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Santa Sofia, ecco il nuovo Gioè. Segni particolari: elegantissimo

L'edizione numero 19 del vino prodotto dalla storica azienda in Valpolicella segna una evoluzione: il Gioè 2013 evolve in freschezza e bevibilità 

 
18 novembre 2022 | 10:55

Santa Sofia, ecco il nuovo Gioè. Segni particolari: elegantissimo

L'edizione numero 19 del vino prodotto dalla storica azienda in Valpolicella segna una evoluzione: il Gioè 2013 evolve in freschezza e bevibilità 

18 novembre 2022 | 10:55
 

L’azienda vinicola Santa Sofia nasce due secoli fa in una delle zone più suggestive della Valpolicella classica, a Pedemonte. Proprio qui troviamo Villa Santa Sofia o Villa Serego, unico edificio progettato da Andrea Palladio (1565) a Verona. Si tratta di una delle opere più originali del grande architetto: la Villa, che presenta delle originali colonne a bugnato rustico, è patrimonio dell'umanità dell'Unesco dal 1996, insieme alle altre ville palladiane del Veneto. Villa Santa Sofia è legata alla produzione di vino fin dal 1811, così da diventare il simbolo dell’azienda vinicola.  

Già nella metà del 1800, Santa Sofia era apprezzata per la qualità dei suoi vini, prodotti con le uve selezionate dalle zone più vocate e meglio esposte delle colline circostanti. La tradizione enologica risale a tempi antichi quando i frati di San Bernardino nel 1300 eressero la cappella dedicata a Santa Sofia, ma producevano e vinificavano nelle antiche cantine, sottostanti la villa. Nel 1967, Giancarlo Begnoni rileva dalla contessa Rizzardi l’azienda già conosciuta per l’ottimo Recioto. Giancarlo è un enologo, diplomatosi presso la nota scuola enologica di Conegliano Veneto. Da esperto attento e sensibile alla qualità dei vini, testardo e con una visione chiara, inizia il percorso di innovazione che lui stesso definisce la “strategia dell’eccellenza”. L’arrivo della famiglia Begnoni ha segnato una inevitabile “rivoluzione enoculturale”, perché si è scelto di puntare sulla qualità. Giancarlo ha rinnovato le cantine con strumenti all’avanguardia per l’imbottigliamento, che tengono sotto controllo temperatura e umidità degli ambienti dedicati alla vinificazione e all’affinamento, in questo modo è riuscito a superare le difficoltà tecniche delle cantine storiche della villa. Usa botti in rovere per l’affinamento dei vini, poi nel 1967 nasce il primo Amarone della Valpolicella Santa Sofia. 

Il vino che cambiò la storia di Santa Sofia Santa Sofia, ecco il nuovo Gioè. Segni particolari: elegantissimo

Il vino che cambiò la storia di Santa Sofia

La parcella magica sul Montegradella, qui nel 1964 è nata la prima annata di Gioè

Poco dopo il 1967, durante uno degli assaggi dalle botti di Amarone, Giancarlo rimane stupito della qualità eccezionale del vino proveniente dalla parcella di Monte Gradella: profumi eleganti e profondi, corposo e morbido nel gusto. Prende una decisione importante per il futuro di Santa Sofia, scegliendo di distinguere l’imbottigliamento e l’invecchiamento di questo vino. Nasce così la prima annata di Amarone della Valpolicella “Gioè” 1964.  Questi ettari sono il “cuore pulsante” dell’azienda. Gioè indica quindi la parte superiore del Monte Gradella dove si trova il vigneto storico da cui provengono le uve di Santa Sofia. In omaggio a questa zona viene chiamato Montegradella il Valpolicella Classico Superiore. Il vino è prodotto appassendo le uve per quaranta giorni e usando la stessa tecnica di appassimento dell’Amarone, ma più breve. Gioè è oggi uno dei vini più premiati di Santa Sofia, ma ogni annata è diversa dalle altre. Giancarlo Begnoni ad 81 anni continua nel suo ruolo di enologo con lo stesso entusiasmo del primo giorno, guidando con la sua esperienza il giovane Matteo Tommasi. 

