Nel piatto ci sono dei riccioli di seppia cotti in burro nocciola e accompagnati da caviale e da un brodo di midollo che è l'elemento decisivo che dona al piatto un equilibrio unico. La sorpresa, però, non è nella pur eccezionale preparazione di Takeshi Iwai, ma nel calice. Il pranzo, infatti, si apre con un Rosso di Montalcino 2022 di Altesino. Il pensiero, inutile nasconderlo, corre subito al rischio che un vino di questo tipo possa spegnere o quanto meno stonare con la delicatezza del piatto. Il risultato, di contro, è di quelli inattesi: un matrimonio perfetto.
Il Rosso di Montalcino 2022 di Altesino
Altesino e Argiano portano Montalcino a Milano
In fondo, non dovremmo essere sorpresi. L'obiettivo dichiarato fin da subito è proprio questo: mostrare come i vini di Montalcino sappiano essere versatili e si prestino quindi ad abbinamenti anche insoliti. «I nostri sono vini gastronomici», dice Bernardino Sani, amministratore delegato di Argiano. Difficile dargli torto, ma ci arriveremo poi. Argiano e Altesino hanno deciso di raccontare i loro vini in uscita nel 2024 con un pranzo al ristorante Aalto, nell'omonima piazza del modernissimo quartiere di Porta Nuova, a Milano. Un'occasione unica per scoprire due eccellenze di Montalcino, simili per importanza e per cultura del lavoro, ma diverse per interpretazione del territorio e due suoi frutti.
Aalto a Milano
Argiano può vantare una storia antica, che affonda le radici nella storia stessa di Montalcino. Oggi è un realtà che opera su 125 ettari complessivi, di cui 58 vitati e 10 ad uliveto, tutti posizionati nel versante sud-ovest di Montalcino e tutti attorno alla villa rinascimentale, l'ultima a Montalcino, che rappresenta il cuore dell'azienda. Tratto caratteristico di Argiano è la capacità di restare saldamente ancorata al territorio, pur cercando costantemente di innovarsi e migliorarsi.
Basti pensare che nel 2013, Bernardino Sani e Francesco Monari hanno iniziato un progetto di micro-parcellizzazione dei vigneti, avvalendosi della collaborazione di Pedro Parra, consulente vitivinicolo cileno di fama mondiale, grazie ai suoi studi sulle radici della vite e sul rapporto vino-terroir. Il lavoro si è concluso con l’individuazione di 6 cru aziendali di Sangiovese - tra cui la Vigna del Suolo -, caratterizzati da altrettante stratificazioni di suolo differenti che hanno portato, di conseguenza, a vinificazioni separate. Il lavoro della storia cantina di Montalcino è stato, inoltre, recentemente premiato da Wine Spectator, che ha nominato il Brunello 2018 di Argiano il miglior vino al mondo.
La tenuta di Argiano
Anche Altesino è un nome a cui è legata in maniera indissolubile la storia di Montalcino e dei suoi vini. L'azienda, che si estende su circa 80 ettari, di cui 44 dedicati alle vigne, è stata la prima a portare il concetto di cru anche a Montalcino. Era il 1975 e vide la luce il Brunello di Montalcino Montosoli, che ancora oggi conserve intatta la sua innata eleganza. Non solo: ad Altesino si devono la prima grappa di fattoria grazie alla consulenza del mastro distillatore Gioacchino Nannoni (1977) e le prime sperimentazioni in barrique (1979).
I vini di Montalcinio e gli abbinamenti di Aalto
Come dicevamo, il viaggio alla scoperta delle diverse espressioni dei vini di Montalcino è partito con l'abbinamento dei riccioli di seppia con un Rosso di Montalcino 2022 di Altesino. Un vino che, nonostante sia frutto di un'annata molto calda, conserva una particolare freschezza e sorprende per la facilità di beva. Discorso diverso per il Rosso di Montalcino 2021 di Argiano. Un vino, in questo caso, meno diretto del suo predecessore, ma incredibilmente elegante. Merito anche della natura: il 2021 ha portato in dote una vendemmia fortunata che si traduce in un vino che pur restando godibile si fa notare per una bella struttura, una nota acida e una salinità importante che resta nel finale. Non a casa lo chef Takeshi Iwai ha deciso di affiancargli un'anguilla appoggiata su un tataki di manzo e liquirizia. Un piatto decisamente meno delicato, più grasso e per questo adatto all'etichetta di Argiano.
Le etichette di Argiano in degustazione
Argiano e Altesino, spiegavamo prima, sono due espressioni molto diverse dello stesso territorio. Una differenza che è emersa in tutta la sua pienezza quando sono stati affiancati i due Brunello di Montalcino 2019. Il primo, quello di Argiano, è un vino che al naso rimane fresco, pur con una finale balsamico. Al palato è verticale, con tannini marcati e un sapidità notevole. Un vino molto diverso dal suo "collega" di Altesino, che si presenta, come da tradizione, elegante ed equilibrato, tanto al naso quanto al palato. Due caratteristiche che lo rendono molto più accogliente del Brunello di Argiano, anche se meno complesso. Ad accompagnare le due eccellenze di Montalcino, un riso allo zafferano con fondo bruno, animelle e olio all'alloro. Proprio quest'ultimo ingrediente, all'apparenza potenzialmente divisivo, ha reso anche questo abbinamento centrato. La nota balsamica finale portata dall'alloro, per il resto molto poco invadente, si è incastrata alla perfezione con il contenuto dei calici.
Riccioli di seppia, midollo e caviale
1/3
Riso giallo, fondo bruno e animelle
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A sinistra, Anguilla, tataki di manzo e liquirizia. A destra, Wagyu e topinambur
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La linea che demarca la diversa espressione del territorio di Argiano e Altesino si è riproposta anche nel finale, con le due cantine che hanno presentato i loro "gioielli". Argiano ha servito il suo Brunello Vigna del Suolo 2019. Si tratta di un'etichetta che nasce dalle uve di una piccola particella di un solo ettaro. Una vigna vecchia, con più di sessant'anni, la prima dell'azienda a diventare biologica. Un vino, quindi, di eccellenza, che lo stesso Bernardino Sani ha definito come «un Brunello che esalta le tre colonne di ciò che siamo: storia, eleganza e suolo». Al naso una complessità unica, che diventa al palato grande sapidità e una persistenza che invita alla meditazione. Un gran vino, accanto al quale non ha comunque sfigurato il Brunello di Montalcino Montosoli 2019 di Altesino, espressione del cru la cui storia vi abbiamo già raccontato in precedenza. Al naso, frutti rossi e un finale di pepe rosa. Al palato, un vino vellutato e di grande aromaticità. In abbinamento, wagyu con olio di coriandolo e topinambur. Menzione d'onore, infine, per il Solengo 2018 di Argiano, abbinato a una selezione di formaggi. Prodotto per la prima volta nel 1995, è il Supertuscan della cantina. Un vino potente, fortemente speziato, ma che riesce a non perdere l'eleganza tipica di Montalcino.
Che i vini di Montalcino fossero eleganti, complessi e coerenti lo sapevamo già. Argiano e Altesino ci hanno insegnato una cosa nuova: possono essere anche versatili. Missione compiuta.
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