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L’Italia del vino: l'eccellenza vinicola dell'Oltrepò Pavese

L'Oltrepò Pavese, rinomato per un metodo classico di particolare finezza e per la produzione di Pinot nero, Barbera, Bonarda, Moscato, Riesling e Croatina, già nel 1884 contava ben 225 vitigni autoctoni

di Eros Teboni
Miglior sommelier del mondo Wsa 2018
 
22 giugno 2023 | 14:00

L’Italia del vino: l'eccellenza vinicola dell'Oltrepò Pavese

L'Oltrepò Pavese, rinomato per un metodo classico di particolare finezza e per la produzione di Pinot nero, Barbera, Bonarda, Moscato, Riesling e Croatina, già nel 1884 contava ben 225 vitigni autoctoni

di Eros Teboni
Miglior sommelier del mondo Wsa 2018
22 giugno 2023 | 14:00
 

Alcuni storici concordano che l’invenzione del cavatappi risalga a metà del ‘400 e sia in qualche modo connessa alla produzione di armi. Sembrerebbe, infatti, che in quel periodo fosse in voga uno strumento a spirale molto simile, in uso per togliere i proiettili di piombo che ostruivano le bocche dei cannoni. Tanto che l'armeria britannica Messrs Holtzapffel di Charing Cross, che produceva anche cavatappi, ottenne nel 1680 il brevetto per fabbricare questo attrezzo in ferro a uso bellico. Un’invenzione che stimolò favorevolmente i fabbricanti di armi, che iniziarono a industriarsi anche nella costruzione dei primi cavatappi a vite, indispensabili a stappare i sugheri che chiudevano bottiglie di vino, alcool, medicinali, profumi. Non sappiamo se sia questa l’origine del cavatappi, oppure se nacque tutto dal punteruolo per botti, che si scorge in una pala d'altare dipinta intorno al 1450, dove una suora è intenta a spillare vino da una botte con questo attrezzo. Tuttavia sappiamo con certezza che il 1795 segna una svolta: in quell’anno il reverendo Samuel Henshall riesce a certificare il primo brevetto legato a un cavaturaccioli, dando il via alle prime produzioni in serie.

 

Una storia affascinante da ripercorrere in uno dei più rilevanti musei dedicati al cavatappi d’Italia, il primo aperto e allestito da un ente pubblico, inaugurato nel 2006 dal Comune di Montecalvo Versiggia, in alta Valle Versa (Pavia), a rimarcare la vocazione al vino e alla viticoltura dell’Oltrepò Pavese. “Vino buono, popolo ospitale e botti in legno molto grandi” affermerà il geografo e storico Strabone nel 40 a.C. durante una visita a questi territori, elogiati anche nell’opera “De Naturalis Vinorum Historuia De Vinis Italie” da Andrea Bacci (1596), a proposito dei quali anche il Bollettino del Comizio Agrario Vogherese del 1876 darà conto del ritrovamento nei pressi di Casteggio (Pv) di un tronco di vite fossilizzato. Ne scrivono lo studioso Ettore Cantù: “I Gallo-Liguri delle colline oltrepadane avevano bisogno di comunicare con la Lomellina per smerciarvi il loro abbondante vino”, il professor Giuseppe Acerbi nel volume “Viti Italiane” pubblicato nel 1825, accennando all’uva Pignola: “dal sapore dolce e amaro, capace di dare vini fini, splendidamente colorati e forniti di ricca spuma”.

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L'eccellenza vinicola dell'Oltrepò Pavese

Adriano Ravegnani nel suo “I vini dell’Oltrepò Pavese del 1974” scrive “tutto l’Oltrepò è un colle fertile: la collina appartiene infatti al periodo cenozoico…terre ricche di calcare ma con un buon tenore di anidride fosforica e di potassio e comuni sono i compost di calcare e scisti marnosi e argillosi. Un’area densa di cantine storiche che fin dal XIX secolo hanno saputo esprimere bollicine di rango, come l’azienda dei Conti Vistarino (1850) e la Montelio (1848)”. Situato al 45° Parallelo, l’Oltrepò Pavese sorge lungo un asse che accomuna le grandi zone vinicole mondiali. In particolare è considerata la latitudine ideale dei grandi vini del mondo. Rinomato per un metodo classico di particolare finezza e per la produzione di Pinot nero, Barbera, Bonarda, Moscato, Riesling e Croatina, nel 1884 contava ben 225 vitigni autoctoni, confermando una ricchezza ampelografica con pochi eguali in Italia, che ha stimolato alcuni produttori a lavorare su vitigni antichi, come l’Uva della Cascina e la Moradella. Il Consorzio e i produttori hanno introdotto politiche tese a favorire l’ecosostenibilità, riconoscendosi in un virtuoso decalogo ambientale, sociale ed economico.