Luciano Begnoni da “astemio” inizia la sua politica innovativa, puntando sull’export di qualità. La nuova cantina sostenibile

Nel 1984 Luciano, figlio di Giancarlo, inizia il suo percorso all’interno dell’azienda paterna con una grande voglia di imparare e di mettersi alla prova. Per ironia della sorte era “astemio”, ma si è avvicinato al mondo del vino per amore della famiglia, fronteggiando con grinta e coraggio la sfida. «Non sono mai contento di me stesso - racconta Luciano - volevo diversificare e ho puntato sulla crescita qualitativa e sulla distribuzione». All’inizio degli anni ’90 dà inizio all’internazionalizzazione di Santa Sofia: nel suo primo viaggio in Danimarca, Luciano seleziona con cura distributori ed importatori. Li incontra regolarmente per trasmettere i valori di Santa Sofia e dei suoi vini.

La parcella da cui nasce Gioè Santa Sofia, ecco il nuovo Gioè. Segni particolari: elegantissimo

La parcella da cui nasce Gioè

Oggi Santa Sofia esporta l’87% della sua produzione con 120 importatori: i vini sono presenti in 65 Paesi nel mondo e serviti in alcuni dei ristoranti italiani più rinomati in Italia e nel mondo. Il rinascimento di Santa Sofia sta continuando con il rinnovo delle botti per l’affinamento dei vini e investimenti importanti per il futuro: oltre ai 24 ettari della Valpolicella Classica, nel 2015 vengono acquistati 45 ettari in Valpantena. Un sogno che Luciano condivideva con la sorella Patrizia prima della sua prematura scomparsa. Le vigne sono curate dall’agronomo Fabio Sorgiacomo, già apprezzato per il lavoro con importanti aziende vinicole in tutta Italia. 

Questi vigneti a 350-400 metri di altitudine in una zona vocata per la produzione di vini rossi consentono di portare avanti un progetto di agricoltura sostenibile e di rispetto per l’ambiente, un obiettivo sempre più importante nella filosofia di Santa Sofia. Durante la visita delle splendide cantine che si trovano proprio sotto la Villa si percepisce la passione che Luciano mette nella la sua attività. Le cantine si trovano nei locali antichi, creati sapientemente dai monaci e quindi intoccabili, perché sotto tutela delle Belle Arti. Gli spazi ormai sono diventati piccoli e, visto che la Villa è chiusa, perché l’ultimo proprietario è mancato, Giancarlo ha deciso di costruire una cantina ex novo, dopo avere lottato strenuamente contro la burocrazia.

Tutto sarà all’insegna della sostenibilità, perché rientra nella filosofia di famiglia. La scelta di una nuova sede di produzione coincide con i risultati importanti conseguiti dall’azienda, infatti parliamo di mezzo milione di bottiglie e un territorio che copre 69 ettari in tutta la Valpolicella. Per questo obiettivo sarà stanziato un investimento stimato di 8 milioni di euro. «È stata una lunga ricerca, con anni di sopralluoghi, ma quando finalmente ho trovato lo spazio che cercavo, mi sono applicato con tutte le mie energie per ottenerlo», sottolinea Luciano Begnoni, «Il nuovo progetto dovrà rispecchiare l’identità storica dell’azienda, ma sarà assolutamente importante che il nuovo edificio sia coerente con i principi della sostenibilità ambientale. Si tratta di una vecchia costruzione da ripensare e ristrutturare, che non deve avere alcun impatto negativo sull’ambiente».

Attualmente le bottiglie sono custodite nella parte più antica risalente al 1300 e realizzata unicamente in tufo: qui si trovano le botti di rovere di Slavonia, dove maturano alcuni dei vini rossi più importanti: Amarone, Valpolicella Superiore Montegradella, Valpolicella Ripasso. Le giornate ancora calde di un particolare autunno ci hanno permesso di camminare tra vigne di Santa Sofia con un calice del loro vino. Le foglie ormai rosse, qualche grappolo qua e là ancora appeso e un magnifico paesaggio fanno apprezzare un buon vino, che rispecchia i valori del territorio. La vendemmia quest’anno? Le vendite on line funzionano? «Ogni annata è una sfida, per il meteo, ma per fortuna questa è stata lineare, così abbiamo vendemmiato un’uva sana, prosegue Luciano. Durante la pandemia ho pensato di diversificare i canali distributivi, di valorizzare le vendite on line, strizzando l’occhio anche alla grande distribuzione. Infatti i supermercati hanno capito che devono puntare anche sulla qualità».

