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Sonia Factory a Milano Una serata con i vini d'Alsazia

27 settembre 2018 | 11:49

Sonia Factory a Milano Una serata con i vini d'Alsazia

27 settembre 2018 | 11:49

L’Alsazia è un territorio di confine, una spina francese che si curva dentro un territorio tedesco prolungandosi verso oriente da una radice svizzera: questo il suo aspetto visto dalla mappa.

In quest’area geografica la vite cresce in collina, ma anche in pianura e a ridosso della montagna, e costituisce un patrimonio storico che gli 850 produttori e i 4mila conferitori alsaziani esportano in tutto il mondo con crescente successo.

(Sonia Factory a Milano Una serata con i vini d'Alsazia)

Lo ha ricordato con orgoglio tutto francese Foulques Aulagnon, responsabile del Conseil interprofessionnel des Vins d'Alsace durante la degustazione di Crémant, Riesling e Pinot Noir, tenutasi a Milano presso il Sonia Factory della blogger/cuoca Sonia Peronaci.

Aulagnon ha anzitutto evidenziato i fattori climatici e geografici che fanno dell’Alsazia un territorio ideale per la viticoltura: la barriera orografica dei Vosgi ripara le vigne e ha un benefico effetto sul clima. Queste montagne, infatti, limitano le influenze oceaniche rinforzando la presenza di un clima continentale e secco (estati calde e inverni freddi). Le temperature sono perciò ideali per la viticoltura, la scarsa idratazione consente di contenere i trattamenti e l’inquinamento ha difficoltà a svilupparsi.

Dal punto di vista geologico, l’Alsazia vanta una storia piuttosto movimentata, che ha permesso la nascita di una moltitudine di magnifici terroir. Tutte le formazioni, dalla primaria alla quaternaria, sono presenti in Alsazia. Tre unità morfo-strutturali sono state individuate: la montagna dei Vosgi (granito e gres, a volte scisto), le colline al di sotto dei Vosgi, caratterizzate da una notevole diversità di suoli e la pianura alluvionale del Reno (marna).

Oggi la maggior parte dei comuni vitivinicoli insistono su quattro o cinque formazioni differenti in una giustapposizione di parcelle a volte molto ristrette, offrendo un mosaico di suoli, dotati di una ricchezza e di una diversità unica al mondo.

(Sonia Factory a Milano Una serata con i vini d'Alsazia)

La concomitanza di fattori così favorevoli è in grado di sollecitare la fantasia di cuochi come Danilo Angé, impegnato a fornire ai vini protagonisti della serata una spalla forte, per testarne tutte le diversità espressive. Il Crémant iniziale, con le sue bollicine delicate e suadenti e il suo fruttato ai limiti del percettibile, ha avuto il compito di accompagnare i miniaperitivi al polpo, alla rapa rossa, alla crema di ceci di Danilo Angé, confermando di non essere un’alternativa allo Champagne ma di poter occupare un podio tutto suo nella memoria degli intenditori.

In prosieguo, grande spazio al Riesling alsaziano, in molte delle sue versioni e sfumature; il menu proponeva crema di broccoli con stoccafisso mantecato, risotto vongole e limone, filetto di maiale in crosta di pistacchi e controfiletto di agnello con purea di sedano rapa, ed il Riesling non si è sottratto al confronto con il sapido, col marino, con l’agrumato, con l’erbaceo e con il glutammico (carne), regalando ogni volta una carezza o una spigolosità originale.

L’accenno di dolcezza che ci aspettavamo di trovare qua e là non è mai arrivato, ma non è detto che sia un difetto; in più d’uno preveleva il sapido e il minerale, la pesca e gli agrumi erano ben distribuiti, qualche volta la pietra focaia era piuttosto netta.

(Sonia Factory a Milano Una serata con i vini d'Alsazia)
Controfiletto di agnello con purea di sedano rapa

In generale, si può ritenere giustificata la forte affermazione identitaria rivendicata da Foulques Aulagnon, che ha ripetutamente sottilineato la personalità unica del vino in degustazione: il Riesling d’Alsazia, insomma, non è mai assimilabile al tedesco e nemmeno all’italiano, per le caratteristiche già menzionate e per il fattore umano, costituito da famiglie che da secoli si sono dedicate alle vigne, hanno mandato i loro rampolli a studiare all’estero, e si sono poi ritrovate tutte unite a rilanciare il buon nome e la storia secolare del vino alsaziano.

I Pinot Noir, arrivati per ultimi e degustati con ricotta e formaggio affumicato, oltre che con le carni, sono serviti a ricordare ai giornalisti e ai blogger presenti che in Alsazia il 10% di rossi resiste e ha una storia che non si lascia mettere da parte. Un vino semplice, a detta di molti, ma mai banale: da una lato ne è stata apprezzata l’acidità sposata bene alla struttura, e dall’altro la nota legnosa, ma non invadente, appena presente in uno di essi.

La terra di confine che dalla Svizzera si sviluppa in Francia, e si gira verso la Germania, ha saputo presentare a Milano tutta la ricchezza del suo campionario, attraverso tre primattori come il Crémant, il Riesling e il Pinot Noir; e non c’è motivo di dubitare che la vocazione internazionale del vino alsaziano abbia radici ben salde, in grado di sostenere una crescita di lunga durata.

Per informazioni: www.vinsalsace.com

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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