Canneto Pavese è da sempre considerata la culla del vino dell’Oltrepò Pavese. Un piccolo paese che si affaccia sulle città di Broni e Stradella e che ospita una cospicua attività vitivinicola a tal punto che in un fazzoletto di territorio risicato lavorano una trentina di aziende, alcune di queste hanno scritto pagine importanti per l’Oltrepò grazie alla loro storicità. Presso la Sala della Cultura e del Vino, che ospita anche un piccolo ma suggestivo museo dedicato al prodotto principe di questa terra, è andata in scena una partecipatissima masterclass di degustazione del Buttafuoco. Un blend identificativo del territorio che riassume la storicità vitivinicola di Canneto Pavese, uno dei pochi paesi a fregiarsi della denominazione. Qui il sottosuolo vede l’incontro tra formazione appenninica e le derive di origine alpina e la matrice minerale del suolo, i versanti ripidi delle colline e un’ottima esposizione al sole fanno da cornice ad una produzione di alta gamma dove spicca il Buttafuoco, sia in versione classica, sia in versione storica.
Le sette cantine produttrici di Buttafuoco in degustazione
In quest’area geografica già nel 1700 diversi documenti attestano come da sempre vi fosse la presenza di vini di grande corpo. Con l’intento di valorizzare questo rosso nelle sue varie versioni, un blend di Croatina, Barbera, Uva Rara e addirittura di Ughetta di Canneto, varietà autoctona che prende il nome dal paese, è stata organizzata una masterclass guidata da Fiorenzo Detti dell’Associazione Italiana Sommelier, già presidente di Ais Lombardia, che ha visto la presenza di ben sette cantine di riferimento del territorio. A promuovere l’evento di degustazione è stata la Pro Loco Canneto Pavese che ha raccolto una cinquantina di esperti ed appassionati winelovers.
Sette cantine in degustazione
In degustazione i Buttafuoco Storici Vigna Costera dell’azienda Francesco Maggi; il Vigna del Corno della cantina Giorgi; il Vigna Pregana dell’azienda Quaquarini Francesco, il Sacca del Prete dell’azienda Fiamberti Giulio, il Bricco in Versira della cantina Piovani Massimo; il Buttafuoco Bricco Riva Bianca dell’azienda Picchioni Andrea ed il Cavariola, il rosso riserva dell’azienda Bruno Verdi. Sette realtà aziendali di livello, punti di riferimento per il territorio oltrepadano che hanno fatto del Buttafuoco una produzione di alta gamma, conosciuta a livello nazionale.
Un momento della masterclass con Detti
«Il risultato della vinificazione del Buttafuoco in Oltrepò Pavese, in una determinata zona geografica, è un vino di grande corpo, eleganza e morbidezza, ma soprattutto è un prodotto di notevole personalità, in quanto esprime le caratteristiche organolettiche della vigna e quindi della zona di provenienza. Un vino “nobile” che perdura nel tempo continuando ad arricchirsi di piacevoli caratteri» ha detto in apertura di giornata il sommelier Ais, Fiorenzo Detti, grande conoscitore di questa terra e abile “docente” della masterclass grazie alla sua maestria nel raccontare i grandi vini italiani. Ogni produttore ha poi raccontato la sua attività nei dettagli mentre a Detti è spettato il compito della degustazione. Non solo vino: al termine della masterclass è stato presentato al pubblico un altro grande prodotto di Canneto Pavese: si tratta del “Bata Lavar”.
Il Bata Lavar a denominazione di origine comunale protetta
Il Bata Lavar è un grosso agnolotto tradizionale con delle caratteristiche precise da rispettare: deve pesare rigorosamente 35 grammi. Il proprio nome, in dialetto pavese, fa riferimento proprio alle sue grandi dimensioni. Impossibile da mettere in bocca per intero, così il raviolo “batte sulle labbra”. Di recente i Bata Lavar hanno ottenuto il marchio De.C.O, la denominazione di origine comunale protetta che ne attesta la paternità. Si possono assaggiare solo al Ristorante Bazzini di Canneto Pavese che, in quanto ristorante storico, ha l’autorizzazione a proporlo.
I produttori e il sindaco Panizzari al centro
A Canneto è nata anche la Confraternita dei “Bata Lavar” per tutelare la tradizione di questo prodotto tipico. «Il ripieno – ha spiegato Riccardo Fiamberti, presidente della confraternita - consiste principalmente in un trito di brasato, unito a formaggio grana e uova. Vengono serviti rigorosamente in brodo e, nei tempi passati, ai capifamiglia ne venivano serviti solitamente 4 e, alle donne e ai bambini, solo 2. Le vecchie massaie erano solite preparare questo piatto per Natale e Carnevale». Lo stesso presidente Fiamberti, insieme al sindaco di Canneto Pavese, Francesca Panizzari, hanno insignito Fiorenzo Detti del collare della confraternita diventando a tutti gli effetti estimatore di questa importante ricetta storica. Quello organizzato dalla Pro Loco di Canneto Pavese è stato un vero e proprio viaggio nel gusto di un territorio che è capace di esprimere grandi rossi e sapori unici, un Oltrepò Pavese che merita una visita ed un assaggio.