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Bolle rosse, tante intepretazioni Il Lambrusco cresce coi giovani

Il vino emiliano, in vista della nascita del superconsorzio che riunirà 13 tipologie, si affida ai volti della nuova generazione di produttori. Fra tradizione e innovazione le versioni del reggiano.

di Alberto Lupini
direttore
 
08 giugno 2020 | 08:00

Bolle rosse, tante intepretazioni Il Lambrusco cresce coi giovani

Il vino emiliano, in vista della nascita del superconsorzio che riunirà 13 tipologie, si affida ai volti della nuova generazione di produttori. Fra tradizione e innovazione le versioni del reggiano.

di Alberto Lupini
direttore
08 giugno 2020 | 08:00
 

Diversi, ma unici. Facce, personalità ed esperienze, tutte della nuova generazione di produttori emiliani che rappresentano una delle più importanti realtà italiane del mondo del vino (oltre un milione di quintali di uve lavorate). Così si presenta il prossimo super Consorzio di Tutela del Lambrusco che nascerà a giorni dalla fusione fra quelli di Modena e Reggio che rappresentano ben 13 tipologie diverse di Lambrusco, un vino nazionale che oggi più che mai andrebbe tutelato come un bene italiano con non poche imitazioni al mondo. L’occasione è “Progetto Giovani”, l’iniziativa lanciata dal direttore del “nuovo” Consorzio, Giacomo Savorini, in carica dal 1° gennaio. L’obiettivo è la promozione delle nuove leve, premiando l’impegno dimostrato sul territorio nella valorizzazione del Lambrusco. Il progetto, infatti, coinvolge tutti i giovani che si trovano alla guida di aziende familiari o che all’interno di esse si adoperano per la produzione o commercializzazione del prodotto finito.

Bolle rosse, tante intepretazioni Il Lambrusco cresce coi giovani

Questa carrellata di giovani imprenditori, preparati quanto grintosi, si è presentata in un webinar con annessa degustazione di un vino ciascuno. Una modalità che proseguirà nei prossimi giorni con altri colleghi. Il Lambrusco Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa ha fatto da apripista, con tutte le sue varietà ed interpretazioni che vanno dal “brusco Reggiano”, che trae le sue caratteristiche dai terreni di pianura, apprezzato per la sua vivacità e freschezza, a quello dei Colli di Scandiano e Canossa, dove si coltivano soprattutto le varietà Grasparossa e Montericco.

A Chiara Fantesini, dell’omonima azienda di Bibbiano, è toccato iniziare la presentazione dedicata alle bolle rosse più famose al mondo con uno spumante prodotto con le uve dei suoi 7 ettari di vigneti in conversione biologica, di cui uno della varietà Sgavetta, che nei tagli conferisce caratteristiche interessanti grazie alla sua robustezza. Il vino presentato era il Gradisca, uno spumante charmat rosso (Lambrusco Grasparossa 80%, Sgavetta 20%) dal colore violaceo e con aromi di frutta e sul finale di cannella. Un vino morbido e con leggere tostature che non accentua la nota amara tipica dei lambruschi e che si sposa col culatello e coi salumi stagionati, coi secondi piatti a base di filetto di manzo o maiale. Coi primi si può scegliere la Pasta fresca all’uovo con ragù di carne o funghi porcini. 4mila le bottiglie prodotte sulle 80mila totali della cantina. 4,5 euro il prezzo franco cantina.

Alessandro Medici (quinta generazione) della Medici Ermete di Galda di Reggio Emilia, azienda che compie quest’anno 130 anni ed è una delle aziende di lambrusco più note al mondo, con 79 ettari coltivati a cordone speronati, ha presenta invece “Concerto reggiano” del 2018 (da Lambrusco Salamino), un vino sviluppato dal 1993, secco ma allo stesso tempo fruttato, rotondo, fresco, fra i più armonici del territorio, pulito ed equilibrato fra tannicità ed acidità. È uno dei prodotti simbolo della cantina anche perché realizzato come cru in un unico vigneto. Una scelta fatta a suo tempo per invertire la tendenza del lambrusco allora inteso come una bevanda prevalentemente dolce. Se ne producono 150mila bottiglie (a 5€ fc) sulle 700mila della linea più alta, anche se l’azienda imbottiglia 10 milioni di bottiglie. Ora si investe du metodo classico (35mila bottiglie) per lo più di Sorbara, Marani e Salamina.

