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Barbera d’Asti, una rivoluzione che fa rima con evoluzione

di Gabriele Ancona
vicedirettore
 
05 dicembre 2018 | 16:08

Barbera d’Asti, una rivoluzione che fa rima con evoluzione

di Gabriele Ancona
vicedirettore
05 dicembre 2018 | 16:08
 

Più di cento giornalisti provenienti da oltre venti Paesi di ogni continente hanno partecipato alla masterclass-degustazione che si è tenuta il 1° dicembre al Foro Boario nel centro di Nizza Monferrato (At).

L’incontro, denominato Barbera Revolution, è stato condotto dalla scrittrice e giornalista americana Kerin O’Keefe alla presenza di Filippo Mobrici, presidente del Consorzio tutela Barbera d’Asti e vini del Monferrato che ha organizzato l’evento.

(Barbera d’Asti: una rivoluzioneche fa rima con evoluzione)

«A Nizza Monferrato - ha ricordato Mobrici - è nata l’enologia moderna per quanto riguarda i vini rossi. E qui nel Monferrato si sta vivendo il risveglio della Barbera d’Asti, una rivoluzione che nasce dalla consapevolezza di vantare un vitigno di razza e un vino sempre più di tendenza e in linea con le esigenze e il palato del mercato. Una rivoluzione che è un’evoluzione. Abbiamo potuto assaggiare uno spaccato della Barbera d'Asti con grandi prodotti di qualità che si identificano in un'identità garantita e quindi in un'impronta digitale che rappresenta il nostro marchio, quello che noi vogliamo comunicare: noi siamo questi. Siamo arrivati a questo attraverso una rivoluzione che negli anni si è completata in quello che oggi abbiamo potuto assaggiare e in un'evoluzione moderna, un approccio diverso dal vitigno Barbera e oggi possiamo parlare della versatilità della Barbera d'Asti, e soprattutto di questo che è diventato, secondo noi, uno dei più grandi e importanti vini gastronomici d'Italia».

Filippo Mobrici (Barbera d’Asti: una rivoluzioneche fa rima con evoluzione)
Filippo Mobrici

Un cambio di rotta che parte da lontano e che ha percorso diverse tappe. Il Consorzio è stato fondato nel 1946 ed è passato dalle 7 cantine iniziali alle 323 di oggi. Il vino Barbera ha ottenuto la Doc nel 1970 e la Docg nel 2008 per le tipologie Asti e Superiore, Nizza e Ruché di Castagnole Monferrato.

La superficie vitata è di 4.129 ettari che si estendono attraverso 169 Comuni nelle province di Asti e Alessandria con una resa per ettaro di 90 quintali. La produzione 2017 si è attestata sui 21 milioni di bottiglie di cui il 50% destinato all’esportazione. Tra le performance migliori registrate nel 2017 dalle varie tipologie di Barbera d’Asti, c’è quella della Barbera d’Asti Docg Superiore che ha fatto segnare un incremento del 16% sull’anno precedente. Molto bene anche il Nizza (+17,2%) con una produzione di 369.861 bottiglie (315.472 nel 2016) e del Piemonte Barbera (+5% con 20.259.944 bottiglie prodotte).

(Barbera d’Asti: una rivoluzioneche fa rima con evoluzione)

La Barbera d’Asti Docg si presenta di colore rosso rubino, brillante e profondo; al naso è intensa e alcolica. La tipologia Superiore, grazie al suo passaggio in legno, si arricchisce anche di note speziate. Al palato la Barbera d’Asti si presenta rotonda e vellutata, con un costante bilanciamento tra le varie componenti organolettiche. Nella versione Superiore le sensazioni si fanno più articolate. Nell’insieme la Barbera d’Asti, e in particolare la versione Superiore, è un vino vigoroso, complesso e persistente.

La degustazione al Foro Boario di Nizza Monferrato ha visto sfilare 19 vini: 12 Barbera d’Asti Superiore Docg e 7 Barbera d’Asti Docg. Tutte della vendemmia 2016. «Un’annata – ha precisato Kerin O’Keefe – caratterizzata da un mese di febbraio piovoso e da una primavera classica. La seconda metà di agosto e tutto settembre hanno goduto di temperature miti e poche piogge. Il risultato sono stati grappoli dall’elevato livello di zuccheri e con una buona acidità. Un’annata eccellente per il Piemonte e davvero importante per la Barbera d’Asti».

«Le Barbera 2016 hanno ancora tanto da dare e l’aiuto che conferisce loro il legno le va a completare. Sono vini che hanno davanti a sé una vita lunga e ben rappresentano la nostra identità consortile, che abbiamo voluto simboleggiare con un calice che è la stilizzazione grafica di un’impronta digitale. Una dichiarazione di unicità».

Per informazioni: www.viniastimonferrato.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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