 

Il nuovo Gioè

Dal veneto “gradela”, la graticola usata per cucinare sul fuoco del caminetto, nasce “Montegradella”. Vitigni autoctoni di Corvina, Corvinone e Rondinella che godono di perfetta esposizione al sole, ottima escursione tra il giorno e la notte e buona ventilazione: l’ideale per una buccia dell’acino più spessa e quindi all’appassimento. Qui troviamo i 3 ettari di filari dedicati dal 1964 all’Amarone Gioè - coltivati a pergola veronese su terreni parzialmente calcarei, vulcanici, con presenza di argilla che regalano buona acidità al vino. Caratteristiche necessarie e funzionali alla produzione di un vino da appassimento come il Gioè, destinato a lunghi affinamenti.

A partire dall’annata 2013, Gioè si presenta rinnovato: fresco, piacevole, elegante, ideale per accompagnare una cucina raffinata, ma anche tradizionale. L’annata 2013 è caratterizzata da una maggiore vivacità: «Da sempre Santa Sofia è sinonimo di immediatezza ed eleganza, anche per vini più complessi e strutturati, ma soprattutto di identità territoriale», sottolinea Luciano Begnoni. «Non cambia il percorso di affinamento: in cantina poi il vino sosta ancora nella botte grande e piccola di rovere per 42 mesi, per poi riposare per altri 4 anni in bottiglia», conclude.

Byblos Art Hotel Amistà incontra Santa Sofia

Dei vini eleganti e sofisticati come quelli di Santa Sofia non potevano che trovare una cornice ideale nel ristorante Amistà. Ci troviamo nella splendida villa palladiana Byblos Art Hotel, ristrutturata e arredata con la collaborazione dell’architetto designr Alessandro Mendini: un luogo che merita una visita. Lo chef stellato Mattia Bianchi ci ha deliziato con dei piatti raffinati, ma senza estremismi, dove i sapori sono legati al territorio ed abbinati ai vini Santa Sofia.

Un inizio di buon auspicio per la cantina Santa Sofia che ha iniziato a collaborare con il ristorante. Il pranzo è iniziato con un antipasto che abbiamo assaggiato in senso orario: il cannolicchio da sgranocchiare, il panino al vapore, il cannolo con una crema… tutto abbinato con un Soave doc brut spumante, prodotto con metodo charmat, dal perlage fine, un profumo armonico, delicato che si è sposato perfettamente con il “benvenuto”.

L’antipasto è seguito da “anguilla in saor” con cavolfiore: un piatto tipico veneto, ma in versione contemporanea. Insieme abbiamo sorseggiato il Valpolicella Ripasso Doc Superiore 2019, di un bel rubino rosso, limpido, dal naso deciso, profilo olfattivo ampio, avvolgente e aristocratico. Il risotto è stato cucinato con la mela: un abbinamento particolare, decisamente interessante. Lo ha accompagnato un Amarone doc 2017 dal sentore raffinato, avvolgente, che lo rende importante, ma facile da gustare. Il raffinato, ben bilanciato Gioè Amarone del 2013 è stato abbinato a del manzo e cicoria.

Ed infine un dessert divertente e particolare che ricorda i tagli spaziali di Lucio Fontana: una sottile foglia di mela nasconde una dolce sorpresa. L’abbiamo gustato con un piacevole Recioto dolce 2018, ma non stucchevole.

Santa Sofia
via Ca’ Dede’ 61, Fraz. Pedemonte di Valpolicella - 37029, San Pietro in Cariano (Vr)
Tel 045 7701074

 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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