Un’azienda vinicola di montagna con vigne al di sopra dei 700 metri che utilizza e valorizza due autoctoni Catarratto e Perricone. Vini dai grandi profumi e tanta piacevolezza. Castellucci Miano prende il nome da due contrade a Valledolmo (Pa) dove nel 1964 nacque una cooperativa che riuniva soci anche con minuscoli appezzamenti di vigneti in piena montagna tra quote 700 e 1050 m, quindi una viticoltura veramente eroica in un territorio arido e caldo dell’interno dell’isola. Erano e sono varietà tipicamente siciliane, essenzialmente Catarratto, bianco, e Perricone, rosso.
Nel 2004 l’azienda si trasforma in spa con alcuni dei soci e immediatamente cambia registro con l’arrivo di un enologo allora giovanissimo ma già con molta esperienza, Tonino Guzzo, oggi arcinoto ed affermato enologo di molte aziende, e di un bravo direttore commerciale Piero Buffa. Il presidente di allora Nino Piazza dà fiducia a Tonino che aveva appena lasciato una notissima azienda, ne sposa la filosofia: mantenere e valorizzare i vecchi alberelli ed insistere con i due vitigni che sono propri di questo territorio di montagna a cui aggiunge non tanto Nero d’Avola. È un territorio in cui quei terreni, quei climi, quelle altezze, quelle grandi escursioni termiche, sono capaci di dare vini unici e specialmente godibilissimi.
Alcune delle bottiglie top della cantina
Sostenibilità a tutto tondo
Al presidente Salvatore Barone e al consigliere delegato Piero Piazza la certificazione biologica sta stretta, perché si limita alla coltivazione e alla vinificazione, anche se tutta l’uva è certificata, aderiscono quindi alla Fondazione Sostain che fa della sostenibilità un credo totale con un decalogo che rispetta l’ambiente in tutti gli aspetti. Gli ettari sono 75, ricadono nella Doc Valledolmo Contea di Sclafani, e producono molto poco, non c’è irrigazione; la cantina è un semplice capannone industriale per cui l’enoturismo non è fattibile. Le etichette sono 4 di Catarratto di cui un frizzante ed uno spumante, 2 di Perricone, una di Nero d’Avola che hanno mantenuto perché molto richiesto in Francia.
Piero Buffa
Il Catarratto vini freschi, di buona acidità e ricchi di fruttato e floreale
Degustiamo due etichette di Catarratto, entrambe di bollicine: il Miano Brut ed il Sampieri Perlant 2021, entrambi Terre Siciliane Igp. Il Catarratto è il vitigno a bacca bianca più diffuso in Sicilia. È un vero autoctono isolano e l'illustre botanico Cupani già lo descriveva nel 1696, inoltre è compreso nei disciplinari di ben 10 Doc isolane. Viene utilizzato sia in blend che in purezza in quanto dà vini freschi, di buona acidità e ricchi di fruttato e floreale. Fino a poco tempo fa era considerato come un vino di massa, da vendere sfuso o ad intere navi che facevano rotta verso il nord. Oggi assieme agli altri autoctoni Grillo, Inzolia e Carricante, il Catarratto produce ottimi vini, sempre dall'eccellente rapporto qualità/prezzo, ed è destinato in futuro a produrre sempre più grandi bianchi, all'aumentare dell'esperienza, della ricerca e della sperimentazione. Da poco ad alcuni non è piaciuto questo nome, in quanto dicono che suona male specie nei paesi anglosassoni, come se Gewürztraminer fosse facile e Gaglioppo fosse meglio. Quindi può chiamarsi per disciplinare con lo stano nome antistorico di Lucido.
Il piccolissimo vigneto
Lo spumante
Il Miano Brut è stato il primo spumante metodo Charmat di Catarratto in Sicilia. Vigneti ad alberello e a spalliera di 30/40 anni, la vendemmia, nei primi di settembre, classica vinificazione in bianco con temperatura controllata e rifermentazione in autoclave per 60/90 giorni secondo l’annata, poi un mese almeno in bottiglia, il residuo zuccherino lo avvicina all’extra brut. Nel calice stretto, ma non molto, il colore è paglierino, al naso eleganti sentori di gelsomino, lavanda, agrumi, pesca, mela su leggero fondo di lievito fresco; al palato le bollicine sono finissime e costanti, la beva secca, minerale quasi sapida, riporta i profumi olfattivi, l’acidità è vivace ma affatto eccessiva, un’armonia che dà la carica. Bevuto alla cieca diresti che è un metodo classico e di quelli buoni. Sono 30mila bottiglie perfette da aperitivo e da tutto pasto, il prezzo in enoteca 18 euro, non poco, ma addirittura conveniente per quanto detto e per godere di una vera rarità.
Il Frizzante
Nel Sampieri Perlant il Catarratto è sempre raccolto nella prima metà di settembre per ottenere una buona acidità, la rifermentazione in autoclave dura un massimo di 40 giorni con una pressione di 2 atm, poi quasi un mese in bottiglia per riposarsi. Nel calice da vino bianco il colore è paglierino chiaro e le perle salgono finissime, da spumante fatto bene; al naso è austero, note secche minerali, leggermente erbaceo di piante mediterranee che accompagnano una mela verde; al palato la carbonatica è leggera e molto fine, è fragrante, ben secco, una bella mineralità che va a braccetto con una giusta acidità e poi un finale leggermente amarognolo che pulisce la bocca. Sembra un vino da grandi occasioni invece è sbarazzino, da utilizzare facilmente, spesso e volentieri.
Vino da aperitivo, giovanile, come dice il nome perlant “spumeggiante”, conviviale da aperitivo ed ottimo su una pizza con pomodoro. Anche qui i prezzi tengono conto delle difficoltà e delle particolarità per cui le 12mila bottiglie nel sito aziendale le comprate a 14 euro, chiaramente cadauna.
Castellucci Miano
via Sicilia 1 - Valledolmo (Pa)
Tel 0921 542385