Tra pochi giorni, il 1° gennaio 2025, Gorizia e Nova Gorica festeggeranno e condivideranno asssieme il ruolo di capitale europea della cultura. Due città di confine un tempo divise da un muro, antesignano del più famoso muro di Berlino. Era il 1947 quando la neonata Jugoslavia stabilì che la città di Gorizia doveva essere tagliata in due, in particolare il centro storico, con una cortina di ferro in prossimità della stazione ferroviaria transalpina. Qualche anno dopo, per volere di Tito, al di là del muro fu costruita una nuova città che passava sotto il controllo della Jugoslavia e doveva fungere da contraltare a Gorizia: Nova Gorica. Nei giorni scorsi a Nova Gorica, nelle storiche cantine del Monastero francescano di Castagnevizza (Kostanjevica) si è avuto un simbolico anteprima dei festeggiamenti tra le due città con un'asta benefica dei vini del Collio goriziano e sloveno. Vini che per la prima volta furono classificati dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria che riordinò le mappe del Catasto Tavolare Asburgico. Il ricavato dell'asta è stato devoluto al Monastero che sorge proprio al confine tra l'Italia e la Slovenia per il restauro degli affreschi della Chiesa dell'Annunciazione e della cripta dove sono sepolti Carlo X, il conte di Chambord e altri membri della famiglia reale francese.
La splendida barricaia delle cantine del Monastero di Castagnevizza (foto Flavio Graffi)
I cru della Contea goriziana, una storia nobile
La storia ci ricorda che l'antica Contea principesca di Gorizia e Gradisca, territorio da sempre vocato ai grandi vini, apparteneva alla monarchia asburgica assieme al litorale austriaco. Ed è proprio a Gorizia che il 17 marzo 1787 l'imperatrice Maria Teresa d'Austria promulgò un decreto della “Cesarea regia superiore commissione” contenente la “Classificazione dei vini prodotti nella Contea di Gorizia e Gradisca in riguardo alla loro bontà”. La Classificazione dei Cru di Maria Teresa d'Austria riveste particolare importanza poichè è la prima al mondo di cui si ha notizia: quella di Bordeaux, infatti, è del 1855. Inoltre, altra "chicca", non fu redatta in tedesco, lingua madre dell'Imperatrice, o in francese, la più diffusa dell'epoca, ma fu scritta in italiano, la lingua dell'opera lirica, legata al mondo delle arti e della cultura, un mondo nel quale rientrava anche il vino.
I pregiati lotti per l'asta dei Grandi Vini della Contea goriziana
Oggi quel vino è il fiore all'occhiello di un territorio che comprende il Collio italiano, quello sloveno (la Brda), i Colli Orientali, la Valle dell'Isonzo, il Carso e la valle della Vipava. Le cantine di questo territorio si sono riunite nell'Associazione dei Cavalieri della Classificazione dei Cru dell'Imperatrice Regina Maria Theresa per sostenere questo storico patrimonio. E lo hanno fatto donando, ancora una volta, i pregiati lotti per l'Asta dei Grandi Vini della Contea per la Pace: 17 barrique di Chardonnay, Ribolla Gialla e Friulano/Jakot per i vini bianchi, Pinot Nero e Merlot per i vini rossi. Barrique da 300 bottiglie ciascuna (con un prezzo di partenza di 3.000 euro, e sulle quali non compare il nome del produttore, ma del Cru storico). Quest'anno sono stati raccolti 95.000 euro devoluti al Monastero di Castagnevizza.
Alcune bottiglie custodite nel sancta sanctorum del Monastero di Castagnevizza (foto Flavio Graffi)
Anche quest'anno sono state proprio le storiche cantine del Monastero di Castagnevizza ad ospitare l'evento, battitore d'eccezione il rsponsabile dell'antica casa d'aste viennese Dorotheum alla presenza di Fra' Niko Žvokelj, Padre Superiore del monastero. Ospiti d'onore Riccardo Illy, console onorario di Francia a Trieste, imprenditore della storica famiglia del caffè e alla guida del Polo del Gusto, Charles-Louis de Noüe, rappresentante di una delle più importanti famiglie del vino di Borgogna con Domaine Leflaive e Alis Marinic della storica famiglia di produttori nel Collio sloveno Marinic, fondatori della maison Domaine Vicomte de Noüe-Marinic. Ospiti d'eccezione l'Arciduchessa d'Austria Maria Camilla d'Asburgo-Lorena, collezionisti e imprenditori del mondo della ristorazione di tutta Europa oltre ai rappresentanti dell'Associazione dei Cavalieri della Classificazione dei Cru dell'Imperatrice-Regina Maria Theresa.
Le aziende italiane e slovene che hanno donato le barrique per l'asta
Hanno donato i lotti le aziende italiane:
- Attems,
- Castello di Spessa,
- Ritter de Zahony,
- Rocca Bernarda,
- Subida di Monte,
- Villa Russiz,
- Korsic Wines.
E le slovene:
- Klet Brda,
- Kmetija Princic,
- Kristancic,
- Marjan Simcic,
- Nebò Winery,
- Vina Leban,
- Vina Stekar,
- Vini de Noüe Marinic,
- Zarova.
I lotti top? Una barrique di Theodoro Russiz Inferiore, iI cru Merlot 2022 di Villa Russiz aggiudicata per oltre 10.000 euro, e che deve il suo nome al Conte francese Teodoro de la Tour, fondatore dell'azienda e che portò con sé dalla Francia nel Collio i vitigni francesi come lo stesso Merlot, ma anche lo Chardonnay, il Sauvignon Blanc e il Pinot Grigio. Una bella cifra hanno incassato anche le barrique di Tejca Vedrignano II cru Classificazione Chardonnay 2021 battuta per 8.600 euro e di Bilje San Pietro III cru Classification Merlot 2022 aggiudicata per 6.200 euro, entrambi prodotti dalla Vini Noue Marinic.
Territorio teatro di guerre, oggi è simbolo e laboratorio di pace
Il ricavato dell'asta - come abbiamo anticipato - servirà per restaurare i seicenteschi affreschi della cappella del Monastero di Nova Gorica - prima “Capitale Europea della Cultura Transfrontaliera” nel 2025 con Gorizia. Forse non tutti sanno che nella cripta del monastero è sepolto l'ultimo Re di Francia, Carlo X di Borbone, fratello di Luigi XVI, ghigliottinato nella rivoluzione francese con la moglie Maria Antonietta, cacciato nel periodo della seconda rivoluzione francese del 1830, e che scelse Gorizia per il suo esilio chiedendo di essere sepolto nel Monastero francescano, unico monarca la cui tomba si trova fuori dalla Francia. Un territorio, quello di Gorizia e Nova Gorica, che ha segnato la storia d'Europa, per secoli teatro di guerre nel triangolo tra l'Austria, la Slovenia e l'Italia, e dove ora il vino è un simbolo ed un laboratorio di pace. In alto i calici. Prosit!