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Nuove professioni?

A camminare per le vigne con un wine maker: Vincenzo Mercurio

L'enologo consulente ci racconta la versione 2.0 di un lavoro antichissimo. «Per me fare il vino è come suonare musica jazz: si studia e si pratica tantissimo, ma ogni annata è unica»

 
21 settembre 2021 | 08:30

A camminare per le vigne con un wine maker: Vincenzo Mercurio

L'enologo consulente ci racconta la versione 2.0 di un lavoro antichissimo. «Per me fare il vino è come suonare musica jazz: si studia e si pratica tantissimo, ma ogni annata è unica»

21 settembre 2021 | 08:30
 

Tempo di vendemmia. Dalle uve si fa il vino. La natura fa l’uva ma non fa il vino. Il vino lo fa l’uomo. E l’uomo che fa il vino, piaccia o meno la label, adesso usa denominarlo wine maker. Professionisti valenti a cui dobbiamo quel gesto conviviale a tavola che poi ci induce a dire ... prosit! Conversazione telefonica, fedelmente trascritta, con il talentuoso wine maker Vincenzo Mercurio.

Vincenzo Mercurio A camminare le vigne con un wine maker: Vincenzo Mercurio

Vincenzo Mercurio

 

L'intervista

Ciao, Vincenzo. So che sei in auto. Prima domanda: dove stai andando?

Oggi sto andando in Irpinia. È giornata dedicata alle vigne. Camminerò le vigne, che è la cosa che amo fare, per degustare l'uva in questo periodo che precede la raccolta. Quando con me c’è il produttore, allora è fantastico perché possiamo, insieme, immaginare il vino che verrà e fare riflessioni sulla vendemmia 2021.

Ecco, e ci dai anticipazioni sul vino che verrà e dacché sei in Irpinia, scegli tu se raccontarci in breve un aglianico, un fiano oppure un greco

Il fiano, dei tre noti vitigni irpini, è quello più vicino alla raccolta. Degustando l'uva, con il supporto successivo delle analisi, si riesce a immaginare il vino e a programmare la sua strada migliore per lasciare esprimere l'annata e il terroir che lo ha generato. Amo ascoltare le differenze e lasciarle esprimere. I vini che verranno saranno tutti diversi tra loro, originali e unici, nessuno proverà a imitare l'altro o meglio a "travestirsi" da altro. Per rendere tutto ciò possibile non guardo mai ai vini come il frutto di una "ricetta enologica" ma come a un brano originale che esce da uno spartito suonato dallo stesso musicista, ma che ogni volta viene arrangiato seguendo il ritmo dell'annata. Per me l'enologia è come la musica jazz: si studia tantissimo teoria e pratica della musica, anche quella classica, ci si esercita per una vita, si segue una traccia ma ogni sera nasce un'emozione nuova.

Per Mercurio ogni annata è come un brano di musica jazz: «Si segue una traccia ma ogni sera è un'emozione A camminare le vigne con un wine maker: Vincenzo Mercurio

Per Mercurio ogni annata è come un brano di musica jazz: «Si segue una traccia ma ogni sera è un'emozione



Elogio del jazz a intendere elogio della competenza non disgiunta dalla dote della creatività. Da decenni oramai hai lasciato l'azienda vitivinicola della quale eri enologo per approcciarti come wine maker. Come si espleta un'attività consulenziale di tal genere?  Hai picchi stagionali? Ci dici in breve come si articola la tua attività durante i mesi e le stagioni?

Posso tranquillamente affermare che non esiste un vero e proprio picco, lavorando su molte regioni la vendemmia dura circa quattro mesi e poi la vigna, la cantina ... Posso dire, parlando di musica, che si suona tutti i giorni. La mia professione, enologo consulente, è quella che desideravo da piccolo, e questa è per me un’enorme fortuna, non sento il peso delle giornate intense. Desideravo diventare un musicista, per provare e far provare emozioni, condividere stati d'animo, ed ho studiato e suonato la chitarra per molto tempo. Ora molto meno, ma suono ancora e mi diverto a far vibrare le corde delle emozioni attraverso i vini. Almeno, ciò è quello che sogno di fare.

Vogliamo dire che grazie al vino è più facile affermare che siamo “persone emozionali che pensano” e non “macchine pensanti che talvolta si emozionano”?

Senza dubbio alcuno è proprio così, emozioni e poi la ragione: così siamo esseri umani. Lasciami dire qualcosa di più a tale proposito, caro Vincenzo. La mia più grande passione è sempre stata quella di andare a caccia di emozioni. Ho sempre avuto una gran voglia di comprendere il complesso meccanismo alla base delle emozioni che provavo e per farlo inconsciamente per anni ho conservato i miei ricordi archiviandoli per luce, odori, sapori, rumori, musica. Una porta sempre aperta in grado di farmi entrare e uscire dal passato provando la stessa intensità emotiva.

Ah, che bella storia. E poi?

E poi, un bel giorno senza preavviso alcuno mi sono imbattuto in uno dei miei più grandi amori: il Mondo del Vino. Una sintesi di scienza e di arte in grado di generare emozioni: due aspetti, due facce per dimensione e peso molto diverse della stessa medaglia. Una rara sintesi di Armonia tra Natura e Uomo.

