Rispetto per la storia ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro. È questo il focus dell’azienda Barone Cornacchia le cui proprietà risalgono al 1488, nella zona di Civitella del Tronto (Te). Nel 1577 la famiglia Cornacchia fu investita del titolo baronale, ma fu il barone Filippo Vizzaro Cornacchia dal 1870-1944 il primo della famiglia ad interessarsi alla viticultura con dei terreni ubicati a Torano nel teramano. Oggi sono Filippo e Caterina Cornacchia che hanno preso le redini della cantina dal papà Piero, ognuno con la propria mansione: Filippo si occupa della produzione e degli aspetti agronomici e Caterina della vendita e del marketing.

Vista aerea dell'azienda agricola Barone Cornacchia
Cambio generazionale che guarda a un futuro sostenibile
Sostenibilità, rispetto per la storia e sguardo proiettato al futuro sono gli aspetti che contraddistinguono la produzione di questa storica realtà agricola. «Da quando nostro padre - raccontano i due fratelli - ci ha passato il testimone e siamo diventati titolari dell’azienda vitivinicola ci siamo sempre prefissati di mantenere la tradizione e la strada già segnata dai nostri antenati ma mettendoci quella modernità che sentivamo nostra, data dal cambio generazionale. In questi anni abbiamo lavorato sull’eleganza e la pulizia dei vini e sul fare emergere al meglio il frutto speciale che le nostre colline ci donano».
60 ettari, tutti dedicati al biologico
Sono circa 60 gli ettari di vigneti che attualmente coltiva l’azienda agricola e sono tutti nella provincia di Teramo. A seguire la parte enologica è Goffredo Agostini. I vitigni coltivati, tutti a regime biologico, sono gli autoctoni abruzzesi Montepulciano, Trebbiano, Passerina e Pecorino e la produzione è di circa 200mila bottiglie all’anno. Molta attenzione viene posta all’ambiente e all’eco-sostenibilità, la produzione infatti si basa sul modello di sviluppo sostenibile, incentrato sui principi di salvaguardia e valorizzazione delle risorse e sul rispetto dell’ecosistema e della salute del consumatore. «Per noi l’aspetto ecosostenibile è fondamentale. Da oltre quindici anni - spiega Filippo - abbiamo posizionato sui tetti della nostra cantina pannelli fotovoltaici per sfruttare l’energia solare. Abbiamo scelto di utilizzare bottiglie più leggere. Un quantitativo minore di vetro significa benefici ambientali: minor consumo di energia già a partire dalla produzione in vetreria e minor consumo energetico nel trasporto e nello smaltimento. E inoltre per effettuare la sanificazione nelle nostre cantine utilizziamo acqua calda prodotta dalla nostra caldaia a biomassa, alimentata dagli scarti ottenuti dalla potatura, diraspatura, scacchiatura».

Da sinistra, Caterina e Filippo Cornacchia
Innovazione nel solco della tradizione, l'esempio del Trebbiano macerato
L’azienda è una dei soci del Consorzio “Colline teramane Docg”, riconoscimento concesso a pochi attestante la Denominazione di origine controllata e garantita. «Io e mio fratello Filippo - racconta Caterina - abbiamo sempre cercato di mantenere la linea della tradizione dell’azienda di famiglia segnata da nostro padre. Allo stesso tempo abbiamo avuto la curiosità di declinare in maniera diversa i nostri vitigni più importanti e rappresentativi, il Montepulciano e il Trebbiano. E alla fine, nella nostra ricerca del nuovo, abbiamo tratto ispirazione dal passato. Siamo usciti lo scorso giugno con il Trebbiano macerato che riprede la vinificazione che veniva fatta da nostro bisnonno, di un bianco vinificato come fosse un rosso, fermentato con le bucce».
Questo macerato è intanto un vino biologico vegano certificato come tutta la produzione Barone Cornacchia. La fermentazione si svolge a contatto con le bucce e la macerazione avviene per 32 giorni in vasca di acciaio inox a temperatura controllata di 16-18° C. Terminata la fase di macerazione, a metà ottobre 2019, c’è stata la separazione delle bucce con la cosiddetta svinatura, per mezzo di una pressa soffice. Successivamente il vino sosta sulle proprie fecce per 12 mesi, in vasca di acciaio inox. Durante questa fase la massa viene movimentata periodicamente con batonnage frequenti per portare in sospensione le fecce. Il vino affina in bottiglia per almeno 6 mesi prima di essere messo in commercio. «Nell’ultima vendemmia - aggiunge Catterina - abbiamo introdotto la vinificazione in anfora. Per noi e per la nostra azienda una grande novità ma per la storia dell’enologia una tecnica antichissima. Come si sa, le anfore sono state il primo recipiente utilizzato come contenitore di vino sia per la vinificazione che per il trasporto».

L'azienda agricola Barone Cornacchia ha re-introdotto una linea di vinificazione in anfora
Il ritorno della vinificazione in anfora
«Da quest'anno abbiamo introdotto - concludono i fratelli - in cantina due anfore da 16 ettolitri in terracotta prodotte in Italia. Abbiamo vinificato un cru di Montepulciano (vigneti Valleverde), stesso vigneto dove raccogliamo le uve per produrre il Vizzarro, il nostro colline Teramane Docg. La fermentazione, spontanea, è durata circa 35 giorni ed oggi siamo ancora nella fase della macerazione con le bucce ed una piccola percentuale di raspi, che andrà avanti per almeno altri due/tre mesi».
Cantina Barone Cornacchia
Loc. Villa Torri 19 - 64010 Torano Nuovo (Te)
Tel 0861887412
www.baronecornacchia.it