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Pinot nero Brut Docg Oltrepò Pavese - La Genisia – Torrevilla

Varietà: Pinot nero 100%
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 15 euro
Abbinamento consigliato: risotto alla pescatora, branzino al cartoccio e triglie alla brace

Un rogito datato 12 maggio 1907 sancisce la nascita della cantina di Torrazza Coste (Pavia): sarà il primo passo di un cammino fatto di piccole tappe, dove il tempo scorre, moltiplica le esperienze e consolida una visione ampia che comporta lavoro duro, obiettivi comuni e soddisfazioni, come il centenario del brand, festeggiato tutti insieme e il premio ricevuto nel 2006 a Roma, in qualità di “Azienda longeva e di successo” attribuito dall’Unione Camere di Commercio Italiane per evidenziare “l’eccellenza, la qualità e il prestigio dei vini Torrevilla”.

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Pinot nero Brut Docg Oltrepò Pavese La Genisia di Torrevilla con Spaghetti all‘acqua di mare con astice in court bouillon di Michelangelo Sparapano

Una produzione attenta all’innovazione, che ci ha colpito per il Pinot Nero Brut La Genisia, ottenuto con pressatura soffice delle uve, pulizia e fermentazione del mosto a temperatura controllata, stoccaggio del vino in piccoli tini di acciaio, lieviti selezionati e maturazione dello spumante per almeno 24 mesi. Al naso grande intensità e piacevolezza, sentori floreali, albicocca matura, crosta di pane, miele di acacia. Al palato secco, morbido, persistente, con ritorni lievi di mandorla, frutta matura e mango candito.

Oltrepò Pavese Metodo Classico Brut Nature “Luogo D’agosto” - Alessio Brandolini

Varietà: Pinot nero 100%
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 21 euro
Abbinamento consigliato: insalata di mare, tartare di gamberi e paccheri all’astice

Alessio Brandolini entra in azienda dopo la laurea in Viticoltura ed Enologia a Milano nel 2006 e la laurea magistrale in Scienze viticole ed enologiche, con una tesi sui vini dell’Oltrepò Pavese, a cui si aggiungono esperienze nel Chianti accanto ad Attilio Scienza, in Piemonte e Oltrepò Pavese. Guida un brand dalle solide radici familiari, che nel 1873 sorge a San Damiano sul Colle, grazie all’intuizione di Carlo Brandolini e prosegue con il figlio Aristide e con Costante, papà di Alessio, che oggi guida la cantina.

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Oltrepò Pavese Metodo Classico Brut Nature “Luogo D’agosto” di Alessio Brandolini con Medaglione di spigola agli agrumi, avocado e insalatina di Luca Borrelli

Una realtà produttiva virtuosa, che aderisce alla Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti) e che bandisce i concimi di sintesi e applica il diradamento, l’inerbimento permanente e la criomacerazione. Di grande piacevolezza il brut nature “Luogo d’agosto”, prodotto solo in annate favorevoli. Al naso rivela finezza e complessità, sentori balsamici di cardamomo, menta piperita, agrumi, amaretto. Al palato è elegante, fresco, sapido, persistente, con buona acidità, equilibrio e delicate ed eteree note di fiori, zenzero e cedro candito.

 

Oltrepò Pavese Metodo Classico Dosage Zero “Farfalla” - Ballabio 

 Varietà: Pinot nero 100%
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 38 euro
Abbinamento consigliato: pesce spada gratinato, polpette merluzzo e zucchine in salsa yogurt

Filippo, Mattia, Alfio e Nicolò Nevelli guidano con determinazione questo brand storico, creato nel 1905 da Angelo Ballabio, imprenditore visionario che dedicherà tutto sé stesso all’affermazione del metodo classico, insieme al figlio Giovanni, diplomato alla scuola di Viticoltura ed Enologia di Alba, a cui si deve la fondazione del primo Consorzio vini Oltrepò Pavese. Un brut nature fortemente identitario, affinato in bottiglia per almeno 40 mesi.

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Oltrepò Pavese Metodo Classico Dosage Zero “Farfalla” di Ballabio con Halibut, pomodoro, basilico e capperi di Keoma Franceschi

Si origina nel “Vigneto Farfalla”, su suoli vocati ricchi di marne, calcari, galestri e gesso, che grazie alla porosità dei minerali abbondano d’acqua, in un fazzoletto vitato che conserva la forma stilizzata dell’elegante insetto, icona dei vini di pregio. Al naso grande equilibrio, un bel mix tra floreale e fruttato, sentori di pesca, albicocca, un po' di mela natura, arachidi tostate e crosta di pane. Al palato cremoso, sapido, agrumato, lungo, fresco, persistente, con un interessante potenziale d’invecchiamento.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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