Cecilia Lombardini ha presentato invece una bottiglia atipica, slanciata e a tappo raso, decisamente rara nel mondo Lambrusco. Alla quarta generazione Cantina Lombardini è un’azienda al femminile che dal 1923 ha sede a Novellara. Il Campanone (reggiano Doc), è il vino presentato. Se ne producono 330mila bottiglie (sulle 850mila totali). Si tratta di un Lambrusco moderno e vivace, che unisce tradizione ed innovazione. Il suo colore rosso intenso e il carattere spumeggiante colpiscono immediatamente, così come il delicato profumo di mora e mirtilli anticipa il gusto fruttato e rotondo che lo contraddistingue. La lunga e lenta fermentazione col metodo Charmat che garantisce una gradevole effervescenza che non risulta mai eccessiva e ne esalta la beva. Un vino versalite e che va oltre il territorio anche negli abbinamenti.

Bolle rosse, tante intepretazioni Il Lambrusco cresce coi giovani

Mattia Medici, di Cà De’ Medici, azienda attiva a Cadè dalla fine dell’Ottocento, ha portato in degustazione Remigio 100, il vino dedicato nel 2011 al centenario del primo documento dell’attività della cantina. È un Grasparossa che diventa un grande vino attraverso una mono fermentazione naturale da mosto. Di colore rosso rubino intenso, è ottenuto attraverso una lenta e lunga presa di spuma. Una schiuma densa con fine perlage, dona al palato una nota zuccherina ben equilibrata. tipico di sottobosco. 20mila le bottiglie di questa etichetta, sui 2 milioni della cantina. Prezzo in enoteca 8 euro.

Anche Alicia Lini rappresenta la quarta generazione di una famiglia che gestisce l’azienda di Correggio (Lini Oreste e figli srl) attiva da 110 anni. Ha presentato Labrusca, un lambrusco reggiano rosso dop che è stato accolto su molti mercati esteri, a partire dagli Stati Uniti. Un vino immediato e con un’etichetta che più tipica non si può, ma che si presta a molti abbinamenti, non solo tradizionali. L’etichetta rappresenta la metà delle circa 330mila bottiglie prodotte anche nelle varietà bianca e rosato. Il prezzo fc è di 5 euro. L’azienda si sta specializzando nel metodo classico (rigorosamente a lavorazione artigianale) e da sempre produce anche pinot nero, per circa 60mila bottiglie.

Ultimo giovane in campo doveva essere Luca Melegari, ma per impegni in vigna è stato sostituito dalla mamma Paola Rinaldini. Rappresentano Azienda Agricola Il Moro-Rinaldini di Calerno di S.Ilario d'Enza, nata come gemmazione del ristorante Moro quando il nonno aveva comprato l’azienda agricola per avere vino e prodotti suoi. L’etichetta presentata, e non poteva essere altrimenti, è Vecchio Moro, un lambrusco dell’Emilia Igt, dedicato al nonno. È un prodotto tradizionale ma molto contemporaneo per le tecniche utilizzate, nasce da Grasparossa con fermentazione a freddo, ma anno dopo anno viene sostituita progressivamente dal vitigno Maestri. 40mila le bottiglie prodotte, sulle 100mila totali della cantina. 5,5 euro il costo fc.

Detto dei vini e delle cantine possiamo concludere sottolineando come i protagonisti di questa presentazione insolita hanno dimostrato di avere sviluppato una notevole esperienza del settore, nonché una grinta più che utile per comunicare un mondo tanto affascinate quanto complesso quanto quello delle mille interpretazioni delle bolle rosse.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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