Torino ha accolto con grande entusiasmo Luca Maroni con “I Migliori Vini Italiani” che ha portato a Palazzo Saluzzo di Paesana le eccellenze vitivinicole del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta.
Ingressi da record hanno caratterizzato questo appuntamento, degustazioni affollate e piena di appassionati, migliaia i calici di vino versati per assaggiare vini (e formaggi) del territorio nord occidentale, per scoprire i sapori e i prodotti della Tuscia viterbese e per capire con
Luca Maroni il suo metodo cioè il modo scientifico con cui confrontarsi in maniera piacevole con il vino e cercare di carpirne l’essenza. I principali protagonisti sono stati come sempre i produttori che, grazie al contatto diretto col pubblico, hanno avuto modo di raccontare le loro etichette d’eccellenza durante una tre giorni che è stata all’insegna di un continuo assaggio (sempre liberi e senza limiti durante le manifestazioni de “
I Migliori Vini Italiani”).
Francesca e Luca Maroni
«Il grande passo fatto quest’anno - ha detto Maroni - sta nell’inizio della valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani, benché ancora non pienamente consapevole: dobbiamo renderci conto che essi rappresentano la vera ricchezza del nostro territorio. La Francia ha un paio di decine di vitigni, noi raggiungiamo i 400 e tanti di essi non sono stati ancora individuati e catalogati pienamente. Per fare qualche esempio, il Sangue di Giuda, dal Piemonte (
in verità è dell'Oltrepò pavese, Lombardia ndr), è una vera rarità; il grignolino è ancora un po’ oscuro nonostante la sua morbidezza di lampone, l’Alba Rossa che è un inserto tra Barolo e Barbera, è ancora una rarità. Inoltre, in questo periodo i produttori piemontesi si resi conto che il Nebbiolo si presta moltissimo alla spumantizzazione e sarà la novità dei prossimi anni. Questa ricchezza è, secondo me, il vero atout del vino italiano».
«Moltissimi anni fa, oltre 30 - ha chiuso Maroni - ero affascinato dal vino e, allora, completamente astemio, mi sono chiesto come fosse possibile approcciarmi a questo prodotto così magnificente. Mi sono posto la domanda di come arrivare a definire il gusto e l’aroma del vino in modo scientifico e oggettivo e ho compreso che la via principe era comprenderne le caratteristiche organolettiche chimico-fisiche. Attraverso un lungo percorso di studio, sono arrivato a capire che la chimica è tutto e, ora, già leggendo le analisi di un vino riesco a immaginare come sarà il suo sapore, e al contrario, quando assaggio un vino ne individuo le caratteristiche chimico-fisiche. Per esempio, la relazione tra sostanze amare, acide e morbide è determinata dalla composizione del vino: e la composizione chimico fisica ne determina il sapore. È un viaggio complesso e affascinante che ha cambiato la mia vita».
Per informazioni:
www.imiglioriviniitaliani.com