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Il business del vino post pandemia? Parola d'ordine: innovazione

Tra le necessità: attivare più strumenti crossmediali, intensificare il rapporto diretto, prestare maggiori servizi all’utente e di profilare pubblici di consumatori da fidelizzare negli anni. Da tenere in considerazione l’esplosione del fenomeno wine club e delle degustazioni online che passeranno dal 16% all’84% .

di Emanuele Bottiroli
06 dicembre 2020 | 12:30
Il business del vino post pandemia? 
Parola d'ordine: innovazione
Il business del vino post pandemia? 
Parola d'ordine: innovazione

Il business del vino post pandemia? Parola d'ordine: innovazione

Tra le necessità: attivare più strumenti crossmediali, intensificare il rapporto diretto, prestare maggiori servizi all’utente e di profilare pubblici di consumatori da fidelizzare negli anni. Da tenere in considerazione l’esplosione del fenomeno wine club e delle degustazioni online che passeranno dal 16% all’84% .

di Emanuele Bottiroli
06 dicembre 2020 | 12:30
 

Al forum Wine2Wine, a Verona, è stata presentata l’indagine di Nomisma Wine Monitor dal titolo “Il wine business nell’era post Covid-19”. Parola d’ordine “innovazione”, perché niente sarà più come prima, soprattutto nel breve periodo e dunque bisogna leggere i mutamenti di mercato e studiare nuove dinamiche di posizionamento.

L’indagine ha coinvolto 164 aziende che rappresentano 4 miliardi di euro di fatturato, di cui 2.5 miliardi relativi all’export. L’anno 2020 che si avvia a conclusione, per tutti, è stato quello che ha segnato cambiamenti importanti di percezione di sé in relazione al mercato. Molte certezze, radicatesi nel corso di decenni, sono state cancellate nell’arco di pochi mesi, da marzo ad oggi. Lo shock iniziale è normale, ma la reazione deve essere altrettanto potente. La ricerca Nomisma conferma che la presenza sui social resta importante, ma oggi lo è ancor di più attivare strumenti crossmediali, intensificare il rapporto diretto, prestare maggiori servizi all’utente e profilare i nuovi consumatori.

La congiuntura sta accelerando cambiamenti che in realtà erano già latenti - Il business del vino post pandemia?Parola d'ordine: innovazione

La congiuntura sta accelerando cambiamenti che in realtà erano già latenti

Iniziata la rivoluzione nel business del vino
«Abbiamo voluto indagare – ha detto il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani, società curatrice di Wine2Wine – lo stato dell’arte attraverso la voce delle aziende. L’obiettivo, oltre a fissare il reale impatto economico della pandemia, è quello di condividere gli scenari evolutivi determinati dalla crisi. Ne è emerso un settore in sofferenza sui mercati, ma allo stesso tempo fortemente impegnato a innovare. La congiuntura sta accelerando cambiamenti che in realtà erano già latenti. Il risultato è un’autentica rivoluzione del modo di fare business del vino, a partire dalla comunicazione, dal marketing e dalle nove direttrici commerciali».

Esploso il fenomeno del wine club e le degustazioni in remoto
Secondo gli analisti di settore non è solo l’e-commerce l’elemento trainante della nuova fase. Un altro aspetto da tenere in considerazione è l’esplosione del fenomeno wine club, data in crescita entro il 31 dicembre fino al 60% su base annua. Altro volano potrebbero diventare le degustazioni svolte in remoto, a distanza, con il supporto di diverse piattaforme che consentono di salvaguardare il bene primario più grande per le aziende del vino e dell’enoturismo: il rapporto con la clientela a salvaguardia del proprio set valoriale e del percepito dei rispettivi brand.

Secondo l’indagine Nomisma Wine Monitor queste degustazioni via web e/o APP dedicate passeranno dal 16% all’84% aprendo nuove interessanti possibilità per cantine e attività legate al mondo del vino.

E-commerce: presenza online va verso l’87%
Scontato il dato sul fronte e-commerce, precedentemente da alcuni un po’ snobbato in Italia: praticamente tutti gli imprenditori del vitivinicolo sono oggi pronti a mettersi online con una crescita stimata che farà passare il settore dal 55% all’87% in quanto a presenza.

Il business del vino post pandemia?Parola d'ordine: innovazione
Si passerà dal 55% all’87% in quanto a presenza online del settore

Verso un nuovo storytelling sui social
La vera svolta, sottolinea l’indagine sul wine business post-Covid, sta però anche nelle nuove consapevolezze che si dovranno acquisire per combattere la crisi congiunturale. E queste passano per le vendite multicanale (74,1%), nella maggior diversificazione dell’export (74,1%), nella brand awarness, nella maggior condivisione di importatori e distributori, nell’accelerazione delle strategie e di engagment sui social.

Appare dunque evidente che perlomeno nel breve periodo la presenza alla fiere o l’advertisting tradizionale non basteranno più. Serve investire su competenze e piani strategici tra storytelling digitale, canali online ed enoturismo. Risulterà rilevante anche un posizionamento mirato in grande distribuzione organizzata.

Previsto un calo del numero dei locali
Per Nomisma Wine Monitor nell’arco dei prossimi 24 mesi tutto cambierà e nulla tornerà come prima, ne sono ben consapevoli tutti gli operatori del settore intervistati dai ricercatori. Per il resto gli addetti ai lavori prevedono riduzioni, in Italia e all’estero, del numero di locali e dei consumi fuori casa, a cui contrapporre l’impatto positivo dato dall’incremento delle vendite online e dall’aumento della domanda di vini autoctoni, biologici e sostenibili.

Parola d’ordine: territorialità
Tornerà inoltre ad essere un volano una territorialità ben percepita: lo conferma lo studio sulle carte dei vini condotta da Nomisma-Wine Monitor.

Rilevante anche un posizionamento mirato nella Gdo- Il business del vino post pandemia?Parola d'ordine: innovazione
Rilevante anche un posizionamento mirato nella Gdo

In questo quadro saranno probabilmente ripensate le regole per i fondi Ocm, per l’internazionalizzazione di prodotto e di mercato fino ad oggi riservati solo a missioni extra europee. Parallelamente ai dati presentati da Nomisma, cresce il pressing sul Ministero delle imprese vitivinicole nazionali per poter avere incentivi a disposizione anche per il mercato europeo, la digitalizzazione e per nuove dotazioni tecnologiche propedeutiche alla creazione e alla gestione di nuovi format “smart” per vendere vino a valore e fare enoturismo azzerando le distanze tra videoconferenze e realtà aumentata.

Attenzione, però, perché alla fine è soprattutto questione di adeguare linguaggio e messaggio con meticolosità e know-how: l’improvvisazione, oggi come prima, può solo rappresentare un boomerang.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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