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Michela Muratori, Napoli e Franciacorta «Pizza e buon vino abbinamento ideale»

 
17 luglio 2018 | 11:25

Michela Muratori, Napoli e Franciacorta «Pizza e buon vino abbinamento ideale»

17 luglio 2018 | 11:25
 

Il viso di Michela Muratori, è ancora più luminoso in questa sua stagione, quella della maternità. A pochi giorni dal lieto evento, accetta di rispondere alle domande tra vigneti e cantina nella sua amata Franciacorta.

Un fil rouge della competenza che si intreccia con la passione e che si dipana lungo la Penisola per poi rientrare, a compimento di percorso virtuoso, nella natia Franciacorta.

(Michela Muratori, Napoli e Franciacorta «Pizza e buon vino abbinamento ideale»)
Michela Muratori con parte della famiglia

L'idea forte dell'Arcipelago Muratori nacque all'incirca 20 anni fa. Sì, ma da quale "isola" partiste? Da dove salpò l'equipaggio di questa originale avventura? E quale fu la vision che vi consentì di immaginare il progetto e poi di compierlo?
Decisi di iniziare a lavorare nell’azienda vitivinicola di famiglia solo nel 2007, dopo essermi laureata in lingue e letterature straniere ed aver vissuto prima a Londra e poi a Dublino dove studiai un anno alla Dublin City University e conseguii il mio Master in Marketing. Ammetto che prima di allora il vino mi piaceva ma non era tra le mie passioni, piuttosto orientate da sempre sui viaggi, la lettura e la moda. In cantina iniziai come segretaria del direttore commerciale allora presente e poi passai alla comunicazione e di conseguenza al ruolo (come piace chiamarlo ora) di brand ambassador. Se devo dirla tutta mi sento più un “factotum” che un ambassador, dato che passo moltissimo tempo in cantina e pur non essendo enologa, ma solo sommelier Ais.

All’inizio tendevo a spostarmi moltissimo, sia in Italia che all’estero, per fiere o per andare a conoscere i nostri clienti che sono patron di ristoranti, enoteche e bar. Con gli anni però mi sono decisamente più appassionata alla cantina, a come nascono i nostri vini, a come evolvono in bottiglia e dunque alle caratteristiche organolettiche che assumono nel calice. Adoro vivere il momento della fase vegetativa della vigna che precede la vendemmia, con i suoi drammi, terrori e preoccupazioni legati alla variabilità stagionale. Poi la vendemmia, la pressatura e le scelte di vinificazione che ne conseguono. Quando arrivai in azienda il concetto di “arcipelago” era già insediato.

(Michela Muratori, Napoli e Franciacorta «Pizza e buon vino abbinamento ideale»)

Il progetto nacque nel lontano 1999 quando mio padre e i suoi fratelli decisero di lanciarsi in questa grande avventura nel mondo del vino, affidandosi alle idee ed alla figura di Francesco Iacono. Dapprima, con la mia formazione marketing alle spalle, decisi di credere moltissimo e spingere con forza sul concetto di Arcipelago. Poi, però, man mano che maturavo la mia esperienza nel mondo del vino mi rendevo conto che la nostra mentalità famigliare era poco coerente con l’idea di avere quattro tenute diverse con proprie vigne e cantine così lontane fra loro.

Vuoi dare una connotazione sintetica, una sorta di ruolo, a ciascheduna delle isole che hanno costituito l'Arcipelago Muratori?
Maturavo la mia esperienza, conoscenza e formazione soprattutto della realtà in cui da sempre vivo e meglio conosco, Villa Crespia la nostra Tenuta in Franciacorta. Viaggiavo spesso in Toscana a Suvereto, ma molto di più in Campania nelle Tenute di Ischia e Benevento, che comunque, lo dico con rammarico, frequentavo troppo poco. Al di là della mia amata Franciacorta, dove sono nata e vivo con la mia famiglia e gli amici di sempre, la Toscana è sempre stato il territorio che più di tutti ho avuto difficoltà ad approcciare.

