La famiglia Dacarro respira il profumo della cantina da oltre mezzo secolo. Una bella storia famigliare che oggi continua, in uno storico casolare sulle prime alture dell’Oltrepò Pavese, nel comune di Santa Gulietta (Pv), grazie alla professionalità e alla passione di Stefano ed Elisabetta. Due fratelli che non solo hanno tramandato l’arte vitivinicola del nonno e del papà, già grande cosa, ma hanno potenziato l’azienda ampliandola negli anni arrivando agli attuali 30,5 ettari. La Travaglina, fondata da nonno Angelo nel 1967 nel cuore dell’Oltrepò Pavese, è oggi una realtà dinamica e pronta al mercato.
La famiglia Dacarro, titolare de La Travaglina
I titolari ci accolgono in un suggestivo casolare, di quelli in cui si respira la fatica che chi solo lavora in vigna può percepire. I terreni, esposti a Nord-Ovest, sono prevalentemente vitati e, i vigneti a corpo unico, si trovano fra i 200 ed i 300 metri d’altezza «Queste caratteristiche - spiegano Stefano ed Elisabetta - garantiscono freschezza e luce per la maggior parte dell’anno nonché una buona escursione termica. All’aspetto agronomico sono riservate preziose attenzioni: grazie ad attente analisi, sono stati individuati alcuni “cru” aziendali. Allo scopo di ottenere vini identitari e rispettosi delle caratteristiche conferite dal terreno, le uve provenienti da quelle zone vengono vinificate separatamente. Il terreno è prevalentemente composto da calcare e argilla: questa conformazione garantisce sia equilibrio alla pianta sia ottime condizioni per produrre vini eleganti come, ad esempio, quelli provenienti da Casaia o Vigna delle Rocche».
Il meticoloso lavoro in vigna consente ai produttori di vinificare uve di alta qualità e salubri, essenzialità nella filosofia di produzione de La Travaglina. «Da decenni – spiegano i due fratelli - la coltivazione dei vigneti, inerbiti, segue i principi dell’agricoltura integrata (attuale Misura 10), limitando i trattamenti con fitofarmaci al minimo indispensabile ed evitando totalmente l’utilizzo di erbicidi. L’attenzione alla salute è rivolta anche all’utilizzo di conservanti. Difatti, il contenuto di solfiti nel vino è inferiore al 50% della soglia legale e, per rimarcare la volontà di lavorare sulla qualità dell’uva, viene prodotta “La Rivoltosa” una Barbera S02 Free».
Tre etichette del'azienda La Travaglina
Stefano ed Elisabetta, due persone particolarmente attente al loro lavoro e desiderose di raccontare la loro attività, partecipano alle attività aziendali dal termine degli studi, ma già da ragazzi, respirando la naturale passione per la viticoltura, sapevano che presto sarebbero stati coinvolti. Perciò, come in famiglia, anche in azienda ognuno ha un ruolo ben definito. Elisabetta Dacarro si occupa degli aspetti agronomici ed amministrativi a supporto del fratello Stefano, appassionato enologo de La Travaglina, mentre Stefano Bottiroli, marito di Elisabetta, è l'anima commerciale.
Insieme al giovane Federico (quarta generazione), laureando in Viticoltura ed Enologia a Trento, rappresentano i volti dietro la produzione di vino a cascina Travaglina. Realtà ospitata sulle primissime colline del comune di Santa Giuletta, paese di cui si parlava già nel X Secolo, periodo in cui l’imperatore Federico Barbarossa lo assegnò a Pavia. Un fatto storico e alquanto curioso di questo piccolo paese è che, fino a qualche decennio fa, era attiva la produzione di bambole a capo di Fata, fabbrica milanese rilevata nel primo dopoguerra da due giovani santagiulettesi. Chiuse negli anni ’60 a causa dell’industrializzazione del settore.
Oggi, in memoria di questo vanto artigianale, è possibile ripercorrere ogni fase e periodo nel Civico Museo Storico Culturale della Bambola e del Giocattolo “Quirino Cristiani”. Proprio a Santa Giuletta nacque alla fine degli anni Cinquanta la figura di Topo Gigio che riuscì a conquistare tutti guadagnandosi grande successo in televisione e diventando il topo più amato dagli italiani. Una piacevole storia che i due fratelli Decarro raccontano durante la piacevole degustazione e che ha accompagnato per decenni l’economia agricola della zona. Veniamo alla degustazione di tre vini top di gamma.
