Troccolone 2015 Orcia Doc Sangiovese è l’ultimo vino nato nell’azienda di Marco Capitoni (nella foto), tenace vignaiolo toscano di Pienza (Si). Dopo “Capitoni” e “Frasi” ecco “Troccolone”, nome frutto del sostantivo dialettale con cui veniva chiamato il commerciante che frequentava i poderi della Val d'Orcia, portando generi alimentari, oppure piccoli utensili, fili da cucire, bottoni, varia merce che scambiava con uova, piccioni o conigli. Un vero commerciante ante litteram come il vino che esce dalla cantina di Marco Capitoni.

Marco Capitoni
«Nato dalla volontà di valorizzare le uve provenienti da una singola porzione di vigneto che, vinificate separatamente ormai da diversi anni, ci davano sempre un vino particolarmente interessante per ricchezza di profumi e freschezza nella beva, abbiamo deciso di dare vita a “Troccolone”»: questa il racconto di Marco Capitoni, all’interno della sua cantina cinta da un lato dalla città di Pienza e dall’altro dalla maestosità del monte Amiata. Consapevole delle sue potenzialità, Marco ha cercato un contenitore che permettesse la fermentazione delle uve e l'evoluzione del vino ricavato, esaltandone le caratteristiche originarie e gli aromi varietali.
«Dopo alcune prove fatte a partire dalla vendemmia 2012 - prosegue il tenace vignaiolo - siamo arrivati alla conclusione che il modo migliore sarebbe stato quello di utilizzare la terracotta. Un lungo percorso di ricerca delle giuste caratteristiche ci ha portato a scegliere due giare in terracotta da 5 hl costruite con terra dell'Impruneta, realizzate manualmente con la tecnica denominata “a colombino”, cioè non vengono utilizzati stampi ma tutta la superficie è lasciata al naturale, senza alcuna smaltatura, vetrificazione o altro intervento. Dopo sei mesi di presenza del vino nelle giare abbiamo concluso il processo con l’affinamento in bottiglia. Ed ecco adesso sul mercato un vino da servire fresco, profumato e facile da bere, da accompagnare con i tradizionali piatti toscani, come la panzanella».

L’idea Troccolone è nata nel 2011, ma solo nel 2015 questo vino vede la luce. «Nel corso degli anni successivi all’idea abbiamo fatto continue prove - conclude Marco Capitoni - ma solo nel 2015 abbiamo deciso di dare vita a questo nostro terzo prodotto con solo 1.300 bottiglie, frutto di operazioni colturali difficili e spesso antieconomiche come quelle di non usare diserbi chimici o di eliminare i grappoli in eccesso, ma che noi facciamo nella convinzione che quanto produciamo sia buono e sano e per questo possa soddisfare chi cerca il vero valore delle cose». Quando aprite una bottiglia di Marco Capitoni non è necessario fermarsi davanti al problema degli abbinamenti perché questo nettare di Bacco è possibile berlo anche da solo, per il semplice gusto di assaporare un vino frutto della passione e del lavoro di una famiglia.
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