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Reboro e Buttafuoco Storico, gemellaggio nel nome della qualità

In occasione della quinta edizione di “Reboro. Territorio e Passione”, il vino trentino ha ospitato quello dell'Oltrepò Pavese, due prodotti di nicchia e dalle grandi potenzialità

 
31 ottobre 2022 | 12:50

Reboro e Buttafuoco Storico, gemellaggio nel nome della qualità

In occasione della quinta edizione di “Reboro. Territorio e Passione”, il vino trentino ha ospitato quello dell'Oltrepò Pavese, due prodotti di nicchia e dalle grandi potenzialità

31 ottobre 2022 | 12:50
 

Degustazioni, confronti, masterclass: la Valle dei Laghi, in Trentino, ha ospitato l’appuntamento con “Reboro. Territorio e Passione”. Organizzato dall’Associazione Vignaioli del Vino Santo Trentino DOC, l’evento ha permesso conoscere e approfondire questo vino da appassimento trentino che si sta facendo apprezzare sempre di più per le sue peculiarità e il grande potenziale di invecchiamento: un rosso morbido e intenso e allo stesso tempo un vino di montagna, con sentori donati dai venti e dall’influenza del lago. Per questa quinta edizione, come da tradizione, il Reboro ha ospitato un altro grande vino come il Buttafuoco Storico dell’Oltrepò Pavese, in un gemellaggio tra similitudini e differenze tra i due territori e le loro etichette.

Gemellaggio tra Reboro e Buttafuoco Storico  Reboro e Buttafuoco Storico, gemellaggio nel nome della qualità

Gemellaggio tra Reboro e Buttafuoco Storico

Reboro e Buttafuoco si incontrano in Trentino 

Ad aprire l’evento è stato il convegno scientifico “Qualità e certificazioni. Il vino tra disciplinari e produttori”, tenuto da Alessandro Torcoli nell’Antica Distilleria da Lorenzin a Santa Massenza. Un momento di approfondimento che ha registrato il tutto esaurito ed è stato dedicato a storia e potenzialità del vitigno Rebo ma anche al tema del marchio collettivo, nato dal lavoro di squadra dei vignaioli del Vino Santo per la valorizzazione di un progetto comune e di nicchia come quello del Reboro.

«Il grande vino nasce da vari stimoli, talvolta individuali, altre volte collettivi, come nel caso del Reboro - ha dichiarato Alessandro Torcoli - Riconosciamo a questa associazione di piccoli produttori d'aver pensato a un approccio originale, ma non casuale o forzato: la consuetudine locale con il Vino Santo, quindi dell'appassimento, è messa al servizio di un nuovo vino dall'animo antico». 

Il convegno si è concentrato in particolar modo sul tema delle denominazioni, delle loro possibilità e dei loro limiti, in relazione al valore conferito dall’accordo tra i singoli produttori, come nel caso del Reboro. Tema fondamentale è come un marchio come questo, nato in modo indipendente, abbia avuto la necessità di creare un brand e un nome che veicolassero una volontà comune dei produttori e che fosse in grado di trasmettere la sua identità e la sua tipicità. Gianpaolo Girardi di Proposta Vini ha evidenziato come oggi all’interno del mondo del vino sia più difficile emergere e come in questo caso le associazioni abbiano una marcia in più, grazie alla loro capacità di raccontarsi nel mondo migliore e in tempi ristretti al consumatore.

Si è sottolineato come i primi ambasciatori del loro territorio debbano essere proprio i vignaioli, i migliori a raccontare il terroir e il loro vitigno, ma ancora oggi purtroppo è presente un grande gap comunicativo con le nuove generazioni. Ecco perché si dovrà lavorare in primis sul territorio locale per far conoscere le proprie potenzialità e le proprie tipicità, fondamentale per espandersi poi a livello nazionale. Il Professor Fulvio Mattivi della Fondazione MACH ha approfondito quindi la nascita del vitigno rebo dagli studi del genetista Rebo Rigotti e di come si sia stati in grado di lavorare su un vitigno di nicchia, con una forte riconoscibilità territoriale e dalle eccellenti potenzialità che continuano ad essere indagate giorno per giorno dai viticoltori. 

Un momento di “Reboro. Territorio e Passione” Reboro e Buttafuoco Storico, gemellaggio nel nome della qualità

Un momento di “Reboro. Territorio e Passione”

Degustazione all'Azienda agricola Francesco Poli 

A seguire, l’appuntamento si è spostato all’Azienda Agricola Francesco Poli con la degustazione guidata “Reboro e Buttafuoco Storico - Assaggi a confronto”, masterclass tenuta da Alessandro Torcoli con la presenza dei Vignaioli della Valle dei Laghi e dell’Oltrepò Pavese, durante la quale è intervenuto anche l’Assessore al Turismo del Trentino Roberto Failoni. Al termine della degustazione è stato offerto a tutti i partecipanti un piatto autunnale a cura del Cuoco dell’Alleanza Slow Food Matteo Zanoni, chef dell’Osteria Le Servite di Arco, accompagnato da dolci della tradizione del panificio pasticceria Tecchiolli di Cavedine

Degustazione di Reboro e Buttafuoco Storico Reboro e Buttafuoco Storico, gemellaggio nel nome della qualità

Degustazione di Reboro e Buttafuoco Storico

Un vignaiolo trentino e uno lombardo 

L’appuntamento si è poi concentrato nella giornata di sabato con un tour nelle cantine della Valle dei Laghi. Un viaggio alla scoperta del Reboro, del Vino Santo Trentino e del Buttafuoco Storico. Ogni vignaiolo trentino ha accolto nella propria cantina un collega lombardo, dando la possibilità a tutti gli ospiti di degustare entrambe le etichette. Il tour ha visto coinvolte le cantine Francesco Poli che ha ospitato l’azienda oltrepadana Poggio Rebasti, Maxentia con l’azienda Giorgi Franco, Giovanni Poli con i vini di Massimo Piovani, Gino Pedrotti con l’azienda Piccolo Bacco dei Quaroni, Pisoni con l’azienda agricola Quaquarini e Pravis i vini del Club del Buttafuoco Storico. 

A tavola con lo chef Brunel 

Nella stessa serata lo chef Peter Brunel, membro di Euro-Toques, da sempre fortemente legato al territorio della Valle dei Laghi, ha inoltre proposte una cena da tutto esaurito nel suo ristorante una stella Michelin ad Arco (TN) con uno speciale menu creato appositamente per l’evento, a cui sono stati abbinati Reboro e Buttafuoco Storico.

Il menu della cena è stato realizzato da Peter Brunel  Reboro e Buttafuoco Storico, gemellaggio nel nome della qualità

Il menu della cena è stato realizzato da Peter Brunel

«È stata una bella esperienza – ha detto il direttore del Club del Buttafuoco Storico, Armando Colombi – che ha messo a confronto due grandi eccellenze vitivinicole, due nicchie che stanno lavorando assiduamente per guadagnarsi fette di mercato puntando sulla qualità e sullo storytelling. Una sorta di gemellaggio tra due prodotti ma soprattutto tra due territori molto eterogenei tra loro ma che possono regalare importanti sorprese ai winelovers». 

Tutte le foto sono di Luca Riviera 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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