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Focus a Vinitaly sul riscaldamento globale Un problema o un'opportunità per il vino?

Nei prossimi 30 anni la temperatura media annuale potrebbe alzarsi di 1,5-2,5°C, un aumento critico per i terroir e le varietà autoctone. Un convegno a Vinitaly ha analizzato gli effetti del riscaldamento in viticoltura

di Gabriele Ancona
vicedirettore
 
11 aprile 2017 | 17:28

Focus a Vinitaly sul riscaldamento globale Un problema o un'opportunità per il vino?

Nei prossimi 30 anni la temperatura media annuale potrebbe alzarsi di 1,5-2,5°C, un aumento critico per i terroir e le varietà autoctone. Un convegno a Vinitaly ha analizzato gli effetti del riscaldamento in viticoltura

di Gabriele Ancona
vicedirettore
11 aprile 2017 | 17:28
 

«Oggi nella Heathcote australiana al posto dei vitigni provenienti dalle regioni continentali europee si stanno introducendo varietà dell’Italia centromeridionale, quali il Montepulciano, il Nero d’Avola, il Sagrantino, l’Aglianico. Così come in Champagne durante la piccola glaciazione (dal XIV al XVIII secolo) al posto del Pinot nero e di altre varietà originarie sono stati introdotti lo Chardonnay e il Gouais. Siamo di fronte a una rivoluzione culturale della viticoltura europea che interroga la ricerca ma anche, e soprattutto, i produttori. Non possiamo basare il futuro sulla nostalgia, dobbiamo, insieme, scommettere sull’innovazione, a partire dal miglioramento genetico e dall’applicazione della space economy».

Focus a Vinitaly sul riscaldamento globale Un problema o un'opportunità per il vino?

Per Attilio Scienza (Università degli studi di Milano) per combattere la “dittatura del clima” bisogna indagare, comprendere e innovare, trasformando le sfide poste dai cambiamenti climatici in opportunità. Proprio i cambiamenti climatici sono stati il focus del convegno organizzato al Vinitaly da L’Informatore Agrario in collaborazione con il Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura per analizzare gli effetti del riscaldamento globale in viticoltura.

«Nei prossimi 30 anni - ha puntualizzato il direttore del Crea Diego Tomasi - la temperatura media annuale potrebbe alzarsi di 1,5-2,5 °C, un aumento che risulta sempre più critico per i terroir storici e per le varietà autoctone, meno plastiche nell’adattamento rispetto ai vitigni internazionali a causa della loro elevata specificità ambientale. I terroir rischiano invece di perdere le loro peculiarità climatiche e di conseguenza gli effetti specifici dell'interazione clima-mesoclima/vitigno».

Molto interesse ha suscitato la voce del Governo che, con Andrea Olivero, viceministro delle Politiche agricole ha sottolineato il fatto che «il cambiamento climatico sia una tematica che va affrontata oggi e su cui non possiamo più permetterci di perdere tempo. Abbiamo bisogno di confrontarci e di analisi puntuali, precise, basate sulla realtà e abbiamo bisogno soprattutto che questo diventi patrimonio collettivo dei decisori, politici e imprenditoriali. Dobbiamo migliorare la collaborazione tra i diversi mondi e dobbiamo fare in modo che, a partire dai Psr, ci siano concreti processi di accompagnamento per le nostre imprese. In questa direzione sta lavorando il ministero, attraverso il Crea in primis, ma anche con gli altri strumenti per la rete rurale».

Tra gli studi a cura del Crea presentati, quello sugli effetti dell’aumento delle temperature nella maturazione del Glera, che ha evidenziato come i siti più freschi di bassa collina potrebbero nel tempo beneficiare dell’incremento termico e riclassificarsi all’interno delle fasce climaticamente più vocate per la coltivazione di questa varietà. Al contrario, nei siti di media collina, un ulteriore aumento delle temperature potrebbe portare a processi di maturazione troppo rapidi per raggiungere un’ottimale espressione fisiologica e metabolica della pianta. Temperature notturne più calde potrebbero vanificare il positivo effetto che le basse temperature hanno sulla sintesi dei composti coloranti.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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