazioni.
Alcuni dei produttori di Passito presenti a Sicilia in dolce
Pantelleria è un rigurgito di lava (che risale a 300 anni fa originaria da ossidiana fatta di vento, di mare e fuoco). Dista 70 chilometri dalla Turchia. In lei pulsa un'anima inquieta. Figlia del vento come gli arabi l'hanno chiamata. Qui si sono alternati fenici e arabi. Il pantesco è più un contadino che pescatore per contrastare il forte vento e l'assenza di acqua dolce, con temperature estive torride e l'origine di suoli vulcanici. Profondo senso di libertà è un bisogno primordiale, un concentrato di coraggio, indomita, un misto di dolcezza e grinta. Le vigne sono abbarbicate mentre guardano il mare e non si sono fatte piegare dall'incredibile pendenza. Qui si vendemmia quasi in ginocchio per coltivare queste vigne così di qualità. La terza Doc ad essere riconosciuta in Sicilia (dopo la prima che è quella dell'Etna nel '68 e la seconda quella del Marsala). Ogni muretto a secco è un polmone che respira il sole. Il vino principe è lo Zibibbo (Cap Zebib e Zabib figlio del Moscato bianco e dell'Uva Trifera) o Moscato d'Alessandria ed è stato inserito nel miglioramento genetico dell'uva. Si dice che dì questo ce ne sia uno in ogni porto. Il Passito alla prima vendemmia si fa appassire l'uva poi se ne compie una seconda per ottenere il mosto fresco a cui si aggiungono le uve precedentemente appassite. Per la Malvasia la leggenda di Animaro in Sicilia secondo cui un contadino cristiano va da un sacerdote a portare del succo di malva all'interno dell'orcio e fu fermato da un governatore dell'epoca e da lì si dice "Fa che Malva sia".
I vini degustati
- Primo vino in degustazione Ddefiu (vento caldo e cielo azzurro) Abbazia San Giorgio 2022, una vendemmia tardiva che mantiene i valori del passito di Pantelleria, dove c'è anche una frammentazione del suolo per cui ci vogliono più vendemmie. Gusto per lo più setoso ma abbastanza secco. Molto particolare da richiamare il tramonto magico e aranciato con delle velature perché non filtrato: sentori di frutta matura più che di uva passa, macchia mediterranea, sole potente: ricorda mondo floreale, noci, note agrumate più dello Zibibbo.
- Per il secondo vino Malvasia di Virgona 2022 profumi mediterranei con prevalenza rosmarino, agrumati, in bocca vellutato e seducente che invita al sorso e una certa persistenza.
- Il terzo vino Passito di Favignana Favinia Passulè (da passo lento) Annodecimo del 2020 Firriato, elegantissimo come l'isola che lo rappresenta. Fil rouge dei tre assaggi è la parte zuccherina che si connette alla sapidità. Il punto di forza non è solo la dolcezza in quanto è l'equilibrio è la cartina tornasole di tutto: la chiusura nel sale esclude la stucchevolezza e rende la degustazione fresco - sapida. Sul naso ognuno è caratteristico delle sue peculiarità: il primo è meno espressivo del secondo;
- Quarto assaggio è di Salvatore D'Amico con Malvasia delle Lipari Passito del 2019 dell'azienda omonima. Affinamento in botte di castagno, quelle di recente invece sono passate in acacia. Buon grado di tannino e di acidità. Veste ambrata e sfavillante, si sente molto la parte agrumata, citronella, salvia, un bel gioco tra alcool e zuccheri come se uno spalleggiasse gli altri. Finale lungo e incessante. Consistenza e struttura per un vino che deve essere longevo.
- Il quinto vino Passito Nes 2023, punta di diamante delle Cantine Pellegrino. Parla di mare per il suo sentore salmastro, sole e vento, pietre nere, pesca, albicocca disastrata, datteri, scorza d'arancia, agrumi canditi, fiori di zagara, macchia mediterranea con note di miele, sentori vulcanici.
- Ultima malvasia della batteria è di Carlo Hauner Selezione Carlo Hauner 2021, dove con la tecnica del freddo si blocca la fermentazione anche con vendemmia tardiva. Su questa, per l'esattezza, si ha una passitura di tre settimane con una macerazione di 24 ore e fermentazione in barrique (i lieviti fanno fatica: dopo un mese nn fanno indigestione). È un prodotto che viene dalla natura. Sì presenta che richiama l'oro antico, raggi del sole, erbe aromatiche, quali il timo, spezie, macchia mediterranea, rotondità che ricorda la musica arabesque.
Questi vini mantengono la loro identità con il loro vitigno nel proprio territorio. Complesso aromatico che dà una marcia in più rispetto all'omologazione degli altri passiti d'Italia. Per l'abbinamento cibo-vino: Il panettone al pistacchio del panificio San Giuseppe della zona etnea con la Malvasia e la pasta di mandorla Sala Ausilia di Itala e Mastrojeni di Santa Teresa con il passito.