Su il sipario: ecco Appius 2018, la nona cuvée del progetto d'eccellenza di Cantina San Michele Appiano, nata dalla selezione personale del winemaker Hans Terzer. A un passo dal decennale, il massimo capolavoro della cantina altoatesina ha svelato il meglio dell’annata 2018. Frutto del meticoloso lavoro di selezione, in fase di raccolta delle uve e di assemblaggio, Appius 2018 si presenta all'insegna di una aromaticità dovuta alla prevalenza dello Chardonnay (52%) a cui si aggiungono il Pinot grigio (20%), il Pinot bianco (15%) ed il Sauvignon blanc (13%). L'elevata acidità garantisce freschezza e capacità di durata con certezza per molti anni.
«È stata una bella annata, soprattutto per i vini bianchi, nonostante qualche problema con la grandine - ha spiegato Terzer - Come sempre lo Chardonnay fa la parte del leone». E già questo svela uno dei motivi per cui questo è un grande vino capace di fare ancora una volta da apripista a tutto il valore enologico dell'Alto Adige
Appius 2018 di Cantina San Michele Appiano
Appius 2018: acido, fresco e armonico
Dal colore luminoso, giallo-verdognolo con riflessi verde malachite, Appius 2018 al naso ha un impatto energico ed eloquente: si parte con la frutta esotica matura (banana, melone, mango), tipica dello Chardonnay, poi si colgono frutti a polpa bianca (pera Williams, pesca, mela renetta, ribes bianco, uva spina) che si rifanno a Pinot Bianco e Grigio. Una traccia di agrumi (fra pomelo e cedro) sul finale richiama miele di acacia e lavanda. Al palato l'acidità dona freschezza e bevibilità al vino Appius e la sapidità garantisce equilibrio in bocca. Un po' di erbaceo, clorofilla, richiama il Sauvignon.
«I vini nascono, ognuno per conto suo, in barrique o tonneau, e dopo l'affinamento di un anno facciamo l'assemblaggio definitivo e a seguire c'è l'affinamento di tre anni in acciaio, sempre sui lieviti - ha raccontato il winemaker di Cantina San Michele Appiano - Quest'anno l'imbottigliamento è arrivato un po' in ritardo, perché non ci sono state consegnate in tempo le bottiglie».
Hans Terzer
Il progetto Appius di Cantina San Michele
Appius, il cui nome è radice storica e romana del nome Appiano, è nato nove anni fa con l’annata 2010. Il progetto vuole realizzare anno dopo anno un vino capace di rispecchiare il millesimo e di esprimere la creatività e la sensibilità del suo autore, Hans Terzer.
«Sono partito con l'idea di fare assemblaggi molto diversi anno dopo anno - ha proseguito Terzer - Mi sono però reso conto che alla fine gli assemblaggi sono in linea. Lo Chardonnay rappresenta le mura della casa, gli altri vitigni sono il contorno, l'arredamento e i colori. L'idea resta sempre la stessa: creare uno specchio delle singole annate. Con annate calde, per esempio, c'è un Appius più strutturato, morbido e cremoso. Con annate fresche si ha un vino più elegante e minerale».
Le annate di Appius esposte durante la presentazione di Appius 2018
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Hans Terzer presenta Appius 2018 a Cantina San Michele Appiano
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Anche il design della bottiglia e la sua etichetta sono reinterpretati. Lo scopo è di concepire una “wine collection” capace di appassionare gli amanti del vino di tutto il mondo. L’etichetta della nona edizione di Appius rappresenta il millesimo 2018 con un’armonica danza senza tempo tra i vitigni a bacca bianca più preziosi della Cantina San Michele Appiano, che, unendosi nel calice, diventano oro da assaporare. L’immagine permette sempre una libera interpretazione, affinché ogni wine lovers possa averne un'intima ispirazione. Come per le altre annate, anche questa edizione di Appius è limitata.
L'anno prossimo il progetto Appius giungerà alla decima annata. Ci sono novità in vista? «Il decimo Appius ci sarà - ha concluso Terzer - Questo è il momento di aspettare e vedere la sua evoluzione. Sono convinto però farà bella figura».
La presentazione con i piatti di Zur Rose
Come è ormai tradizione, la presentazione di Appius è avvenuta nella barricaia della cantina con un accompagnamento assolutamente di primo livello con i piatti del ristorante stellato Zur Rose di Appiano. E ancora una volta la famiglia Hintner, lo chef Herbert con Margot in sala e il figlio Daniel con lui in cucina, hanno saputo stare alla pari con la qualità dei vini a cui dovevano abbinare piatti a un tempo simbolo di tradizione e di innovazione che non concede nulla alle mode del momento. E se Appius, con il Pinot bianco il Sauvignon hanno rappresentato al meglio l'arte di Terzer, non certo secondaria è stata la proposta di piatti che hanno accompagnato con un crescendo di piacevolezza l'atteso momento in cui Appius è stato letteralmente svelato e poi degustato insieme ad un luccio perca che per gusto, raffinatezza e preparazione poteva rivaleggiare con il più pregiato pesce di mare. E lo stesso dire del dessert a base di mela che ha riscosso un grande successo per la modalità (una sorta di purea in crosta) con cui è stato presentato il frutto oggi simbolo dell'Alto Adige: buono senza altri aggettivi inutili.
Daniele e Herbert Hintner del Zur Rose di Appiano (Bz)
Questo in ogni caso il menù davvero degno di questa presentazione:
Si è partiti con un pregevole Confit di baccalà, cappuccio stufato, melograno e aglio nero, abbinato ad un altrettanto grande Chardonnay Fallwind 2021. A seguire Verdura nostrana stufata e ripiena, con formaggio di malga (quando anche un piatto vegetariano può essere eccezionale) che si è spostato con uno dei vini che hanno fatto grande il mito di Hans Terzer, un Sauvignon The Wine Collection, anno 2019. Di grande interesse per la semplicità che sa restituire enorme piacevolezza è poi stato lo Schlutzkrapfen a modo mio (con erba cipollina e spinaci) abbinato al Pinot Bianco che ha fatto da apripista al Luccioperca, pesto al cavolo verde, perle di patate e salsa alle spezie che per riuscita e importanza bene si accompagnava al re della serata, Appius 2018. A chiudere Delizia di mela al forno con mirtilli rossi servito con una alro grande vino di casa San Michele, il Passito Comtess Sanct Valentin 2020 che ha aperto la strada a questa tipologia di vino in Alto Adige.