Estate... voglia di una cena da gustare in giardino accompagnati dalla luce delle candele, di un dopocena sotto le stelle o di un aperitivo al crepuscolo sorseggiando un calice di vino. Ma quale vino scegliere? Bollicine, un profumato bianco, un accattivante rosato e perché no anche un rosso leggero di facile beva.
I comuni denominatori dei vini per l’estate sono i concetti di freschezza, leggerezza, eleganza, sapidità, ma soprattutto piacevolezza, gioia per il palato. Complice nella scelta anche la tavola, che si alleggerisce con un ricco assortimento di verdure, ortaggi, crostacei e pesce, spesso crudo. Per brindare all’estate partiamo dall’aperitivo. Se non vogliamo rivolgerci all’effervescenza transalpina scegliendo uno Champagne o magari un Crémant, possiamo pensare alle bollicine di casa nostra e qui le alternative sono veramente molte, sia da vitigno autoctono - e quindi si parla di territorio - sia in termini di prezzo equilibrato.
Per un consumatore che cerca qualcosa di piacevole diamo la preferenza al Prosecco, senza dubbio le bollicine metodo Charmat più famose in Italia e nel mondo, che si presentano con approccio semplice, fresco, brioso. Una bollicina da happy hour che sta spopolando in tutto il mondo ed ha affascinato anche la Cina con un buon rapporto qualità/prezzo. In realtà il Prosecco è un sistema composto da oltre mezzo miliardo di bottiglie, un territorio che tocca nove province a cavallo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, tre denominazioni e altrettanti Consorzi: il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg (che comprende le Rive e il Cartizze, il vertice qualitativo della produzione), il Consorzio del Prosecco Doc e il Consorzio Vini Asolo Montello.
Per il metodo Classico abbiamo solo l’imbarazzo della scelta tra Alta Langa, Franciacorta, Oltrepò Pavese con il Cruasé (nato dall’incontro fra cru e rosé), Trentino e Alto Adige, senza tralasciare le spumantizzazioni da vitigni autoctoni presenti in tutte le regioni che si rivelano delle autentiche sorprese. Differenti dosaggi - brut, extra brut, senza dosaggio - per soddisfare anche i palati più esigenti.
Gettonati per la tavola estiva i vini bianchi allegri, freschi e poco impegnativi, come la Falanghina del Sannio, ottima abbinata con piatti di mare, gradevole, con una piacevole morbidezza; il Vermentino cha sia di Sardegna o della Costa Tirrenica, dai sentori fruttati e vegetali; un aromatico Traminer con i suoi ampi profumi; un Lugana dalla tipica fragranza, ideale per i pesci di lago; o un Arneis, piacevole e sbarazzino.
Una “via di mezzo” tra i rossi e i bianchi sono i rosati. Con la loro anima monella e le diverse sfumature che variano dal buccia di cipolla al rosa corallo passando per il rosa pesca, consentono abbinamenti gastronomici variegati e sono graditi anche a chi in genere non apprezza particolarmente il vino. Rappresentano un mondo a parte e occorre chiarire una credenza purtroppo ancora diffusa: i vini rosati non sono prodotti miscelando vini bianchi e rossi, pratica assolutamente vietata dalla legge, con l’unica eccezione dei “vins clairs” per gli assemblaggi degli Champagne. Devono il loro colore a una breve macerazione sulle vinacce di uve a bacca nera con l’intento di produrre un vino dal colore rosa con pochi tannini e molti aromi. Ci sono aree in cui la consuetudine è più radicata come il Salento, in cui la storia vinicola racconta che il primo rosato d’Italia fu imbottigliato nel 1943 e il vino si chiamava e tuttora si chiama Five Roses (90% Negroamaro e 10% Malvasia nera) prodotto per rifornire le truppe alleate straniere. In Abruzzo con il vitigno Montepulciano si produce il Cerasuolo, una Doc delle province di Chieti, Pescara, Teramo e L’Aquila. Lunga tradizione anche sulle sponde del lago di Garda, dove troviamo il Chiaretto prodotto con il vitigno Groppello; sulla riva veneta invece il Bardolino Chiaretto con uve corvina, rondinella e molinara. Proseguendo verso nord si arriva in Alto Adige per gustare degli ottimi rosati con il vitigno Lagrein.
E infine i rossi, che devono essere poco tannici, di corpo medio-basso e possibilmente con una bassa gradazione alcolica, possibilmente vinificati in acciaio per esaltare il frutto e la parte floreale. Pensiamo ad un Lambrusco, sia esso Grasparossa, Salamino o di Sorbara, che esprime già nel colore tutta l’energia dell’estate; un Rossese di Dolceacqua; la Schiava dal colore rubino luminoso, che rischia di essere frainteso come un rosa chiaretto; un Gaglioppo; una godibile Bonarda dell’Oltrepò Pavese; un Grignolino fresco, leggero, profumato di more e prugne con un piacevole sentore di pepe nero; o ancora la Lacrima di Morro d’Alba, dal particolare aroma di rose. E se volete un vino dolce, da provare il Brachetto, profumato da fragranze muschiate e da frutta rossa e fiori di rose che si abbina alla perfezione a coppe di frutta e aperitivi sfiziosi, giocando con l’equilibrio dolce e salato, oppure direttamente in accompagnamento a crostate e dolci leggeri.
Ma per tutti, attenzione alle temperature di servizio!