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Meno fiere e più web per il vino Verso un pre e un post Coronavirus

Il rinvio di Vinitaly e l'annullamento di ProWein potrebbero cambiare radicalmente il mercato del vino. Fra buyer e produttori potrebbero crescere i rapporti diretti . L'epidemia che fa saltare le fiere farà scattare nuovi calendari, a.C e d.C , avanti Coronavirus o dopo.

 
08 marzo 2020 | 07:30

Meno fiere e più web per il vino Verso un pre e un post Coronavirus

Il rinvio di Vinitaly e l'annullamento di ProWein potrebbero cambiare radicalmente il mercato del vino. Fra buyer e produttori potrebbero crescere i rapporti diretti . L'epidemia che fa saltare le fiere farà scattare nuovi calendari, a.C e d.C , avanti Coronavirus o dopo.

08 marzo 2020 | 07:30
 

In tempi di Coronavirus si sta riscontrando un aumento delle vendite, sia in libreria sia mediante acquisti on-line, del celebre romanzo dello scrittore francese Albert Camus dal titolo “La Peste”. Volendo individuare stimoli ad un’analisi del flagello che si sta abbattendo sui nostri comportamenti nel sociale e sull’economia e pensando già al domani, immaginato necessariamente ed irreversibilmente diverso dall’oggi, è però più facile fare riferimento al romanzo dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez “L’amore ai tempi del colera”.



Meno fiere e più web per il vino Verso un pre e un post Coronavirus

Sempre più commercio di vino on line

È con queste premesse che entriamo nel merito di quanto sta accadendo nel mondo delle fiere e più in particolare di quelle del vino con riguardo alle due più importanti in Europa (e quindi nel mondo): ProWein e Vinitaly.
ProWein con razionalità teutonica, decide di stare ferma un giro. E difatti annullano l’edizione 2020 e danno il prossimo appuntamento alla primavera 2021: da domenica 21 marzo a martedì 23 marzo.
Vinitaly, confidando nel superamento in tempi brevi del Coronavirus non annulla l’edizione 2020, ma la fa slittare di un paio di mesi: date annunciate sono 14 – 17 giugno,

Senza entrare nel merito delle decisioni, di sicuro ben ponderate e sicuramente prese con forte senso di responsabilità verso tutti gli addetti ai lavori, la prima riflessione è che: siano due (caso Vinitaly), oppure siano dodici (caso ProWein), i mesi di slittamento, cosa accade nel frattempo? Ragionevolmente si spera che la caduta tendenziale delle vendite al consumo sia bassa e non rovinosa. Diciamola diversamente: si spera che permanga considerevole nel mondo il numero delle bottiglie ogni giorno stappate, bevute e pagate da centinaia di milioni di clienti.

L’approccio è “pull”, ovvero “ad aspirare”, dacché è il sell-out (le vendite del magazzino) che nel tempo breve genera il sell-in (la ricostituzione delle scorte dei rivenditori). E poi è il sell-in (inteso come domanda e acquisti) che nel medio periodo genera le decisioni ed i lavori di cantina. E poi sono i lavori di cantina a influire nel tempo lungo sulle scelte ed i lavori nei vigneti. Ecco, in un ciclo vitale che va dal “giorno” (la bottiglia “bevuta” e pagata oggi) al decennio (reinvestire in vigneto) quanto l’economia del vino può essere guastata e deformata dallo slittamento/annullamento di due fondamentali momenti di incontro tra chi vende (attività di sell-in) ed i buyer (abilitatori del sell-out)?
Detta diversamente: quanto essenziali sono le fiere del settore vino? E al contrario, quanto è negativo ai fini dell’economia del vino lo slittamento/annullamento di Vinitaly e ProWein?

Riflettiamo insieme. Qual è la ragione ultima degli eventi fieristici ? Risponderemmo così: agevolare l’incontro tra una domanda (buyer) ed un’offerta (espositori). Far tendere allo zero le asimmetrie sia in termini di conoscenza dei prodotti (soprattutto i nuovi), sia in termini di prezzi e sia per quanto attiene eventuali nuove soluzioni di trasporto e di consegna e quindi di  logistica.

Sempre più commercio di vino on line - Meno fiere e più web per il vino Ci sarà un pre e un post Coronavirus

E se si scoprisse che le soluzioni generate dalla rete sono tali che all’80% (vediamo tra un attimo dove si situa il residuale 20%) gli eventi fieristici inerenti al vino appartengono al mondo a.C. ?

Qui a.C. sta per “avanti  . . . Coronavirus” !

Il flagello del Coronavirus evidenzia modelli di sopravvivenza che poi divengono momenti che condizionano il domani, quel domani che sarà d.C (dopo Coronavirus). Tutti prendono confidenza con le conference call, con le chat, con i webinar e con le app. Si scopre che i buyers devono in buona sostanza validare o meno scelte di acquisto b2b. Possono farlo restando a casa loro grazie a quel residuale (che non significa né inutile, né superfluo) 20%: quegli atomi di relazioni umane non sostituibili da bit. La materia, le bottiglie dei vini da degustare.

E come si può fare? Semplice come talvolta già si fa: spedizione dei campioni gratuiti e vincolo deontologico di una degustazione in tempi condivisi sebbene a distanza: il seller in Italia, magari proprio nella tasting room della sua cantina, ed il buyer nella tasting room della sua azienda. Chat in video, tutti i commenti possibili, tutte le considerazioni plausibili sino ad arrivare alla trattativa commerciale.

Poi, come suole dirsi, subentrano gli accordi, subentrano i termini e le condizioni. Si giunge auspicabilmente al contratto. Passi opportuni e necessari affinché quel “pull” di sostanza divenga di forma un “push” uno spingere in avanti. Il lavoro nel vigneto, Il lavoro in cantina con l’imbottigliamento. L’attività di vendita sell-in con l’interlocutore buyer. Agevolare il sell-out.

Dunque, si diceva c’è chi salta un anno e chi slitta di due mesi.

Domanda birichina. Ma siete proprio certe, care “fiere del vino” di essere indispensabili all’economia del vino e di avere vita lunga?!?!

C’è un mondo a.C alle spalle a cui subentrerà presto il mondo nuovo d.C.

È dalle minacce che nascono le opportunità.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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