Ci vive da più di un anno mio cugino Matteo Muratori, l’enologo di famiglia, oggi responsabile della nostra Tenuta Rubbia al Colle. Insieme a Matteo tento di viverla con maggior assiduità, anche se si tratta di una regione vinicola storica e ricca di denominazioni più forti e consolidate di quella di Suvereto.  Per 10 anni ho vissuto la Campania “da pendolare”, atterravo a Napoli, mangiavo una pizza con qualche amico e prendevo l’aliscafo per l’Isola d’Ischia o direttamente in aeroporto noleggiavo l’auto e guidavo fino a Benevento. La Campania mi ha scaldato il cuore e l’anima, gli amici e tutte le persone che per lavoro ho conosciuto in questa regione mi hanno accolto a braccia aperte, senza mai farmi sentire “la straniera che viene dal nord”, mi sono sempre sentita una di famiglia, mi sono sempre sentita un’isolana.

Sì perché se è reale che Ischia è un’isola anche Benevento l’ho sempre vissuta come isola. Sembrerò patetica, ma se penso a tutti gli amici campani che mi hanno fatto sentire bene in questi anni mi viene davvero da piangere perché non li voglio assolutamente perdere. Ho tanti nomi in testa ma non ne voglio fare neanche uno perché ho paura di ometterne qualcuno importante, però ho scelto due persone che incarnano nella mia esperienza questi due luoghi che abbiamo dovuto lasciare per motivi diversi. Ischia per me è Riccardo D’Ambra su al Focolare a Barano, che sempre mi diceva “tu sei isolana non bresciana, ricordatene!”, a Benevento ricordo invece Mariagrazia Deluca mia seconda mamma campana, insieme ai mitici Sannio guys.

Non me ne vogliano amiche vere con cui ancora mi sento costantemente e sanno tutto di me e della mia vita come Anna o Fosca da Napoli e ancora non voglio perdermi con Pasquale Raicaldo che mi ha fatto scoprire l’Ischia selvaggia incontaminata e mi è vicino con i suoi bellissimi scatti su Instagram, poi sempre da Ischia il mitico pizzaiolo dj Ivano con cui mi sento orgogliosa di aver portato un po’ di cultura di pizza napoletana al nord.

Veniste al Sud con una valigia piena piena di? E avete lasciato il Sud con una valigia piena di?
Certamente la Campania mi ha arricchito molto dal punto di vista professionale, quello vitivinicolo, ma il valore più grande che serberò per sempre nel cuore è quello umano, delle persone: un patrimonio preziosissimo che spero di riuscire a non perdere! Non voglio pensare di chiudere un capitolo della mia vita perché non sarà così. Soprattutto dal punto di visto umano ma anche professionale, perché in Campania si stappano oggi tante bottiglie del nostro Franciacorta e questo mi porta (con grande gioia!) a poter continuare a frequentare questo territorio con una certa costanza. Amici-collaboratori più nuovi li ho a Paestum con Angelo e a Caserta con Mauro.

Voi siete produttori di Franciacorta. Patite il fatto che la comunicazione all'estero della denominazione Franciacorta sia inferiore a quella del Prosecco?
Rimane evidente oggi la nostra concentrazione professionale come famiglia Muratori alla Franciacorta, dove con la Tenuta Villa Crespia abbiamo 55 ettari di Chardonnay e Pinot nero e commercializziamo quasi 400mila bottiglie di Franciacorta. Vendiamo Franciacorta soprattutto in Italia. Fuori dal nostro Paese vendiamo soprattutto negli Stati Uniti, in Giappone e in Svizzera. Questi sono Paesi con un approccio al vino italiano molto più evoluto, dove è evidente che il paragone non viene assolutamente fatto con lo “sparkling nazionale” e cioè il Prosecco ma con altri metodo classico tra i più famosi nel mondo.

A proposito di Franciacorta, ci dici l'abbinamento ancora inesplorato? The next big thing?
Sembrerò di parte, ma l’abbinamento inesplorato e che ho nel cuore è per me quello con Franciacorta e pizza napoletana. E rammento, a tale riguardo, una memorabile serata di qualche anno fa, con le ottime pizze di Pasqualino Rossi della Pizzeria Elite di Alvignano (Ce) abbinate proprio ai Franciacorta di Villa Crespia. Non mi stancherò mai di predicarlo in Italia e nel mondo: evviva la pizza e il vino buono.

Ci si accomiata con un brindisi: evviva la nuova generazione della famiglia Muratori perché pochi giorni dopo l’intervista, Michela ha partorito!

Per informazioni: www.fratellimuratori.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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