È giunta a compimento, grande il successo, la terza edizione di “Anteprima Sagrantino”, appuntamento enologico oramai consueto dedicato a quello che è divenuto, meritatamente, il vino umbro più noto ed apprezzato, sia nel mercato domestico che all’estero. Quest’anno, in anteprima, la vendemmia 2013.

Così si esprime, ben conscio della sfida alla quale i consorziati si stanno cimentando, il presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco Amilcare Pambuffetti: «Nel 25° anno del Montefalco Sagrantino Docg viviamo un entusiasmo quasi adolescenziale pur mantenendo una grande maturità nella continua valorizzazione del nostro territorio, che resta uno dei più dinamici dal punto di vista della specificità. I progetti sviluppati finora ci hanno permesso di raggiungere dei risultati importanti e di garantire una grande vivacità all’area produttiva di Montefalco».
Ed in effetti è palese il grande ed encomiabile sforzo che stanno portando avanti i produttori dell’area di Montefalco. Silente e non esibito il loro grande lavoro in vigna, con costante adeguamento della cura dei vigneti, molto opportuno il supporto di competenze specifiche. Altrettanto silenzioso il lavoro che quotidianamente si svolge in cantina. Ne sortisce un Montefalco Sagrantino che, sebbene influenzato, e come potrebbe essere altrimenti, dai fattori climatici che capricciosi mutano di stagione in stagione, è pressoché ovunque, non pochi i nostri meditati assaggi, migliore di vendemmia dopo vendemmia.

Insomma, i galloni di grande vino di spessore e statura internazionale, atto a ben figurare nel gotha dei grandi rossi del mondo, sono stati guadagnati (ed è work in progress) sul campo ovvero, e proprio il caso di ribadire, sia in vigneto che in cantina. Cantine sempre più funzionali e sempre più belle, talvolta raggiungendo il livello di vera opera d’arte e qui ci si riferisce al Carapace, la scultura-architettura realizzata da Arnaldo Pomodoro per la Tenuta Castelbuono di proprietà della famiglia Lunelli.
Cantine che si attrezzano per includere il wine business in una tematica più ampia ed articolata, che necessita di coralità e quindi di coesistenza di più soggetti, che è quella dell’enoturismo. Il Montefalco Sagrantino, lo si diceva e qui lo si ribadisce, ha tali livelli di pregevolezza che può essere ritenuto senza dubbio alcuno, uno dei grandi rossi autoctoni che il nostro Belpaese sa donare al mondo intero. Ma, ecco il fatto saliente, ciò che lo rende unico e pertanto incomparabile con gli altri vini, è il legame stretto con la sua madre terra, questa Umbria mistica ed affascinante che così orgogliosamente sta rinascendo dalle ferite crudeli di un terremoto che per troppo tempo si è cruentemente manifestato.

Paolo Bartoloni
Un Montefalco Sagrantino, perciò, che lo si apprezza molto di più dopo che si è potuto contemplare il ciclo di affreschi della storia di San Francesco di Benozzo Gozzoli. E così per dire degli altri capolavori e degli scorci pittoreschi di un panorama che emana struggente mitezza. Un calice di Montefalco Sagrantino esprime compiutamente se stesso quando il suo esame visivo è principiato ben prima del roteante calice che porge agli occhi il colore rosso rubino molto intenso.
Esame visivo, ci si consenta di esprimerci così, che nasce quando in Umbria si arriva, si contempla il tutto, panorami, paesaggi, opere d’arte sedimentatesi nei secoli, si mette da parte l’orologio e, nel riappropriarsi di quella risorsa preziosa che è il tempo, si capisce per davvero cosa significa la qualità della vita. Per quanto attiene al solo Montefalco Sagrantino Docg, stiamo parlando di circa il 6% della produzione vinicola umbra con una superficie vitata di circa 610 ettari. Ne consegue, e qui è evidente l’accorta resa per ettaro, una produzione di circa due milioni di bottiglie.

Due milioni di bottiglie che sono realmente vendute allorquando sono... bevute! Diciamo ciò per intendere quanto delicato sia il governo non solo del sell-in al quale si dedicano, ovviamente, i produttori, ma anche il momento del sell-out al quale, per sua insita mission, si dedica il Consorzio. Ne consegue, proprio in virtù dell’approccio sistemico al business concepito come turismo del vino, un valore dell’export di circa il 60%.
Insomma, si è ben compreso che è vincente pensare ed agire come una omogenea business community che sa relazionarsi con la community always on. Lezione non da poco di cui potrebbero beneficiare altre realtà del nostro Paese che ancora marciano in ordine sparso con comportamenti forse idonei nello scorso secolo ma certamente non oggi.
Giammai casualmente, bensì proprio grazie all’attività di promozione del Consorzio, il 16 maggio Montefalco, ringhiera dell’Umbria, sarà arrivo di tappa dell’edizione numero 100 del Giro d’Italia. E non una tappa qualsiasi, bensì una tappa a cronometro, che si disputa all’indomani del giorno di riposo. Un coverage mediatico di grande impatto ed una serie di manifestazioni correlate.

Si diceva dei meditati assaggi, effettuati nelle visite in cantina. Ed allora risultano memorabili il Montefalco Sagrantino Docg 2011 di
Romanelli. Di Romanelli, incisiva realtà guidata dal giovane Devis Romanelli, ci piace segnalare anche un grandissimo olio, il Quattro Varietà. Oltre alla cantina, da segnalare lo shop nel centro di Montefalco, con l’operosa Marta ad accogliere cosmopolita clientela. Molti produttori affiancano alla produzione di vino, una produzione di olio di altrettanta elevata qualità.
Ci si stupirebbe se ciò non accadesse dacché, dolce caratteristica della nostra area mediterranea è proprio questo continuo abbraccio tra l’ulivo e la vite. Eleganti e di ottima struttura i Montefalco Sagrantino Docg fatti da
Filippo Antonelli che, ciò esulando dal Sagrantino ma comunque da voler qui menzionare, ha fatto anche un interessante e struggente vermouth denominato in etichetta “Vecchia Torino”. Impegnativi, nonostante un primo sorso facile, gli ottimi Montefalco Sagrantino Docg dell’azienda vitivinicola
Montioni, dal giovane Paolo abilmente guidata.
Gnocchetti al Sagrantino
Le Cimate, bel plesso di recente costruzione su ameno poggio collinare, è giovane realtà governata dal bravissimo
Paolo Bartoloni. Qui oltre al Montefalco Sagrantino Docg ed al suo fratello minore Montefalco Rosso, hanno spazio e la meritata importanza, anche godibili e ben fatti vini bianchi. Lodevole, tra essi, l’interessante Trebbiano Spoletino. Anche gli altri succitati produttori, soddisfacenti i risultati, si cimentano con la produzione del Trebbiano Spoletino e sovente anche del Grechetto.
E poi arriva il momento, perché questo momento purtroppo giunge, di dover lasciare Montefalco. E si parte. Ma se è vero che noi dobbiamo andare via da Montefalco, altrettanto vero è che mai più Montefalco andrà via da noi.
Per informazioni:
www.consorziomontefalco.it