Stefano Dacarro
«La produzione – spiega l’enologo
Stefano Dacarro - è incentrata sui vitigni autoctoni quali Croatina e Barbera per la vinificazione in rosso, Riesling Italico e Cortese per la produzione di vini bianchi e Pinot Nero, vitigno internazionale dalla lunga storia in Oltrepò, per le canoniche e superlative interpretazioni rosse e spumantizzate. I vini prodotti si fregiano tutti di un nome o di un’etichetta che ne racconta la storia: su tutte spiccano etichette “artistiche” realizzate da Massimo Ricci, artista nicese che svolge attività di illustrazioni in svariati settori. “La Rivoltosa” e “Amarillis” sono i due vini, Barbera e Metodo Martinotti, fregiati da queste fascinose rappresentazioni».
Per l’occasione abbiamo degustato il Metodo Classico Martinburgo, la Bonarda Zavola del
progetto “La mossa perfetta” e l’entusiasmante Casaia, un Pinot Nero vinificato rosso. Lo spumante, presentato a Vinitaly 2019, con i suoi 36 mesi sui lieviti, evidenzia al meglio i tratti distintivi del Pinot Nero. Un Brut classico che contempla un 10% di Chardonnay che garantisce una piacevole grassezza al prodotto. Bouquet complesso, fragrante, al naso sprigiona sentori di frutta esotica ed una punta di ribes ben definita. Al palato è persistente, la spuma è soffice ed abbondante, il perlage persistente e la freschezza rappresenta una qualità apprezzabile di questo spumante che rispecchia fedelmente quanto può esprimere il Pinot Nero nella prima fascia collinare dell’Oltrepò Pavese.
La Zavola è un’interessante Bonarda che fa parte del progetto oltrepadano “La mossa perfetta”. «Abbiamo deciso di aderire – spiega Elisabetta – al fine di valorizzare maggiormente la nostra Bonarda seguendo rigidamente le norme di vinificazione imposte dal progetto stesso». Le uve, spiega invece Stefano, arrivano dal Monte Zavo, colle adiacente alla cantina, situato in una zona particolarmente vocata per le uve rosse. Questa Bonarda ha una piacevole bevibilità e sprigiona i sentori fruttati e floreali. Incarna perfettamente quello che rappresenta questa tipologia di vino per l’Oltrepò Pavese, ovvero un prodotto gioioso e da compagnia.
Veniamo al prodotto che ci ha entusiasmato maggiormente della gamma proposta in degustazione. Complesso, armonico, persistente: tre caratteristiche che fanno del Pinot Nero rosso Casaia un vino che si presta senza problemi ad una lunga permanenza in bottiglia per apprezzarne l’evoluzione negli anni. Casaia, ovviamente vino e vigneto, è il cru aziendale scelto per la vinificazione in rosso del Pinot Nero. «Negli anni – spiega Stefano, l’enologo dell’azienda – la analisi dei terreni hanno evidenziato le migliori caratteristiche e le prove di vinificazione parcellare hanno permesso di assembleare vini simili che insieme garantiscono equilibrio e longevità».
Le uve vengono selezionate e raccolte molto mature, affina in barrique per un anno e riposa in bottiglia. Al naso si presenta fine, senza sbavature evidenti che lo rendono al palato elegante ed avvolgente. Le sue caratteristiche lo rendono un vino adatto ad una lunga permanenza in bottiglia. Proprio sull’affinamento in generale si sofferma, in chiusura, Stefano Dacarro: «Al fine di conferire struttura e longevità ad alcuni vini, l’utilizzo del legno è molto preciso: ne sono la prova “Psei” e “Tre Lune”, vini a base Croatina affinati a lungo in botte. L’impiego di barrique e tonneau di diversa tostatura e origine permette dinamicità e versatilità differenziando varie interpretazioni o esaltando caratteristiche di un singolo cru».
Per informazioni:
www. latravaglina.it