Si tratta del principale volano per il turismo, come è stato dichiarato anche all’interno della sesta edizione, quella 2023, del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano, curata dalla Professoressa Roberta Garibaldi. Ha un comparto che vale nel mondo circa 336 miliardi di dollari, e 11 miliardi di Euro in Italia, con un potenziale indotto di almeno dieci volte di più. Con il suo saldo attivo nella bilancia commerciale, svolge un ruolo chiave nella prima delle 4A dell’eccellenza Made in Italy: Agroalimentare, Arredamento, Abbigliamento e Automazione. Eppure noi italiani del vino abbiamo paura.
Vino, c'è un timore reverenziale nei suoi confronti?
In Italia c'è un timore reverenziale verso il vino
Già, perché come ha dichiarato qualche anno fa il grande regista Mario Monicelli al giornalista Fabio Piccoli di Wine Meridian, che gli chiedeva come mai nessuno avesse ancora ancora pensato di fare un film su questo mondo, «Il vino per noi italiani è una roba troppo seria, quasi sacra. Se sbagli i toni, le parole sul vino, ti sbranano. Meglio lasciar perdere». E ancora oggi è così.
Secondo uno studio americano, tanti giovani hanno difficoltà ad approcciarsi al mondo del vino
Tanto che, secondo uno studio americano, tra i giovani l’82% degli intervistati dichiara di avere difficoltà ad approcciarsi al mondo del vino. La causa principale è una scarsa conoscenza che limita le capacità di scelta, a favore di un maggior consumo di cocktails, birre artigianali o drink analcolici, che sembrano in grado di rispondere meglio alla voglia crescente di sentirsi connessi con ciò che si sta consumando.
Il mondo del vino: sfide e soluzioni per il futuro
Proprio questo analfabetismo enologico, insieme ai cambiamenti climatici e sociali, a una importante rivoluzione digitale già in atto e a una crescente richiesta di sostenibilità, sono le sfide che il comparto deve affrontare per consolidarsi nel futuro. E quale può essere un obiettivo raggiungibile nel prossimo futuro? Come ridurre questa "aura mistica" attorno a questo prodotto? Rendendo il vino laico, più vicino al pubblico.
Sfide da affrontare partendo proprio dalla comunicazione, alleata preziosa per riuscire a smitizzare il vino in maniera intelligente, attraverso un linguaggio semplice, chiaro e trasparente, in grado di renderlo comprensibile anche a chi non ha esperienza in materia. Il mondo del vino deve cambiare il modo di fare impresa, per consentire al consumatore di sapere e capire cosa gli viene offerto. Serve un consumatore consapevole, che beve in maniera consapevole.
In questo modo il vino del futuro potrà essere un vino laico che, spogliato della sua aura di sacralità, sarà in grado di avvicinarsi ai diversi target di pubblico, oggi ancora diffidenti nei confronti di questo settore. Parola d’ordine: sostenibilità (ovvero rispetto). Chiarezza e trasparenza quindi, ma anche sostenibilità dei prodotti e dei processi che portano alla loro realizzazione. È questo il messaggio chiave in grado di rispondere alle esigenze di una coscienza collettiva sempre più sensibile a questo tema. Così se la qualità oggi appare quasi scontata (dopo la crisi del vino al metanolo degli anni Ottanta l’Italia ha iniziato a produrre vini di grande qualità), c’è invece una costante ricerca di sostenibilità, intesa da più punti di vista: ambientale, economica e sociale.
Sempre più consumatori apprezzano i vini biologici
Piacciono sempre di più i vini biologici, tanto che tra i migliori vini d’Italia premiati quest’anno dal Gambero Rosso spiccano 174 aziende con i tre bicchieri verdi, ovvero certificate biologiche o biodinamiche, ben il 35% delle 498 aziende premiate, come abbiamo già raccontato sulle pagine di Italia a Tavola. Una conferma arriva anche dagli espositori di questa prima Fiera dei Vini di Piacenza, che rivelano un’Italia del vino sempre più BIO, con una cantina su quattro contraddistinta dalla fogliolina verde, il logo europeo riportato in etichetta dalle aziende certificate da un ente autorizzato.
Vino, quale futuro per il comparto? Intanto è boom di etichette bio
Ma il concetto di sostenibilità va ben oltre l’essere biologici, e va inteso in senso più ampio come rispetto nei confronti dell’ambiente, oltre che come etica del lavoro e della filiera produttiva, in un settore in grado di creare indotto e di mantenere l’economia del territorio, promuovendone per di più il turismo con la cura e la bellezza dei paesaggi.
Il vino come mediatore del futuro
Il vino diventa così uno straordinario mediatore, in grado di raccogliere le esigenze di un territorio e di rielaborarle creando nuove competenze, per restituire poi al territorio stesso un prodotto tagliato su misura per le esigenze del suo pubblico. Il mondo del vino sta cambiando velocemente, occorre imparare dal passato, intuire quali spazi offre il presente per lo sviluppo di nuovi progetti, e poi mettersi al lavoro per realizzarli. Perché come dice Oscar Farinetti, «Il futuro è provarci!».