Né Franciacorta, né Prosecco, tantomeno Champagne: semplicemente un buon vino. "Spumante Brut" che prende il nome del colle - Mompiano - che domina Brescia, la Leonessa. Bollicine rimaste a invecchiare in cantina (per onestà intellettuale, quasi dimenticate) per ben 18 anni. Stappate in questi giorni di caldo feroce. Semplicemente sorprendenti per la persistenza e la struttura, con retrogusto di mandorla e frutti di bosco. Annata 2005. «Metodo tradizionale classico, vino spumante di qualità - recita l'etichetta artigianale - prodotto e imbottigliato dall'azienda agricola Mario Pasolini».
Il Brut di Mompiano
Brut di Mompiano: 12° di color giallo paglierino di eccelsa godibilità
Un compianto, grande grandissimo viticoltore Pasolini, mai apprezzato abbastanza. 12° di color giallo paglierino di eccelsa godibilità che hanno ben resistito nel tempo, invecchiando con signorilità. Etichetta minimale per un vino che fa "la barba" a tante bollicine dei nostri giorni. Vale la pena ricordare la battuta, lapalissiana, che mi fece il campione del mondo dei sommelier al termine di un'intervista tv: «Non c'è nessun segreto: il vino o è buono, oppure non è buono. Se è buono, resiste nel tempo. Stop». Quello che, sorprendentemente, si addice al "Mompiano" di Pasolini.
Mi regalò 2 bottiglie, dopo aver visitato il vigneto e la cantina situata sul colle, dal quale si ammira una splendida vista della città. Oltre allo spumante si produceva, sempre da etichetta, il Rosso di Mompiano, alcol 12,5°, vino della località Ronco, in frazione di Mompiano, strada del monte di Mompiano in comune di Brescia, di proprietà di Mario Pasolini. «Un geometra in città, il signor Pasolini - scriveva Danilo Tamagnini - offre, mallevadore Veronelli, un ottimo rosso cavato dal Ronco di Mompiano». Vini di un tempo, robusti, caratterialmente forti. Lasciano il segno ancor oggi e rappresentano (Mario Soldati) la vera «Poesia della terra».