“Rispettare il produttore e il territorio”. La filosofia di Emiliano Falsini non conosce ambiguità. Italia a Tavola lo ha incontrato nell’ambito di una sessione di degustazione che si è tenuta a Milano il 28 marzo presso il ristorante Capra e Cavoli, dove Falsini ha presentato 18 etichette: 6 bianchi, 6 rosati, 6 rossi. «L’enologo - ha precisato - è solo lo strumento tecnico per realizzare vini corretti, in cui devono emergere l’impronta e lo stile del produttore, il vitigno e il territorio».

Emiliano Falsini
Punto e a capo. Falsini è un giovane professionista che vanta però un curriculum molto navigato. Laurea in Viticoltura ed enologia all’Università di Firenze, corsi di perfezionamento alla facoltà di enologia di Bordeaux, esperienze lavorative in California, presso la
Robert Mondavi Winery, e in Nuova Zelanda alla
Villa Maria Estate. E nel 2000 l’incontro con il
Gruppo Matura, esperienza che ha portato Falsini a cimentarsi direttamente con numerose realtà vinicole italiane nei territori di maggior prestigio enologico, dal Barolo a Bolgheri, passando per il Chianti Classico, Montefalco in Umbria, l’Emilia Romagna, le Marche, l’Abruzzo, la Basilicata, l’Irpinia in Campania, la Sicilia.
Attualmente Emiliano è l’enologo di una quarantina di aziende vinicole, di ogni dimensione, da quelle con pochi ettari di vigneto a case con produzioni numericamente importanti. «L’enologo - ha sottolineato nel corso della degustazione - deve essere un professionista serio, motivato e preparato da un punto di vista tecnico, con una grande sensibilità gustativa, ma soprattutto deve saper stimolare l’azienda in un percorso di ricerca qualitativa costante, ogni giorno. Il lavoro non si limita alla cantina, ma comincia dalla vigna per estendersi al mondo del vino in tutte le sue forme».

Un’interpretazione moderna, tenuto conto che la nuova enologia è più rispettosa della materia prima, meno interventista e consapevole che l’enologo debba avere una visione a tutto tondo su quelle che sono le varie sfaccettature di una realtà vitivinicola molto complessa e variegata ed essere in grado di plasmare il percorso ideale. A Milano, come accennato, Falsini ha “raccontato” 18 sue creature.
Partendo dalla Sicilia questo viaggio organolettico è approdato in Piemonte. Nel dettaglio, la sessione di degustazione si è aperta con i bianchi:
- Grillo 2016 Sicilia Doc della Masseria del Feudo, azienda bio di Caltanissetta, contrada Grotta Rossa;
- Mafeta 2016 (vermentino al 70%, grechetto e malvasia) dell’azienda agricola Agrisole di S. Miniato (Pi);
- Le Grane-Ribona 2015, vitigno autoctono del Maceratese prodotto da Bocca di Gabbia di Civitanova Marche (Mc);
- Grechetto Montefalco 2016 (uvaggio 100% grechetto di Orvieto) di Viticoltori Broccatelli Galli di Bastia Umbra (Pg);
- Del Posto 2015, trebbiano Spoletino, cru della vinicola Perticaia di Montefalco (Pg);
- Greco di Tufo 2015 dell’azienda Le Masciare di Paternopoli (Av).

I Rosè:
- Primitivo (in purezza) della Cantina Taverna di Nova Siri (Mt);
- Petalo di Rosa 2016 (100% sangiovese), Tenuta Casali di Forlì-Cesena;
- Tre Rose, sirah in purezza, azienda Trerè di Faenza (Ra);
- Allegra 2016 (sirah e merlot), Casa di Terra di Bolgheri (Li);
- Ica 2016 (100% ciliegiolo) dell’azienda Selvagrossa di Pesaro;
- Lucanto Cerasuolo d’Abruzzo (100% montepulciano), dell’azienda bio Torre Raone di Loreto Aputino (Pe).
Veniamo ai rossi:
- San Lorenzo, Etna rosso (100% nerello mascalese) dell’azienda Girolamo Russo di Passopisciaro (Ct);
- Poggio Ai Chiari 2008 (sangiovese 100%) dell’azienda Colle Santa Mustiola di Chiusi (Si);
- Damo 2009, Nobile di Montepulciano prodotto da Montemercurio di Montepulciano (Si);
- Guado de’ Gemoli, Bolgheri Superiore 2013 (cabernet sauvignon 80%, merlot 20%) di Giovanni Chiappini, Bolgheri (Li);
- Carmignano Riserva 2013 (sangiovese, cabernet sauvignon, merlot) dell’azienda Piaggia di Poggio a Caiano (Po).

In chiusura di degustazione Emiliano Falsini ha presentato con orgoglio un Barolo. «Per un toscano, lavorare in Piemonte e in questo terroir rappresenta un’estrema gratificazione professionale», ha puntualizzato innalzando un calice di Bussia 2013, cru di
Giacomo Fenocchio a Monforte d’Alba (Cn).
Per informazioni:
www.emilianofalsini.it