Con il prerequisito del rispetto, vero?

Certamente sì! La natura per essere rispettata ha bisogno di essere compresa e per comprendere un ecosistema che ha più di tre miliardi di anni una vita intera non basta. Dedico tanto tempo allo studio e ritengo che la comprensione del nostro percorso personale e professionale sia possibile attraverso un approccio olistico, cioè senza confini. Ho avuto la fortuna di poter frequentare l’università laureandomi in scienze delle preparazioni alimentari e in viticoltura ed enologia, poi una specializzazione, in totale dieci anni di libri, esami, ricerca, esperimenti e di giovane ebrezza dell’essere studente. Ora dopo anni di studi e di esperienza lavorativa ho una certezza: so di non sapere.

Quindi, sei diventato saggio! Sai di non sapere!

Bravo, proprio così. Quello che sono professionalmente lo devo in parte alla mia famiglia, quella in cui sono nato, e quella che ho generato con mia moglie Rossella.

Hai avuto oppure hai ancora un mentore, caro Vincenzo?

Eh, ti dico: un bel giorno incontrai un grandissimo produttore di vino, il Re del Barbaresco Angelo Gaja. Angelo Gaja raccontandomi il suo percorso di artigiano mi parlò di sua nonna, Clotilde Rey e del suo motto: "Fare, saper fare, saper far fare e far sapere". Bene, in questa frase così tanto articolata, c'è la sintesi perfetta dei miei progetti e del mio percorso professionale.

Dicci meglio, per piacere.

Volentieri. Fare e saper fare equivale a tanto studio e tanta pratica quindi: esperienza. Saper far fare significa essere in grado di formare gli altri a fare bene e ciò mi ha sospinto a creare una rete di validi collaboratori, e poi la Wine Academy con i suoi corsi di Cantinologia dedicati agli artigiani del vino. Far sapere significa che fare un grande prodotto senza riuscire a farlo conoscere equivale quasi a farne uno cattivo. Con il progetto Le Ali di Mercurio aiutiamo i produttori a portare in giro per il mondo i loro vini e a rendere noti i loro sacrifici.

In sintesi, caro Vincenzo, come descriveresti la tua mission?

Io sono un wine maker, un enologo consulente. Da più di venti anni aiuto i produttori a confezionare emozioni, a raccontare la loro vita, del territorio e la storia che li ha generati. Sono incondizionatamente per il vivere la natura con approccio sostenibile, biologico, biodinamico. Non vedo l’ora di vivere l’ebrezza di una nuova vendemmia. Come già dicevo, lavoro in tante regioni d’Italia, mi confronto con molti vitigni; grazie anche al mio lavoro i produttori ricevono molte gratificazioni.

Caratterialmente come ti definiresti?

Sono un inguaribile ottimista, penso di aver continuamente bisogno di libri da leggere e di vino da condividere. Sì, penso ancora di essere un giovane studente con tanta strada da fare. Ma in fondo la vita senza ottimismo e senza vino è come un quadro senza colori, una canzone senza l'audio, un amore senza brividi.

Cosa beve un wine maker? «L'ultimo sorso prima a fine giornata è di Meursaultm Perrières, premier cru di Thierry et Pascale Matrot, 2016  A camminare le vigne con un wine maker: Vincenzo Mercurio

Cosa beve un wine maker? «L'ultimo sorso prima a fine giornata è di Meursaultm Perrières, premier cru di Thierry et Pascale Matrot, 2016



Stasera rientri a casa e, per dirla con i temi alle elementari, sarai stanco ma contento. Quale vino ti accompagna in poltrona in quel tragitto che poi conduce al sonno?

Come puoi immaginare degusto vini diversi ogni sera, ma "il vino" che mi conforta è quello in grado di cambiare continuamente, da quando stappi la bottiglia a quando lo risenti dopo ore o giorni, il vino vivo, dinamico quello che sussurra e non urla, quello che è pronto a farsi indietro per lasciare spazio e poi ritornare prepotentemente a conquistarti il cuore. Ad ogni modo, per rispondere puntualmente alla tua domanda precisa, penso che viatico di meditazione di tarda sera, sarà un piccolo calice di Meursaultm Perrières, premier cru di Thierry et Pascale Matrot, 2016.

E perché proprio un vino così insolito e così impegnativo?

Eh, giusta osservazione. Ti dico: nel periodo di vendemmia, amo rifugiarmi nei ricordi del mio vissuto in Borgogna, a Digione. Li ho respirato la cultura del rispetto del terroir, che, come un credo religioso, è entrato prepotentemente dentro di me, dove ha trovato terreno fertile. E' il mio modo Amarcord di rivivere quei giorni in cui, i profumi, i sapori e i colori di una Francia austera, mi hanno segnato come uomo e come professionista.

La conversazione potrebbe continuare, ma nel mentre Vincenzo Mercurio è giunto a destinazione, la destinazione odierna, e lo lasciamo volentieri a fare quanto gli piace: camminare le vigne!

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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