Dal Rondò veneziano alle Suites di Johann Sebastian Bach, dall'Adagio di Albinoni alle Arie di Girolamo Frescobaldi, dall'Allegro con brio di Ludwig Van Beethoven alla Serenate di Wolfgang Amadeus Mozart. Chi meglio di Igor Delaiti, maestro di musica da camera con il diploma conseguito al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia e insegnante all'Istituto musicale "Antonio Vivaldi" di Bolzano , poteva interpretare in chiave musicale le emozioni che anche un vino può regalare?
Classe 1975, trentino di Aldeno, località sulla sponda destra dell’Adige, alle pendici del Monte Bondone, località ribattezzata da Veronelli la "piccola Epernay del Trentino", Igor Delaiti, giunto "a metà del cammin" di dantesca memoria, con una passione ancestrale per il vino e per l'enologia, ereditata dalla nonna Giuseppina Borgognoni e successivamente da papà Guido, ha deciso di regalare ai suoi fans nuove emozioni questa volta non più con i suoi concerti in Italia e in Europa, ma con i vini di famiglia.
Ivan Delaiti
Galeotto un incontro alla Storica Osteria Morelli di Canezza
Conoscevo l’azienda agricola Delaiti di Aldeno, un'azienda a conduzione familiare, per gli asparagi bianchi (squisiti, a mio avviso tra i migliori d'Italia), per le ciliegie (varietà Durone nero) e per le mele Jonagold (una bontà). Non per il vino. Galeotto fu un incontro conviviale, prima della pandemia, alla Storica Osteria Morelli di Canezza di Pergine all'imbocco della Valle de Mòcheni. Una serata all’insegna del baccalà e di altre peccaminose proposte, anfitrione lo chef Fiorenzo Varesco. Ed è qui che ho potuto apprezzare la produzione vitivinicola dell’azienda Delaiti.
Vini schietti, sinceri, artigianali, che rispecchiano ed esaltano il territorio
Vini schietti, sinceri, artigianali nel senso più nobile del termine, con una personalità che sicuramente Luigi Veronelli avrebbe apprezzato poichè, nelle diverse tipologie, rispecchiano ed esaltano il territorio.
Mi colpirono sia la linea Delaiti improntata sul frutto, sulla semplicità, sulla beva facile e immediata, sia la linea Borgognoni più strutturata, complessa, vocata alla longevità. Annotai sul mio taccuino: un’esplosione di profumi il Moscato Giallo declinato nella versione secca, ideale come aperitivo. Fresco, sapido, di buona struttura lo Chardonnay. Accattivante il blend “Zerla” (parola dialettale trentina che indica il falcetto), un assemblaggio intrigante di quattro vitigni: lo Chardonnay, il Pinot Grigio, l’Incrocio Manzoni e il Pinot Nero. Piacevolissimo anche il Borgognoni Pinot Grigio Ramato, dal nerbo vivace e dalla struttura importante che a tavola si sposa con molti piatti.
Al "Gallo Cedrone" di Campiglio presentate le nuove annate e le nuove tipologie
Tre anni dopo eccomi a riassaggiare al "Gallo Cedrone" di Madonna di Campiglio le nuove annate e le nuove tipologie, gran cerimoniere Giuseppe Greco, maître del ristorante stellato. Una conferma e una sorpresa dal momento che Igor - ecco la novità - da un paio d'anni segue sempre più da vicino e in prima persona l'azienda di famiglia. Un'azienda agricola affidata per la gestione dei vigneti (45 ettari, parte di proprietà, parte in comodato) a papà Guido e al fratello Luca, mentre in cantina Igor si avvale della consulenza dell'enologo Loris Cazzanelli con il quale si diverte a "testare" le diverse partite d'uva provenienti dal conoide di Aldeno e da altri vigneti del Trentino (Garniga, Castione, Mori, Villazzano) attraverso una serie di microvinificazioni. "Abbiamo superato quota 50 microvinificazioni - ci ha confessato - con diversi passaggi in acciaio, barrique e tonneau".
Igor Delaiti e Giuseppe Casagrande
I grandi piatti di Sabino Fortunato
La serata di presentazione dei vini "musicali" della Cantina Delaiti di Aldeno è stata allietata a tavola dalle leccornie dello chef stellato del "Gallo Cedrone" di Campiglio, Sabino Fortunato. Quanto mai sfiziosi gli amuse-bouche: Ostrica sarda Sandalia su centrifuga di mela e gel di gin tonic; Tartare di branzino, gambero rosso crudo, aria di cocco e lime; Battuta di manzo su asparago bianco, caprino e crumble alla nocciola; Carne salada di cervo con porcino sott’olio, spuma al lampone e cialda al cumino.
Da standing ovation il "Risotto come una parmigiana di melanzane" e la "Guancia di vitello bio, sedano rapa affumicato, albicocca ed estratto di conifere". E in chiusura, con un crescendo rossiniano, "Lampone, yogurt di malga e rosa canina".
Grandi piatti accompagnati da grandi vini (noblesse oblige): per iniziare lo Champagne Blanc de Blancs Grand Cru 2017 Pierre Peters. A seguire il Grüner Veltliner Wachau 2004, il Sangiovese Vigna dell’Impero 2016 della Tenuta Sette Ponti di Castiglion Fibochi, il Pinot Nero Aristos 2020 della Cantina Valle Isarco e il Blauburgunder Riserva 2016 Burgum Novum Castelfeder di Cortina all'Adige. Infine, con i dolcetti di fine serata, un rinfrescante Gin Tovel’s Trafenga proposto da Giuseppe Greco. Chapeau.
