Per le oltre 500 famiglie (gli attuali soci della cooperativa Terre d'Oltrepò) è stata la conferma di una svolta epocale. La trasformazione in cooperativa gerarchica (con l'attivazione di una Spa controllata per facilitare investimenti e attrarre investitori) non sarà messa in discussione, come speravano alcuni oppositori del nuovo corso (per lo più esterni alla cooperativa), che avevano invitato a bocciare il bilancio annuale per mettere in crisi l'attuale gruppo dirigente della cantina. Con l'88% dei voti dei presenti, i soci hanno invece confermato la gestione, sostenendo il piano quinquennale avviato un anno fa, da cui dipende un riassetto più ampio di tutto il comparto vitivinicolo pavese.
Il sostegno dei soci chiude ai veleni
Pur in presenza di numerose richieste di chiarimenti sull'operazione Spa, i soci hanno di fatto chiuso la porta ai troppi veleni circolati attorno a un progetto industriale fortemente voluto dal ceo Umberto Callegari, che ha di fatto chiuso la partita coi suoi numerosi contestatori. Questi, a diversi livelli, hanno cercato di ostacolare un progetto che li mette fuori gioco. È il caso di mediatori abituati a trasferire “valore” in altri territori vendendo vino sfuso o uve, imbottigliatori che fino a poco tempo fa hanno fatto il bello e il cattivo tempo nel Consorzio di tutela, ex soci di Terre d'Oltrepò venuti meno all'obbligo statutario di conferire le loro uve alla cooperativa, cedendole invece alla cantina Ermes da poco attivata in Oltrepò, e per questo espulsi, o infine singoli esponenti di associazioni o politici che si sentono ai margini del nuovo corso.
I soci hano confermato la gestione sostenendo il piano quinquennale avviato un anno fa
La cooperativa e l'integrazione con il territorio
Tutti rappresentanti di interessi legittimi, per carità, ma che non coincidono con quelli della cooperativa e col progetto condiviso con le cantine private per fare un salto di qualità nella promozione di un territorio che rappresenta il terzo polo produttivo di vino in Italia, ma che finora non ha avuto un riconoscimento del suo ruolo.
Le opportunità della nuova Spa
Ed è proprio nella prospettiva di cambiamento e sviluppo che va vista la decisione della cantina di creare una Spa, totalmente controllata dalla cooperativa. Un progetto nato per dare la spinta decisiva a un processo industriale che, grazie a nuove fonti di finanziamento più facili da reperire, porti Terre d'Oltrepò almeno ai livelli delle altre grandi realtà cooperative vinicole italiane che da anni puntano su organizzazioni più moderne e sulla qualità, determinando anche il successo di tutto il territorio, dal Trentino-Alto Adige al Piemonte, dall'Emilia-Romagna al Friuli.
Un progetto tra sostenitori e oppositori
Un progetto, quello dell'attuale dirigenza di Terre d'Oltrepò, che ha trovato molti sostenitori e partner interessati (a partire dalle cantine private pavesi, che hanno stretto un'alleanza con le cooperative a livello di Consorzio di tutela), ma che, come tutti i cambiamenti, comporta inevitabilmente delle opposizioni. Nel caso specifico parliamo di chi, come in tutte le comunità, non accetta il cambiamento: o perché non ne ha magari compresi i benefici o, al contrario, perché ne ha fin troppo comprese le finalità e teme di perdere rendite di posizione o piccole posizioni di potere (relativo).
L'assemblea e la risposta ai contrari al cambiamento
Ecco perché, in vista dell'assemblea, vinta alla grande dagli attuali dirigenti, erano scattati post sui social di politici che magari avrebbero preferito che in Oltrepò continuassero a dare le carte gli imbottigliatori (che non a caso si sono dimessi da consiglieri non appena l'accordo privati-cooperative ha cominciato a funzionare). Senza contare le lettere anonime in cui, giocando con i numeri, si è cercato di screditare l'attuale gestione di Terre d'Oltrepò, invitando a votare contro il bilancio. Ovviamente senza metterci la faccia.
Prospettive di crescita per la base sociale
A bocce ferme, sembra che la base sociale della cooperativa abbia ben compreso che solo più efficienza e nuovi servizi possano portare benefici per tutti, puntando soprattutto a sviluppare l'area degli spumanti, del pinot nero e dei vini di qualità anche attraverso una nuova società controllata, più agile e in grado di svolgere anche attività di service (come la pressatura o il magazzino) per molte cantine private. Un gioco di squadra e di sinergie, sull'esempio di altri grandi territori, come lo Champagne, dove i centri di pressatura sono messi a disposizione anche dei piccoli vigneron.
L'obiettivo è fare gioco di squadra sull’esempio di altri grandi territori, come lo Champagne
Il ruolo del Ceo e le prospettive di rinascita
La costituzione della Spa è il cuore del piano industriale, illustrato da tempo ai soci e ai possibili partner dal ceo di Terre d'Oltrepò, Umberto Callegari, nonché un tassello fondamentale concordato con molte istituzioni, a partire dal Ministero dell'Agricoltura. Parliamo di un progetto giunto alla conclusione dopo 8 mesi di lavoro e a cui Callegari ha legato il suo ruolo e la sua presenza al vertice della cooperativa per dare un futuro di crescita a Terre d'Oltrepò e al territorio. Se non si comprende questo passaggio, non si possono capire gli attacchi a Callegari da parte degli “oppositori” esterni alla cooperativa, che fanno il gioco di chi non ama i cambiamenti in atto nell'Oltrepò e vorrebbe tornare a vecchi equilibri in cui i produttori di filiera marciavano separati, in disaccordo e condizionabili…
Il commento di Umberto Callegari
Il commento del ceo Umberto Callegari dopo il voto positivo dell'assemblea (ricordiamo, 88% di sì in un clima davvero molto pesante…) è più che significativo: «Il futuro dell'Oltrepò può realizzarsi solo tramite competenze, strategie e obiettivi condivisi. Ha vinto la comunità dei soci, ha vinto ciò che unisce; hanno perso disinformazione, pretestuosità e veleni. Questa trasformazione è voluta e progettata per il bene della nostra base sociale e per garantire un futuro fondato sulla creazione di valore. L'assemblea ribadisce dunque il pieno sostegno dei soci a proseguire il percorso intrapreso, per il bene dell'azienda, dei soci e dell'Oltrepò. Continueremo a impegnarci senza sosta in questo lungo e difficile percorso di rinascita. Lo dobbiamo a tutti i soci che continuano a credere in noi e al territorio tutto».
Umberto Callegari, ceo di Terre d'Oltrepò
A Terre d'Oltrepò spetta ora continuare sulla strada intrapresa in un momento storico molto complesso per l'Oltrepò e per l'intera industria vinicola. Le strutture produttive e i marchi, frutto del lavoro degli agricoltori-soci, potranno finalmente essere valorizzati come meritano dopo troppi anni di incurie o di gestioni legate a vecchi schemi (quantità e produzioni destinate ad altri territori). Basti pensare al valore di un brand come La Versa, per anni il primo spumante italiano per riconoscibilità, praticamente abbandonato per anni in cantina e che negli ultimi tempi è tornato sul mercato con oltre un milione di bottiglie di bollicine di qualità.