Il Rondò Blanc de Blancs millesimato 2018 con uve da tre diversi vigneti
Il risultato? Straordinario come abbiamo potuto verificare durante la degustazione delle etichette proposte nel corso della serata. Si comincia con le bollicine di benvenuto: l'"Ouverture", Chardonnay in purezza, 20 mesi sui lieviti, piacevolissimo con i suoi profumi fruttati e la baldanza di un giovanotto di belle speranze. Era solo il preludio in attesa del blasonato "Rondò" 2018, un Blanc de Blancs millesimato, 40 mesi sui lieviti, sboccato a gennaio, frutto di tre microvinificazioni di uve Chardonnay provenienti da tre diversi vigneti posti ad altitudini dai 250 ai 500 metri, con passaggio in legno di una sola partita. Un intrigante "satèn", morbido ed elegante, con un bouquet che ricorda la mela, la banana e la pesca bianca, con un tocco di esotico, mentre in bocca esprime la complessità dei grandi spumanti metodo classico del Trentino.
Nei giorni scorsi al concorso "Venezia International Wine Trophy" il Rondò 2018 ha sbaragliato il campo conquistando il gradino più alto del podio con il punteggio di 92 centesimi per "l'eleganza, la morbidezza e la complessità" si legge nella motivazione della giuria.
Rondò Blanc
"Zerla", blend di Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot Nero e Incrocio Manzoni
Ma torniamo a Campiglio. Molto atteso era l'assaggio delle due annate del mitico "Zerla". Austero il 2019: blend di Chardonnay 70%, Pinot Grigio 15%, Pinot Nero 10%, Incrocio Manzoni 5% di sette diverse microvinificazioni con macerazione a freddo. Piacevole per la spiccata nota sulfurea. Promette bene il 2021: blend di Chardonnay 60%, Johanniter 15%, Pinot Nero 15%, Incrocio Manzoni 10%. Naso floreale (biancospino) e fruttato (pesca bianca), fresco e sapido in bocca. Ripeto: promette bene, anzi benissimo.
Fiore all'occhiello il Borgognoni Rosa, un Pinot Grigio stile provenzale
Altro fiore all'ochiello della cantina Delaiti è il Borgognoni Rosa, un Pinot Grigio ramato 100% vinificato "in rosa" che abbiamo assaggiato nelle tre annate: 2019, 2020, 2021. Confermo i giudizi che avevo espresso quattro anni fa. Colore salmone che ricorda i rosati provenzali di Bandol, bouquet delicato di fiori di acacia, simpatica nota di pietra focaia, in bocca sprigiona tutta la sua complessità: freschezza nelle annate più giovani, eleganza in quelle più mature.
Musicalmente "Arioso" il Pinot Nero del vigneto di Sano (Mori) assaggiato in due diverse annate. Luminoso il 2019 (un anno in barrique e tonneau con 35 giorni di macerazione sulle bucce, un anno di affinamento in bottiglia), armonico ed elegante. Premiato in Svizzera al Campionato mondiale dei Pinot Noir. Vivace il 2020 dal colore brillante con un ampio ventaglio di profumi (ciliegia, fragola, mirtilli) e una straordinaria eleganza.
Il Merlot di Igor Delaiti, una sfida lanciata ai vignaioli di Aldeno
Il Merlot è la sfida che Igor Delaiti ha lanciato ai vignaioli del Trentino, in particolare a quelli di Aldeno, località che in passato era stata ribattezzata la patria del Merlot. Abbiamo assaggiato le annate 2018 e 2019 vinificate in tonneau francesi. Nell'annata 2019 si nota al naso e poi in bocca un leggero (10%) appassimento delle uve. Confermo i giudizi espressi da altre commissioni nei vari concorsi nazionali e internazionali. Un vino elegante, armonico, di grande appeal che in musica ricorda l'Adagio di Albinoni.
Grande interesse ha suscitato anche la presentazione del Mercà Largo (annata 2018), un blend di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Teroldego e Lagrein con tutti gli orchestrali che concorrono a rendere questo vino armonico, elegante, complesso e accattivante. Ecco perchè è richiestissimo sul mercato.
Altra perla il Borgognoni Rosso che abbiamo assaggiato nelle annate 2018, 2019, 2020. Nasce da un blend di Teroldego (80%) e Lagrein (20%) nel vigneto storico della famiglia ad Aldeno. Un vino "old style" dal colore rubino e dal bouquet che ricorda la prugna, la ciliegia matura, i piccoli frutti con una nota speziata data dal legno americano. Vellutati i tannini, che invogliano ad un secondo sorso.
E in attesa del Serenade Rosè, ecco l'ultima chicca: un orange wine in anfora
In chiusura, in attesa del Serenade Rosé millesimato (40 mesi sui lieviti, uscirà tra quattro anni) e di altri due gioielli, il Brut Nature Riserva Borgognoni (80% Chardonnay 20% Pinot Nero) e il Moscato Rosa da uve sovramature, ho assaggiato l'ultima "chicca": un blend di Johanniter e Souvignier Gris macerato per sei mesi in anfora e un anno in barrique di secondo e terzo passaggio. Mi ricorda gli orange wine della Goriška Brda (Collio slveno). Mi ha entusiasmato. Igor lo chiamerà in onore di Emma Clauser, pioniera dei vini bio e dei vitigni resistenti, la "Suite n.1 di Johann Sebastian Bach". Un inno alla musica classica d'autore con l'augurio che anche la figlia maggiore, Agnese, violoncellista, segua le orme del padre non solo al Conservatorio, ma anche in cantina con i vini del cuore.
In alto i calici. Prosit.
Tutte le immagini sono di Benedetta Dolecki.